Il warning di Apple è riuscito nell'impresa di far chiudere marginalmente negativa Wall Street (S&P 500 -0.29%, ma Nasdaq +0.02%). L'azione di Cupertino ha dimezzato le perdite in chiusura, cedendo l'1.8%, un movimento in gran parte recuperato oggi (+1.6% mentre scrivo). La price action illustra bene l'atteggiamento di analisti e mercato nei confronti di questo warning: un fattore temporaneo. Ad esempio, il riquadro sotto riporta un sunto del commento di JP Morgan: l'effetto è limitato al trimestre in corso, ed è marginale sull'anno. Verrà recuperato l'anno prossimo.
Il principale difetto di quest'analisi è che è statica, ovvero da per scontato che il quadro attuale sia quello definitivo, quando la stessa Apple ha dichiarato che la situazione è peggiore di quanto stimato appena 3 settimane fa.
Se non altro, trattandosi di beni di consumo, si può effettivamente ipotizzare che, una volta superato il problema, la domanda rimbalzerà e parte delle vendite perse durante questo trimestre verranno recuperate. Questo tipo di ipotesi, alla base della teoria del "V" shaped recovery, non può essere applicata ai servizi (ristorazione, catering, viaggi e turismo, spettacoli e manifestazioni sportive e quant'altro), per i quali il consumo non può raddoppiare.
E comunque, i segnali di una normalizzazione, se ci sono, sono incerti e a macchia di leopardo. I numeri dell'infezione continuano a venire in linea col recente passato, ma gli ottimisti notano che al di fuori del distretto incriminato di Hubei, i casi crescono in termini di unità, nemmeno di decine. Anche all'estero la situazione è stabile, anche se ad esempio in Corea sono spuntati 15 nuovi casi in un giorno solo. In Giappone le Autorità hanno invitato la popolazione a stare a casa se si presentano sintomi di raffreddore. Dal punto di vista del business il newsflow resta bruttino: queste un po' di headline alla rinfusa.