Smart workig si, smartworking no: tutti i perché!

Lo smart working é il trampolino di lancio verso il domani. Poter lavorare senza presenziare fisicamente in azienda é una libertà che aumenta la produttività economica. Ma la creatività che ci distingue, ne é totalmente favorita o viene da esso ostacolata?

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L'emergenza pandemica COVID-19 ha colpito l'Italia (e non solo) all'alba del 2020, scuotendo la routine e cambiando drasticamente le abitudini di milioni di persone. I giorni si sono fatti più lunghi, il più delle volte noiosi e uguali gli uni agli altri mentre il disagio provocato dalle restrizioni imposte dagli organi governativi e sanitari ha destabilizzato il modo di vivere e la propria quotidianità, sopratutto il modo di approcciarsi al proprio lavoro.

L'impatto di questo blocco generale si é ripercosso in particolar modo sull'economia e oltre metà della popolazione ha visto anni di duro lavoro smantellarsi poco a poco davanti ai propri occhi.

Al fine di marginare i contagi e quindi poter ripartire da zero e al meglio di sempre, milioni di aziende hanno dovuto subire un fermo (altresì chiamato lockdown) che nel maggiore dei casi si é rivelato più disastroso che utile, un vero sassolino nella scarpa.

L'economia italiana, che già da tempo vedeva un calo dell'occupazione e della produttività impressionante, é stata vittima del colpo di grazia più potente e dannoso di tutti portandosi quasi sull'orlo del precipizio.

Per scongiurare il tracollo totale é stata, dunque, adottata una contro-arma che a distanza di mesi si é rivelata un ottimo giubbotto di salvataggio per molte grandi aziende e un valido soccorso per tutti quei lavoratori dipendenti che vedevano il proprio posto di lavoro in pericolo. Parliamo dello smart working.

Cos'é lo smart working e come funziona:

 Il nome smartworking, di indubbia derivazione inglese, diventa il nuovo metodo lavorativo che offre molteplici vantaggi ma che elimina di conseguenza quella parte fisica legata alla presenza, l'unica parte che ci permette di avvalorarci e di accrescerci come persone.

Lo smart working é un metodo intelligente utilizzato per svolgere le normali mansioni lavorative in qualsiasi posto una persona si trovi e a qualunque ora più le convenga.

Si basa su due importanti idee di fondo: la libertà di agire attraverso avanzate tecnologie e la flessibilità organizzativa (in qualità di tempo e spazio) del proprio operato, davvero eccezzionale!

Lo smart working si associa anche ai concetti di autonomia, organizzazione, delega e gioca molto sulla creatività produttiva del singolo individuo sia nell'ambito lavorativo che gli compete che in quello didattico di cui fa parte ( nel caso di scuole e università prende il nome di didattica a distanza).

Le sue origini trovano luogo negli USA e successivamente si sviluppano anche in Italia negli anni 80, quando veniva chiamato più comunemente "telelavoro".

Venne introdotto nell'ordinamento italiano con la legge 16 giugno 1998 n°1911:

"Le Amministrazioni Pubbliche possono avvalersi di forma di lavoro a distanza. I dipendenti sono autorizzati a effettuare, a parità di salario, la prestazione lavorativa in luogo diverso dalla sede di lavoro, previa determinazione delle modalità per la verifica dell'adempimento della prestazione lavorativa"

Da quel giorno in poi sono stati fatti enormi passi avanti e in quest'anno difficile é diventato un contetto metodologico di uso comune poiché milioni di persone nel mondo hanno accantonato l'idea della postazione fissa per divenire parte di un universo dinamico in cui la comodità, sicurezza e l'incremento della produttività delle stesse valgono di più e fruttano alle aziende almeno il doppio.

C'é chi però la pensa diversamente e il dibattito su come lo smart working favorisca od ostacoli la creatività mette a confronto punti di vista constrastati fra loro.

Cosa dicono gli esperti a favore dello smart working:

In un articolo di Marco Valsecchi l'introduzione e lo stimolo al confronto é molto chiaro poiché pone l'accento sulle funzioni del metodo virtuale:

" ... la creatività é facilitata dalla presenza di un ambiente di lavoro che promuove e supporta la libertà individuale, l'autonomia e l'attitudine all'assumersi dei rischi. Guardando alla situazion attuale, tutti elementi che lo smart working dovrebbe accentuare. D'altra parte [...] stiamo parlando di  processo che é anche sociale e in quanto tale trae giovamento dalla facilità di comunicazione tipica degli open space. Un modello che in tempi di pandemia sembra però un ricordo lontano"

Ad avvalorarne il contenuto spicca fra tutte la risposta di Alberto Mascia (Senior Business Lawyer):

" Il solo luogo/contesto non é la panacea di ogni male che ostacola la creatività poiché serve curiosità nell'approccio alle cose, diversità di stimoli, capacità di ascoltare, apertura, voglia di ampliare la propria visuale a 360°, networking, lettura. Ognuno pesca e sceglio ciò che aumenta e agevola la propria creatività ben consapevole del fatto che é la somma di tanti piccoli elementi a fare la differenza. La creatività é l'espressione concreta della fantasia libera e astratta e lòa si può attivare ovunque".

Lo smart working, quindi, aiuta nel momento in cui il lavoratore riesce a trovare quelle abitudini che poi favoriscono il processo creativo e ormai viene considerato come un  tassello parte di una nuova visione di concepire il modo di lavorare, più coerente con le esigenze private e le caratteristiche di ognuno di noi.

