I regali che i mercati si aspettavano

Sappiamo che i mercati scontano il futuro. Ma da un po’ di tempo abbiamo scoperto che il futuro che i mercati si affannano ad immaginare non è quello dell’economia e degli utili aziendali, come i sacri testi dell’economia ci inducono a pensare.

Image

Sappiamo che i mercati scontano il futuro. Ma da un po’ di tempo abbiamo scoperto che il futuro che i mercati si affannano ad immaginare non è quello dell’economia e degli utili aziendali, come i sacri testi dell’economia ci inducono a pensare.

A loro interessa esclusivamente il futuro della quantità di moneta che verrà messa a disposizione dalle banche centrali e sarà gettata come benzina sul fuoco dei mercati, nella colossale opera di manipolazione dei prezzi e dei rendimenti che è in atto da un decennio e rischia di accompagnarci per un altro. Così, ogni volta che c’è il sentore che arrivi un nuovo carico di droga monetaria, i mercati diventano euforici, come un tossicodipendente a cui viene annunciato dal pusher l’arrivo di una partita di quella buona.

Abbiamo osservato nei giorni scorsi l’ansia rialzista che ha elettrizzato i listini europei, a partire dal 22 maggio. Una frenesia rialzista che ha consentito all’indice Eurostoxx50 delle blue chips dell’Eurozona di mettere a segno una performance di +14,5% in sole 8 sedute, cioè oltre il doppio di quel che è riuscito all’americano SP500, e di ridurre la distanza che lo separa dai massimi pre-covid, che ora distano circa il 18%. Sembra ancora tanto, e lo è, però va considerato che al momento è stata recuperata già ben più della metà della profonda scivolata effettuata dal 20 febbraio al 16 marzo. Per gli amanti di Fibonacci segnalo che l’indice europeo è arrivato proprio ora nell’area del 61,8% di ritracciamento del calo dovuto alla sorpresa Covid. Inoltre, se pensiamo che in 8 sedute l’indice è salito di oltre 14 punti, consideriamo il 18% ancora da fare non più come una montagna insormontabile, ma come una collina assai più facile da scavallare.

Ieri ho motivato la rabbiosa arrampicata degli indici europei, degna del grande Pantani, con il cambio di clima in Europa, dovuto al rinnovamento della leadership della signora Merkel, tornata, dopo qualche mese di appannamento, dovuto forse anche a motivi di salute, a guidare la politica europea con l’autorevolezza che tutti le riconoscono, ma con maggior coraggio e spirito europeista di una volta. Sembra che lo spavento pandemico abbia scosso le granitiche certezze rigoriste tedesche ed abbia indotto la Merkel a cambiare politica.

Il sì alla proposta Macron sul Recovery Fund ha gettato il cuore oltre l’ostacolo, dando la possibilità alla Commissione Ue di proporre il piano Next Generation EU per costruire e gestire il Recovery Fund potenziato fino a 750 miliardi di euro di aiuti a fondo perduto e prestiti a tasso agevolato ai paesi più in difficoltà per colpa del virus.

Ma ieri abbiamo avuto la dimostrazione che il mercato scontava anche altro, perché il balzo dei giorni scorsi è stato troppo importante per non destare sospetti che sotto la cenere ci fosse qualche altro tizzone pronto ad incendiare gli animi. Infatti la Germania ha varato un nuovo maxi piano di aiuti all’economia, del valore complessivo di 130 miliardi (il 4% del PIL tedesco), che comprende un maxi taglio all’IVA per 6 mesi ed una cinquantina di altri provvedimenti tra aiuti alle famiglie, alle imprese, specialmente a quelle piccole, e investimenti. Spicca il fatto che la somma è quasi completamente in deficit, mostrando così di aver rotto il tabù del pareggio di bilancio, che è stato finora la stella polare di tutti i governi tedeschi.

Ma la pioggia di soldi non finisce qui perché, al termine della riunione mensile del Consiglio Direttivo, la BCE formato Lagarde ieri ha ampliato il programma di Quantitative Easing chiamato PEPP, aggiungendo altri 600 miliardi di euro di bigliettoni freschi di stampa e portando la “potenza di fuoco”  del Bazooka di Lagarde a 1.350 miliardi di euro (è quasi l’intero PIL dell’Italia).

Non solo. Ha esteso la durata degli acquisti almeno fino a meta 2021 e, con una gigantesca pernacchia virtuale alla Corte Costituzionale tedesca, ha confermato che gli acquisti continueranno ad essere realizzati in modo “flessibile”, il che significa che verranno comprati soprattutto titoli emessi dagli stati con lo spread più alto. Ovviamente, per giustificare il regalo, la BCE ha dovuto evidenziare un andamento insoddisfacente di crescita, prezzi e cambio e le grosse incertezze sul futuro. Incertezze che però i mercati, da un po’ di tempo, non vedono più.

Insomma. Lagarde ha donato ai mercati un bel cestino regalo pieno di uova, sostenendo che la gallina europea è malata e non può farne. I mercati accettano il regalo e pensano invece che la gallina sia decisamente sulla via della guarigione.

Perciò il risultato è che gli indici salgono per opera della speculazione, alimentata dai bigliettoni freschi di stampa, e se ne fregano delle incertezze sul futuro, perché in questi mesi hanno capito che per ogni punto perso di PIL ne arrivano più di 2 tra debito degli stati ed allagamento monetario della BCE. Così la bolla speculativa cresce, cresce, cresce…

Contenti tutti, a quanto pare.

Se non fosse per gli oltre 400.000 morti che si sono contati finora nel mondo per il coronavirus, verrebbe quasi da affermare “Benedetto virus, che fai piovere soldi dal cielo!”.