Decreto sostegni: le novità sul reddito di cittadinanza

Il reddito di cittadinanza resta protagonista fra i vari provvedimenti per contrastare la povertà causata dalla pandemia. Il governo Draghi ha varato, il 19 marzo, il Decreto Sostegni, nel quale è previsto un cospicuo rifinanziamento di questa misura di sostegno al reddito.

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Lo scorso 19 marzo è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il Decreto Sostegni. Fra le varie novità di cui ci stiamo ampiamente occupando, il Decreto conferma la presenza del reddito di cittadinanza, a dispetto di chi, nelle scorse settimane, aveva paventato una sua abolizione. 

Che la pandemia da coronavirus sta mettendo in ginocchio famiglie e imprese è sotto gli occhi di tutti e, a distanza di oltre un anno dalla sua comparsa, la situazione non sembra migliorare. Il comunicato stampa dell'Istat del 4 marzo, infatti, riporta dati allarmanti: 

La povertà assoluta torna a crescere e tocca il valore più elevato dal 2005. Le stime preliminari del 2020 indicano valori dell’incidenza di povertà assoluta in crescita sia in termini familiari (da 6,4% del 2019 al 7,7%, +335mila), con oltre 2 milioni di famiglie, sia in termini di individui (dal 7,7% al 9,4%, oltre 1 milione in più) che si attestano a 5,6 milioni.

Contrastare la povertà

Il governo, quindi, ha ritenuto di dover stanziare 32 miliardi per poter attivare misure di sostegno a lavoratori, imprese e famiglie che versano in difficoltà economiche e non si esclude che ad aprile vi sarà un ulteriore finanziamento, se dovessero arrivare gli aiuti del recovery Fund. Il reddito di cittadinanza si può cumulare con altre misure di sostegno al reddito, che nel Decreto sono state potenziate come ad esempio l’indennità di disoccupazione NASpI e la proroga del blocco del licenziamenti fino a giugno 2021. Lo scopo, chiaramente, è quello di contrastare le situazioni di povertà e ridare alle famiglie la capacità di spesa. Istituito dal  1 aprile 2019 (art. 1 del D.L. 28-01-2019 n. 4, convertito dalla L. 28-03-2019, n.26), il reddito di cittadinanza ha il preciso intento di creare 

una misura fondamentale di politica attiva del lavoro a garanzia del diritto al lavoro, di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all'esclusione sociale, nonché diretta a favorire il diritto all'informazione, all'istruzione, alla formazione e alla cultura attraverso politiche volte al sostegno economico e all'inserimento sociale dei soggetti a rischio di emarginazione nella società e nel mondo del lavoro. 

Cosa prevede il Decreto Sostegni 

Circa un miliardo di euro è lo stanziamento previsto dal Decreto Sostegni per rifinanziare il reddito di cittadinanza. La pandemia ha peggiorato le condizioni economiche di famiglie e imprese, come ben sappiamo. Alla luce di questa grave situazione, il governo Draghi ha stabilito, nell'art. 11 del Decreto, che, eccezionalmente per quest'anno, se uno o più componenti del nucleo familiare firmano contratti di lavoro a tempo determinato, è possibile conservare il reddito di cittadinanza, a patto che il reddito totale familiare sia pari o inferiore a 10 mila euro annui. Se i redditi percepiti da lavoro subordinato a tempo determinato dovessero comportare un aumento del valore del reddito del nucleo familiare che superi i 10 mila euro annui, il contributo del reddito di cittadinanza sarà sospeso per la durata del contratto di lavoro, al massimo per sei mesi. Quindi, in presenza di uno o più contratti di lavoro a tempo determinato, il reddito di cittadinanza non viene cancellato ma solo “congelato” fino alla fine del rapporto di lavoro e si potrà nuovamente “attivare” al termine del contratto di lavoro. 

Reddito di cittadinanza e lavoro 

Questa novità conferma la vera natura del reddito di cittadinanza, nato proprio con lo scopo di favorire il reinserimento lavorativo dei soggetti economicamente più deboli. 

Per ricevere il Reddito di cittadinanza è necessario rispettare alcune  condizionalità che riguardano l’immediata disponibilità al lavoro, l’adesione ad un percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale che può prevedere attività di servizio alla comunità, per la riqualificazione professionale o il completamento degli studi nonché altri impegni finalizzati all’inserimento nel mercato del lavoro e all’inclusione sociale. Al rispetto di queste condizioni sono tenuti i componenti del nucleo familiare maggiorenni, non occupati e che non frequentano un regolare corso di studi.  