Di conseguenza migliora la vita personale e famigliare del singolo. Psicologi e neuroscienziati hanno dimostrato che:

"muoversi attraverso luoghi diversi, viaggiare, interagire con nuove persone e nuove culture é un passo abilitante la nostra creatività, sviluppare nuove ideee e il pensiero critico che sono alla base del problem solving. La creatività é connessa con la neuroplasticità, ovvero con la capacità del nostro cervello di modificarsi e i percorsi neurali sono influenzati dall'ambiente e dalle abitudini, il che significa che sono anche sensibili al cambiamento".

La creatività migliora solo attraverso il coinvolgimento e l'adattamento continuo a nuove esperienze e lo smart working a conti fatti é proprio questo.

Lavorativamente parlando aumenta le prestazioni dei dipendenti e le aziende ne beneficiano in pubblicità perché un lavoratore soddisfatto e felice é un lavoratore che parla bene della sua azienda.

Cosa dicono gli esperti contro lo smart working:

Dall'altra "sponda del fiume" però, sorgono importanti argomenti che mirano a spostare l'attenzione anche sui punti negativi della faccenda. C'é chi afferma che con lo smart working non si diventi affatto creativi.

La bellezza del lavoro sta proprio nella possibilità di confrontarsi con i propri colleghi, é il lavoro di gruppo, la comunicazione, lo scambio di idee, ricevere una pacca d'incoraggiamento sulla spalla e il sostegno reciproco. Tutte cose che un computer collegato ad una videocamera non può dare.

Il confronto fisico diventa dunque imprescindibile ed evita l'isolamento. Il lavoro agile può essere pericoloso se non ben utilizzato, compreso e regolato.

Con lo smart working ci si potrebbe isolare molto di più, avere limitazioni negli stimoli con le conseguenze che la predisposizione al confronto possa venire meno.

Nel peggiore dei casi più succedere che la qualità del proprio operato si abbassi e per questo motivo in genere, chi adopera questo metodo virtuale come stile si preoccupa di svolgere attività di team building o assume persone addette al controllo, che senza pressione eccessiva verificano il lavoro svolto dall'esterno.

Un valido compromesso potrebbe essere fornito dalla formula: momenti di condivisione "forzata" di idee VS momenti in cui la condivisione é "limitata" che é uguale a maggiore spazio per sviluppare idee individualmente, ma questo é ancora tutto da vedere.

In Italia gli smart worker sono perloppiù freelancer abituati ad organizzare il propri otempo e le proprie risorse sia in base alle loro preferenze sia in base alle scadenze date dalla propria azienda e chel ogni anno, contribuiscono a dare una dimensione precisa ala lavoro da casa.

Dove c'é smart working, là é casa:

Lo smart working ha una dimora propria. Strano a dirsi visto che si tratta di qualcosa di puramente astratto e virtuale ma é davvero così.

Nel 2012 nasce l'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano ( che già nel 2018 contava 305.000 smart worker di cui 25.000 dipendenti delle aziende che si occupano di pubblicità, risorse umane, content editing e comunicazione) che ne illustra la diffusione e le tecnologie che lo abilitano con i dati di ricerca raccolti e da dicembre 2020 attiva questa nuova forma di filosofia manageriale per:

"qualisasi lavoratore subordinato anche in assenza di accordo individuale dipendente-azienda"

Smart working e come sapersi muovere:

La procedura di comunicazione di tale accordo é stata semplificata di molto per consentire l'accesso a tutti.

Con essa é possibile comunicare al Ministero del Lavoro i dati dell'azienda del caso e allegare un prospetto Excel con l'elenco dei dipendenti in lavoro da casa con tanto di dettagli personali quali dati relativi al datore di lavoro, al lavoratore, al rapporto di lavoro e la data di sottoscrizione dell'accordo e la durata dello stesso.

Informazioni per il lavoratore dipendente:

Lo smart working non ha limiti di orario sebbene debba comunque svolgersi nel rispetto dellle norme orarie di lavoro massimo giornaliero imposte dalla legge e dal CCNL applicato.

I tempi di riposo del lavoratore dipendente e la completa disconnessione dalle apparecchiature di lavoro sono stabiliti nell'accordo di smart working e i periodi di lavoro vengono considerati come ore lavorative ordinarie.

Una cosa molto importante é che al dipendente spetta una retribuzione non inferiore a quella a cui avrebbe avuto diritto per il alvoro svolto in sede. Sono previsti comunque dei premi produttività oltre che i premi di risultato.

Informazioni per i datori di lavoro:

Gli obblighi del datore di lavoro sono sempre gli stessi come da presenza, in più ha l'obbligo di garantire la sicurezza e la salute dei dipendenti in lavoro agile ed essere responsabile del corretto funzionamento degli strumenti tecnologici assegnati loro ed é tenuto ad informarli sui rischi connessi.

Il documento che attesta la lettura di questi deve assolutamente essere firmato da tutte le parti e quindi restituito all'azienda.

I periodi di lavoro in smart working sono coperti da assicurazione INAIL: il dipendente ammalato é soggetto agli stessi obblighi previsti per gli eventi morbosi che si verificano durante il periodo di lavoro in azienda.

In conclusione:

Lo smart working in conclusione, è una modalità  di lavoro futuristica, garantita, veloce, sicura e a norma di legge.

Per molti di noi stimola la creatività, per altrettanti ne limita lo sviluppo se non a contatto con le altre persone. Adattarsi a questo stile lavorativo é un piccolo sacrificio che, per il bene di tutti e secondo il buonsenso civile, si deve e si può fare.