Il sistema sanitario meridionale è pronto?

Quando abbiamo assistito a quell’esodo, con quelle immagini della stazione Centrale di Milano invasa da persone che se ne volevano andare dal capoluogo meneghino prima che fosse stata ufficializzata l’intera Lombardia come “zona rossa”, tutti abbiamo pensato che ciò poteva comportare un significativo aumento del problema corona virus anche nel Sud Italia.

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Quando abbiamo assistito a quell’esodo, con quelle immagini della stazione Centrale di Milano invasa da persone che se ne volevano andare dal capoluogo meneghino prima che fosse stata ufficializzata l’intera Lombardia come “zona rossa”, tutti abbiamo pensato che ciò poteva comportare un significativo aumento del problema corona virus anche nel Sud Italia.

Effettivamente fino a quel momento, ma potremmo dire anche tutt’ora, il problema corona virus è essenzialmente un problema del Nord Italia, diciamo fino alle Marche, ma sappiamo che potrebbe spostarsi anche al Sud.

Aspetti positivi

Ci sono però due aspetti positivi.

Il primo è che il Covid-19, come tutti i virus, non ami il caldo ed è auspicabile che nei prossimi giorni nelle nostre regioni meridionali, con l’arrivo della primavera, si possa alzare la temperatura.

Se mi permettete la battuta, sarebbe uno dei pochi casi per cui dovremmo benedire il riscaldamento globale tanto denigrato dalla Greta e dai sui seguaci.

Il secondo, e senza dubbio decisamente il più rilevante, è che le regioni meridionali non possono dire di essere state “colte di sorpresa”, ossia sono state imposte misure restrittive prima che il Covid-19 abbia potuto … diciamo … girare indisturbato.

E non dimentichiamo neppure che ora le regioni meridionali possono anche beneficiare dell’esperienza che il Servizio Sanitario delle regioni settentrionali hanno avuto in queste ultime drammatiche settimane.

Detto questo, però … certo c’è sempre un però, ci sono anche aspetti non proprio rassicuranti.

Sappiamo tutti infatti che gli ospedali nel nostro meridione non brillano per efficienza, in tempi normali, ossia non di crisi, sappiamo che c’è un esodo in massa di persone che dal sud si spostano al nord per farsi ricoverare nelle strutture sanitarie settentrionali, e non solo per operazioni diciamo … delicate, o comunque che richiedono una strumentazione di primordine, ma anche per interventi possiamo dire di routine.

Si teme così che nelle regioni meridionali non siano preparati o comunque non abbiano la strumentazione necessaria per sopperire ad una possibile emergenza.

E’ chiaro quindi che, nell’ipotesi peggiore, non si possono nemmeno escludere sommovimenti popolari, attenzione, non voglio assolutamente passare per catastrofista, anzi, personalmente sono anche ottimista, ma per correttezza devo anche riportare possibili, anche se auspicabilmente improbabili, scenari senza dubbio angoscianti.

E quindi è in questo contesto che non può che preoccupare la notizia che oggi capeggia su tutti i giornali.

Ossia i 249 operatori sanitari dell’Ospedale Cardarelli di Napoli, che ufficialmente risultano in malattia. Una situazione denunciata dal Direttore del Dipartimento delle Emergenze, Ciro Mauro e, come detto, ripresa poi da tutti i giornali.

Questa denuncia ha naturalmente generato accertamenti che, viene promesso, saranno molto rigorose al punto che, riportiamo fedelmente verrà analizzato ogni singolo caso di malattia ed ove emergessero comportamenti scorretti l’azienda ospedaliera provvederà a trasmettere l’esito delle indagini agli organi competenti e adottare prontamente i necessari provvedimenti disciplinari.

Siamo certi che sarà così, ciò a cui crediamo meno sono le esternazioni del Sindaco De Magistris, il quale viene sempre a conoscere dagli organi di informazione le disfunzioni che si verificano con una certa frequenza nella sua città, per poi esternare con enfasi, queste le sue parole:

questa è una guerra in cui molti soldati stanno combattendo in prima linea senza elmetto, senza giubba e anche senza armi. Questi sono i nostri eroi. Poi ci sono i vigliacchi, i traditori, quelli che scappano. Questi vanno colpiti. Chi adesso abbandona il campo di battaglia non va fatto il procedimento disciplinare ma va licenziato. 

