Riapertura ristoranti, si comincia da quello dei deputati

Un primo, un secondo e un frutto. Niente camerieri, solo vassoi e un tavolo per ogni deputato, in modo da garantire le distanze di sicurezza. Così il ristorante di Montecitorio ha ripreso il servizio. Per loro la fase due è già iniziata. Noi invece, per la riapertura, dovremo aspettare il 18 maggio.

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Parlamentari come i medici. O come le forze dell’ordine. Il paragone arriva direttamente dall’esponente di Forza Italia Gregorio Fontana. Il motivo per cui ieri il ristorante di Montecitorio ha avviato la riapertura, peraltro dall'oggi al domani, è questo:

Il palazzo non può fermarsi nonostante l'ermegenza per la pandemia del coronavirus. Così come è giusto assicurare un pasto a chi ci lavora”.

A dire la verità ce ne sono tante altre, di categorie rimaste operative, come quella del trasporto pubblico per fare un esempio e non è che al deposito dei mezzi ci sia mai stato lo chef ad aspettare i conducenti con il piatto del giorno. Al massimo panini al sacco, schiscette con insalate o pasta fredda.

Deputati di nuovo al ristorante: pasta al forno, pollo e un frutto

Rimane il fatto che l’unico scelto per la riapertura tra le decine di migliaia di ristoranti in Italia, oggi, è quello della Camera dei deputati, impegnati tra Aula e Commissioni in piena emergenza coronavirus. Mercoledì c'è stata la riunione tra i capigruppo che ha portato alla decisione della ripresa delle attività ai fornelli.

“Non è un ristorante. E’ più corretto dire self service” spiegano dal Parlamento mentre si apprestano a consumare il primo pranzo dopo tanto tempo: pasta al forno, pollo e frutta.

Scelta non c'è. Le posate sono usa e getta. Zero camerieri. I politici ritirano il vassoio e si siedono al proprio tavolo, uno per ogni deputato per garantire le norme e le distanze di sicurezza, con turni da 40 persone alla volta. I giornalisti non sono ammessi. Per gli amici, a volte si fa qualche eccezione. Tutto il resto, fuori, rimarrà chiuso fino al 18 maggio.

Addio panini, via libera alla riapertura del ristorante dei deputati 

In realtà un servizio ristorante, o meglio ristorazione, all’interno del Parlamento, è sempre stato garantito. E questo spiega il motivo per cui gli onorevoli non si siano mai affidati alla consegna a domicilio, servizio che alcuni ristoranti hanno riattivato già da diverse settimane. Un paio di panini, bottiglia d’acqua e un frutto dentro un cestino del valore di 5 euro. Così i deputati hanno potuto sfamarsi, fino a mercoledì, in quello che è stato probabilmente il periodo più pesante di emergenza per coronavirus. Una sorta di colazione al sacco consumato fra il cortile di montecitorio e le poltrone e divanetti del transatlantico. Un piccolo strappo alla regola, necessario data l'emergenza. Portare e consumare il cibo all'interno infatti sarebbe vietatissimo.

Ristorante o mensa di guerra? Ai deputati dare il "buon esempio"

E così, per non continuare a infrangere "la legge", i nostri deputati hanno dato il via libera alla riapertura della cosiddetta "mensa di guerra”, così è stato ribattezzato il ristorante di Montecitorio per l'essenzialità del menu: come detto c’è un primo, c’è un secondo e un frutto. i pasti sono già predisposti su un vassoio rivestito di cellophane mentre sul pavimento sono segnate le posizioni di attesa da mantenere perché venga garantita la distanza.

E' come se toccasse proprio ai deputati insomma, dare il buon esempio e indicare la via per quello che aspetta anche al cittadino nella prossima fase due, fatta di attese, code, mascherine, guanti e distanziamento sociale di almeno un metro.

Salvo il fatto che il voto di ieri abbia sbloccato la riapertura del ristorante in un giorno. Tempistiche, in situazioni normali, assolutamente inimmaginabili.

"Riapertura ristorante una necessità, come per ospedali e caserme"

D’altronde il motivo è presto detto. Anzi, lo ha detto proprio il forzista Gregorio Fontana, che è anche questore anziano di Montecitorio:

“Si tratta di una mensa di necessità. Esattamente com’è avvenuto per ospedali e caserme, fra le strutture che in questo periodo di emergenza non hanno mai chiuso”.

D’altra parte, i nostri onorevoli non pretendono mica di essere chiamati eroi come i medici e gli infermieri che in questi due mesi sono stati messi a dura prova dal coronavirus. E' sufficiente la riapertura del ristorante. Pardon, il self service. Perché alla fine non ci sono mica i camerieri: solo vassoi fai da te.

Fase 2, per i cittadini i ristoranti riapriranno per ultimi

Per quanto riguarda i cittadini, come anticipato, i bar e i ristoranti saranno gli ultimi ad aprire nella lenta ripresa delle attività. Dal servizio a domicilio a quello di asporto, per il riavvio alla normale attività. In seguito, e solo potendo accogliere clienti nel rispetto del distanziamento minimo (per i tavoli almeno due metri), i locali potranno riaprire, con una revisione drastica, ovviamente al ribasso, della capienza dei locali.