Settimana triangolare

Sembra che la settimana che si conclude oggi possa essere ricordata con l’immagine dello zig-zag, che è ben visibile sul grafico orario dell’indice americano SP500.

Image

Sembra che la settimana che si conclude oggi possa essere ricordata con l’immagine dello zig-zag, che è ben visibile sul grafico orario dell’indice americano SP500.

Il tonfo realizzato nella seduta di venerdì 19 giugno si è fermato nella prima ora di lunedì scorso per lasciare spazio ad un consistente rimbalzo durato fino alla fine di martedì. Poi ecco un nuovo tuffo mercoledì, esauritosi anche questo nella prima ora della seduta successiva. Spazio allora ad un nuovo  rimbalzo, che ha preso corpo nella seconda parte della giornata di ieri con accelerazione finale fino a quota 3.085 (+1,10%). Si è pertanto visto  un discreto recupero, di quasi il 50% del movimento ribassista realizzato dai massimi di martedì scorso fino ai minimi iniziali della seduta di ieri. L’indice USA è perciò tornato a testare dal basso l’area 3.076, che ieri aveva sfondato.

La seduta odierna ha perciò un compito abbastanza facile. Farci capire se il rimbalzo di ieri vada classificato come semplice pullback di conferma del segnale ribassista di mercoledì, oppure come negazione di quel segnale.

Ce lo dirà l’esito del test che dobbiamo ancora considerare in corso, dato che il mercato è ancora nella zona 3.076, che potrebbe respingerlo in basso. Se la seduta odierna di Wall Street dovesse partire col piede giusto, dovremmo prendere atto del rientro del mercato all’interno della vecchia area di congestione compresa tra 3.076 e 3.155, che ci ha intrattenuto dal 16 al 24 giugno, prima che avvenisse lo sfondamento ribassista di mercoledì, che ora viene messo in dubbio.

In questo caso dovremo tenere bene a mente una regola classica dei mercati, che la  mia esperienza pluriennale mi ha mostrato più volte: la negazione di un segnale diventa un segnale contrario. Pertanto la eventuale negazione odierna del segnale ribassista di mercoledì, proietterebbe molto probabilmente l’indice USA a verificare nuovamente il bordo superiore della congestione, cioè  3.155, con buone possibilità di fare un goal in contropiede e magari uscire al rialzo dopo aver fatto la finta di sfondare al ribasso.

Questo scenario non è da archiviare come impossibile, per due motivi. Il primo deriva dal fatto che ieri i venditori si sono mostrati incapaci di sfruttare l’inerzia ribassista acquisita mercoledì con lo sfondamento del supporto di 3.076 e di spingere il ribasso verso l’obiettivo di area 2.965, minimi del mese di giugno e della prima gamba ribassista della correzione. O, se preferite, ma ai fini operativi è lo stesso, sono stati i compratori a trovare ieri quel coraggio di opporsi alle vendite che è mancato mercoledì.

Il secondo deriva dal fatto che il movimento correttivo ha assunto una forma triangolare, con i lati costituiti dalla trendline discendente che unisce i massimi del 8, 10 e 23 giugno, mentre il lato ascendente è la trendline costituita di minimi del 15 giugno e di ieri. L’eventuale superamento del lato discendente, che oggi passa a 3.140 circa, proietterebbe un obiettivo rialzista di circa 270 punti, cioè oltre quota 3.400. Il che significa non solo il superamento dei massimi di giugno, ma addirittura dei massimi storici di 3.394.

La mappa grafica sembra abbastanza ben delineata e ci consente di liquidare relativamente in fretta le notizie di ieri. Dopo la sfilza di macigni arrivati mercoledì non è che ieri le preoccupazioni siano mancate. A partire dai contagi, che continuano a salire, specialmente in Texas, Florida e California, mentre Trump continua a dare la colpa del rialzo ai troppi tamponi effettuati. Il governatore del Texas è stato costretto ad interrompere l’alleggerimento del lockdown e, di questo passo, anche altri governatori saranno costretti a misure restrittive importanti.

Ma anche i rumor sulla ripresa di schermaglie di guerra commerciale hanno continuato ad imperversare. Dopo le minacce USA all’Europa, l’Europa valuta contromisure. Trump è innervosito dai pochi acquisti di aragoste del Maine da parte dei cinesi, mentre si sussurra che anche l’India abbia intenzione di mettere dazi contro prodotti cinesi.

I nuovi sussidi settimanali di disoccupazione non sono scesi rispetto alla settimana precedente e quelli continuativi restano vicini ai 20 milioni, segno che la ripresa, se c’è, sta rallentando e la disoccupazione fatica ad essere riassorbita.

Però ieri era giornata di rimbalzo e le cattive notizie sono state ignorate, o almeno, non hanno impedito ai compratori di riaffacciarsi a comprare e riportare l’indice americano nel limbo dell’incertezza.

L’Europa segue le indicazioni USA come un cagnolino, per cui non vale la pena entrare nei dettagli. Aspettiamo la prossima mossa, ingannando l’attesa con un po’ di ripasso di geometria.