Più populista di così!!!

Veramente la gente del meridione merita amministratori diversi, ed invece ad essere eletti sono sempre queste persone che sanno abbindolare con le parole, insomma di peronisti in salsa partenopea ne potremmo davvero fare a meno.

Anche perché sappiamo bene che dietro le loro dichiarazioni pubbliche c’è il nulla cosmico, il nulla assoluto.

Insomma auguriamoci che questo Covid-19 non faccia più disastri di quelli che ha già fatto, e sono molti, ma non illudiamoci che il peggio sia alle spalle.

Cambio argomento, anche se di poco, perché molti ascoltatori mi chiedono un parere su quanto era stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 31 gennaio scorso, ossia tre settimane prima che il famoso paziente numero 1, il trentottenne di Codogno sconvolgesse il mondo intero.

Il decreto

Ebbene riporto alcuni stralci di quanto riportato sulla Gazzetta Ufficiale il 31 gennaio scorso:

Il Consiglio dei Ministri:

  • Considerata l'attuale situazione di  diffusa  crisi  internazionale determinata dalla insorgenza di rischi  per  la  pubblica  e  privata incolumita' connessi  ad  agenti  virali  trasmissibili,  che  stanno interessando anche l'Italia;
  • Ritenuto, pertanto, necessario provvedere tempestivamente  a  porre in essere tutte le iniziative  di  carattere  straordinario  sia  sul territorio nazionale che internazionale, finalizzate  a  fronteggiare la grave situazione internazionale determinatasi;
  • Tenuto conto che detta situazione di emergenza, per  intensita'  ed estensione, non e' fronteggiabile con mezzi e poteri ordinari;

Delibera:

  1. In considerazione di quanto esposto in premessa, ai sensi e  per gli effetti dell'articolo 7, comma 1, lettera c), e dell'articolo 24, comma 1, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, bla bla bla e' dichiarato, per 6 mesi  dalla  data  del  presente  provvedimento,  lo  stato  di emergenza   in   conseguenza   del   rischio    sanitario    connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili. 

Per  l'attuazione  dei  primi  interventi,  nelle  more   della valutazione  dell'effettivo  impatto  dell'evento  in  rassegna,   si provvede nel limite di euro 5.000.000,00 a valere sul  Fondo  per  le emergenze nazionali di cui all'articolo  44,  comma  1,  del  decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1. 

Ebbene, cosa ne penso. Ritengo che poteva essere una delibera “obbligata” dato che l’Italia fa parte dell’OMS l’Organizzazione Mondiale della Sanità, e l’OMS per quanto stava accadendo in Cina da alcuni giorni aveva lanciato degli allarmi, penso che l’Italia fosse ripeto “obbligata” a recepire quegli allarmi attraverso quella delibera, ma che comunque il nostro Governo di fatto non ritenesse in quel momento un rischio effettivo l’espansione a pandemia del corona virus.

Dopotutto le drastiche misure prese dalla Cina che aveva non dico immediatamente, ma con una certa sollecitudine blindato la città di Wuhan e l’intera provincia di Hubei forse aveva illuso il nostro Governo a ritenere il rischio Covid-19 un’ipotesi quasi remota.

Lo testimonia il ridicolo stanziamento, “un massimo di 5 milioni di euro” milioni, ripeto, non miliardi.

Certo io continuo a sottolineare che a cambiare il mondo non è stata Wuhan, città di ben 11 milioni di abitanti, ma la piccola Codogno, città di 15.000 abitanti.

Le Borse di tutto il mondo, infatti, crollano contemporaneamente soltanto quando nell’ospedale della cittadina lombarda viene diagnosticato il primo caso di corona virus sul nostro territorio.

Questo aspetto, io continuo a ripetere, non dimenticatelo mai. Semmai un giorno verremo a sapere la verità sul Covid-19 questo aspetto risulterà determinante.