Permane la fase di indecisione sui mercati USA. Il super ISM Non manufacturing non è riuscito a ispirare Wall Street, che ha chiuso con una marginale perdita. Per dare un idea del contesto, da metà Febbraio l'S&P 500 si è mosso in un range di nemmeno il 2% (tra 2765 e 2814 punti) e ieri ha chiuso praticamente a metà di quest' intervallo. Della fase di quiete hanno approfittato i mercati europei, con l'Eurostoxx che, nel medesimo lasso di tempo, ha messo su oltre 3 punti percentuali, arrivando a segnare i massimi dalla prima metà di ottobre. Anche qui, il recupero si è fatto significativo, come testimonia l'RSI approdato in zona di ipercomprato.
Stamattina, in Asia, il mood è stato ancora dominato dall'euforia sui mercati cinesi, in significativo progresso. Questo nonostante ieri il Ministro del Commercio cinese Zhong Shan e il Segretario di Stato US Pompeo abbiano entrambi adottato toni più cauti sul fronte accordo USA-Cina. In particolare il secondo ha dichiarato ieri sera che Trump è pronto ad abbandonare le trattative, in assenza di un accordo "perfetto". Ma in Cina continua a tenere banco il National People Congress con le sue promesse di stimolo fiscale e monetario. E poi, è ancora fresca la notizia dell'incremento di peso delle "A" shares nell'indice MSCI, e i flussi in ingresso stanno a testimoniarlo.
Atteggiamento assai più compassato dagli altri indici dell'area, tra cui Tokyo e Seul negativi. Quest'ultima, in particolare, ha mostrato di recente una certa controtendenza (è una delle poche piazze negative a 1 mese) che merita qualche considerazione, vista la forte vocazione export dell'economia Sudcoreana. In effetti, la bilancia commerciale di febbraio, pubblicata venerdi scorso, ha mostrato ancora marcati cali di export e import (rispettivamente -11.1% e -12.6% anno su anno). Non proprio un segnale di forza del global trade. Ma un analisi più approfondita rivela che febbraio ha avuto 5 giorni lavorativi meno di gennaio e 1 in meno rispetto all'anno scorso. Inoltre, le esportazioni verso la Cina sono rimbalzate del 2.6% mese su mese, sia pure da un livello assai basso (anno su anno siamo a -17.6%). Un quadro poco esaltante, quindi, ma che continiua a mostrare indizi di una ripresa della domanda cinese. Per il resto, sul Kospi, come sappiamo, ha un po' pesato il flop del summit Trump - Kim.