La risposta iraniana

La mossa di Trump li ha colti certamente di sorpresa.

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Dopo l’attacco del 3 gennaio da parte di Trump all’Iran, con l’uccisione del generale Soleimani, che ha aperto un conflitto questa volta non commerciale ma convenzionale, i mercati azionari globali hanno oscillato per alcune sedute senza spostarsi troppo dai valori record, realizzati nella prima euforica seduta del 2020, quando abbiamo assistito alla continuazione dei brindisi di festeggiamento per il magnifico 2019.

La mossa di Trump li ha colti certamente di sorpresa. A dimostrarlo è l’analisi della carrellata di previsioni dei guru, che i media specializzati ci hanno riversato durante le feste natalizie, in cui sono stati elencati i fattori favorevoli alla continuazione del rialzo dei mercati nel 2020 ed i possibili rischi. Ebbene, nessuno tra gli esperti dei mercati ha citato una guerra nel Golfo Persico tra i possibili rischi per i mercati quest’anno. 

Ma ancora una volta Trump ha stupito il mondo ed i mercati, andando a provocare l’Iran in modo plateale, scompigliando il puzzle geopolitico medio-orientale e gettando sul tavolo questo nuovo rompicapo da risolvere. 

La reazione a caldo dei mercati venerdì 3 e lunedì 6 gennaio è stata negativa, ma senza isterismi. Il petrolio è ovviamente decollato oltre i 63 dollari; l’oro, bene rifugio tornato in auge, ha superato i massimi del 2019, mentre i bond hanno visto tornare i compratori, riducendo un po’ i rendimenti. Ma gli indici azionari sono arretrati assai poco. Un po’ più preoccupati si sono mostrati quelli europei, che sono alle prese con un duplice focolaio di incendio nel cortile di casa, dato che oltre alla crisi USA-Iran il 2020 ha portato anche l’ingresso della Turchia nel conflitto libico, al fianco della fazione che controlla Tripoli, che ha Serraj come leader, contro la fazione del generale Haftar, che controlla Bengasi.