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"Innanzi tutto, sorprende l’importanza assunta dal voto di “protesta”, che lascia l’Italia - e di conseguenza l’Europa - in una posizione piuttosto difficile. Per inciso, la portata del “problema di comprensione” in Europa è immensa; con questo intendiamo quei paesi che in un momento difficile per la loro economia pensano di essere vittime di regole e comportamenti imposti loro dai membri economicamente più forti dell’Unione, e sono sempre più scettici riguardo agli effettivi benefici dell’essere parte dell’Unione Europea (UE). Un intelligente articolo firmato da Quentin Peel sul Financial Times, intitolato “Il Presidente tedesco chiede al Regno Unito di stare in EU” (22 febbraio 2013), commenta il discorso televisivo tenuto lo sorso venerdì dal Presidente della Germania Joachim Gauck. Contribuisce a fornire un certo contesto al fatto che gran parte dell’elettorato europeo stia mettendo in dubbio i benefici dell’Unione Europea.
Sta quindi ritornando il rischio di una frammentazione dell’area Euro? Ovviamente credo di no, ma allo stesso modo la Banca Centrale Europea può fare davvero poco se i governi europei falliscono nell’adempiere alla loro parte dell’accordo, la parte cioè delle “riforme”. La domanda vera è quanto tempo ci vorrà perché gli italiani comprenda che le misure di “austerità” e “riduzione del debito” non sono richieste soltanto all’Italia – tutte le maggiori economie sviluppate, inclusi Regno Unito e Stati Uniti, stanno facendo lo stesso. La seconda domanda fondamentale è come la crescita potrà ritornare in cima all’agenda politica dell’Europa, e come questa crescita potrà essere generata una volta che il debito verrà ridotto.