Mangiare al ristorante gratis. O quasi. In Uk offre lo Stato

Niente bonus, voucher, spid o iscrizioni su piattaforme varie. Né crediti d'imposta. In Gran Bretagna la burocrazia sta a zero. Perlomeno sul provvedimento voluto dal giovane ministro delle Finanze indiano Rishi Sunak per rilanciare il settore della ristorazione. In buona sostanza, gli inglesi che andranno al ristorante, mangeranno gratis. O quasi. Il conto lo pagherà a metà. L'altro 50% è a carico dello Stato.

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In Italia ci sono ristoranti che non vogliono riaprire. Con tutti i provvedimenti adottati contro l'emergenza coronavirus, tra sanificazione, eventuali plexiglass separatori e distanziamento sociale, riprendrere l'attività non ne vale la pena. Perché i costi sono gli stessi del pre-Covid, anzi, sono aumentati. Ma la possibilità di guadagno si sono drasticamente ridotti.

D'altra parte, c'è un paese che, al contrario, incentiva i propri cittadini a tornare a mangiare al ristorante. Come? Promettendo un forte sconto sul conto. Quasi come mangiare gratis. In sostanza: il cliente si siede ordina e consuma, poi paga qualcun altro. E quel qualcun altro è lo Stato.

Al ristorante gratis, o quasi. Offre lo Stato. Un'idea inglese

Succede in Gran Bretagna. Dove Rishi Sunak, giovane ministro delle Finanze britannico, quarant'anni, a Londra ha presentato il suo particolarissimo pacchetto di aiuti per sostenere l'economia del Regno Unito dove ancora l'utilizzo delle mascherine è obbligatorio e in ginocchio, un po' come tutte le economie del globo, chi più chi meno, a causa del contagio da coronavirus.

Un pacchetto complessivo da 350 miliardi di sterline, il Financial Times sottolinea come sia una cifra doppia rispetto alla crisi del 2008.

E tra le varie misure suggerite, anche quella della cena al pub, o al ristorante, pagata dallo Stato stesso, quasi gratis. 

Al ristorante gratis, o quasi. Perché nel Regno Unito sì e in Italia no?

Tutto vero. E il meccanismo per mangiare al ristorante gratis, o quasi, è anche piuttosto semplice. Il governo italiano, com'è risaputo, è al lavoro per garantire ai propri cittadini bonus vacanze, bonus bebè, bonus bicicletta, cassa integrazione straordinaria, tutti provvedimenti a cui si può accedere tramite iscrizione al sito dell'Inps, o magari con l'utilizzo dello Spid, della carta d'identità elettronica, oppure bisogna aspettare che la somma di denaro venga accreditata alle poste prima di ritirarlo. In questo caso invece, gli inglesi l'hanno pensata molto più facile.

Al ristorante gratis, o quasi: ecco come funziona

 

Come detto, l'obiettivo del governo guidato da Boris Johnson è quello di far ripartire l'industria dei ristoranti, una delle più colpite dalla quarantena. E una delle più in difficoltà nella ripresa della propria attività. Perché il distanziamento sociale obbliga i gestori a ridurre i coperti, tagliando in linea di massima fino al 50% della possibilità di guadagno. Inoltre, l'obbligo di sanificazione continua prevede ulteriori spese che vanno ad aggiungersi a quelle fisse, spese che in molti casi i ristoratori hanno dovuto continuare a sostenere anche a negozio chiuso (bollette, affitto). 

A quanto ammonta lo sconto al ristorante per mangiare gratis, o quasi?

In Gran Bretagna? In questo caso, la burocrazia sta a zero. Al ristorante si va e basta. Anzi, al ristorante si va, si mangia ed ecco che lo sconto scatta automaticamente. Uno sconto del 50% pagato dallo Stato. E una volta saldato, ci si alza e si va via. Tutto qui? Tutto qui. Tocca al gestore del ristorante infatti, chiedere il rimborso. E dovrà farlo entro cinque giorni. Un po' come quando si paga la multa subito per evitare di ricevere la sovrattassa.

Lo sconto massimo è di 10 sterline, questo il valore di sgravio previsto dal governo britannico su un conto di 20 sterline, numeri più "indicati" per un pasto al pub, o un fish and chips che per un ristorante stellato. Tuttavia, l'idea sembra sia stata ben accolta dal popolo britannico, che già ha dovuto subire i numerosi errori nella gestione sanitaria da parte del governo di Boris Johnson.

Cosa sta facendo la Gran Bretagna per rilanciare la propria economia? 

Proprio il premier inglese, che è stato a sua volta contagiato dal Covid, e costretto per diverse settimane a rimanere ricoverato in ospedale, ha lanciato, seppur tardivamente, una vera e propria raffica di aiuti vigorosi a imprese e cittadini, tra cui prestiti a costo zero, cassa integrazione coperta per l'80% dallo Stato, addirittura quasi 2 miliardi sono stati destinati al settore della cultura, uno dei più colpiti dalla crisi ma anche tra i meno sostenuti in assoluto nel Vecchio Continente. E infatti l'idea è stata ben accolta in Gran Bretagna. Un po' come quella dell'incentivo per tornare a mangiare nei ristoranti.

Tra le altre misure, da segnalare l'abbassamento dell'Iva dal 20% al 5% sempre rivolto al settore della ristorazione ma anche a quello alberghiero, il blocco della tassa del passaggio di proprietà degli immobili, e un bonus del valore di mille sterline per ogni lavoratore per le imprese che fanno tornare in ufficio i propri dipendenti, per alleggerire la cassa integrazione dello Stato destinata a proseguire fino a ottobre. Infine, altri 2 miliardi per la riconversione green delle abitazioni, in linea con gli ultimi standard ambientali.

Ristoranti e pub riaperti in Gran Bretagna: il cambiamento di Boris Johnson

Pub e ristoranti, in Inghilterra, hanno riaperto il 4 luglio, in quello che di fatto è stato un Super Saturday, giorno in cui solitamente gli esercizi commerciali sono più affollati, ma anche un Independence Day, in qualità di giorno in cui si è concluso il lockdown permettendo agli inglesi di uscire di casa e soprattutto di tornare alle proprie abitudini, in primis quelle di andare al pub.

Da parte di Boris Johnson è arrivato anche un invito alla prudenza, qualcosa che, all'inizio dell'emergena sanitaria, era considerata quasi fantascienza, viste le sue prime uscite su come aveva intenzione di gestire la situazione (vedi l'immunità di gregge). In una conferenza stampa, ha esortato gli inglesi a non rovinare tutto, alludendo agli sforzi collettivi fatti sinora nella lotta al coronavirus.