Il reddito di cittadinanza, infatti, ha proprio il preciso obiettivo del reinserimento lavorativo e sociale da parte dei soggetti che lo percepiscono, tanto che i beneficiari devono sottoscrivere un Patto per il lavoro o un Patto per l’inclusione sociale. Pertanto 

Una volta avvenuta la convocazione, il beneficiario deve collaborare con l’operatore addetto alla redazione del bilancio delle competenze e rispettare gli impegni previsti nel Patto per il lavoro, tra i quali rientra quello di accettare almeno una di tre offerte di lavoro congrue (una in caso di rinnovo). 

Cosa altro è previsto nel reddito di cittadinanza

Il reddito di cittadinanza può prevedere anche integrazioni del reddito non monetarie, come ad esempio agevolazioni per l'istruzione, la tutela della salute e della casa, l'uso di mezzi di trasporto pubblico. Il reddito di cittadinanza è riconosciuto alle famiglie o ai soggetti che, al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata dell'erogazione del beneficio, sono in possesso di alcuni requisiti legati alla residenza, al reddito, al patrimonio, al possesso di beni durevoli e all'assenza di misure cautelari o di condanne pregresse. 

Tempi e modi per ottenere il reddito di cittadinanza

L’importo è legato alla sussistenza di altri eventuali trattamenti assistenziali e ad altri redditi eventualmente incassati dal nucleo familiare di chi fa domanda. Se il nucleo familiare non percepisce trattamenti assistenziali e altri redditi rilevati nell’ISEE, ha diritto al beneficio integrale, che viene versato su una carta elettronica, ossia la Carta Reddito di cittadinanza, emessa dal Poste Italiane. Il reddito di cittadinanza decorre dal mese successivo a quello della richiesta e il suo valore è pari a un dodicesimo del valore su base annua ed è riconosciuto per 18 mesi, ossia un anno e mezzo. Trascorso questo periodo, è previsto un mese di sospensione del reddito di cittadinanza prima di essere rinnovato, ovviamente  previa domanda dell’interessato. La domanda per percepire il reddito di cittadinanza si può presentare: 

  • attraverso il portale Inps;
  • negli uffici postali, dopo il quinto giorno di ogni mese;
  • nei centri di assistenza fiscale (CAF) abilitati.

Il reddito di cittadinanza può essere cumulato anche con altre forme di sostegno al reddito, come ad esempio la  NASpI o la DIS-COLL e altri strumenti di sostegno al reddito per la disoccupazione involontaria. 

Le critiche al reddito di cittadinanza

Già dalla sua introduzione il reddito di cittadinanza è stato oggetto di critiche anche molto forti da parte di chi vedeva in esso una potenziale bomba ad orologeria che avrebbe portato ad un aumento del lavoro nero e della disoccupazione in generale. In realtà il reddito di cittadinanza è sempre stato sotto stretto controllo da parte delle autorità, che non hanno tardato a stanare i furbetti che ne hanno approfittato (ricordiamo lo scandalo dei parlamentari che percepivano, indebitamente, il reddito di cittadinanza). Il reddito di cittadinanza si conferma, a distanza di due anni dalla sua introduzione, un valido provvedimento di politica attiva del lavoro e di lotta alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale

Oltre ai vantaggi appena citati, il reddito di cittadinanza si rivela uno strumento utile anche per i datori di lavoro che devono assumere personale, visto che per loro è previsto un esonero contributivo. Sul sito del Reddito di cittadinanza, infatti, si legge: 

Le disponibilità dei posti vacanti devono essere comunicate telematicamente attraverso il sistema informativo dell’ANPAL. Se l’assunzione avviene a tempo pieno e indeterminato compreso il contratto di apprendistato (anche grazie all’attività svolta da un soggetto accreditato ai servizi per il lavoro), il datore di lavoro beneficia di un esonero contributivo, nel limite dell’importo mensile del Reddito di cittadinanza percepito dal lavoratore e comunque non superiore a 780 euro mensili e non inferiore a cinque mensilità. La durata dell’esonero sarà pari alla differenza tra 18 mensilità e le mensilità già godute del Reddito di cittadinanza. Contestualmente all’assunzione il datore di lavoro può stipulare, qualora necessario, un patto di formazione, presso il CPI, con il quale garantisce al beneficiario un corso formativo o di riqualificazione professionale.