Stati Uniti: recessione e crollo dei mercati in vista?

Da tempo si parla di una possibile recessione dell’economia statunitense, che provocherebbe di conseguenza un crollo a Wall Street.

Da tempo si parla di una possibile recessione dell’economia statunitense, che provocherebbe di conseguenza un crollo a Wall Street. Al momento, tuttavia, non è accaduto nulla di ciò.

Ma partiamo andando a vedere cosa è accaduto sui principali indici di Borsa statunitensi dalla crisi del 2008 ad oggi con un focus in particolare sugli ultimi quaranta mesi, ossia dal 2020 ad oggi.

Ricordiamo che da marzo 2009, quando termina sui mercati la crisi del 2007/2008 le borse iniziano un interminabile periodi rialzista, di fatto le Borse salgono praticamente ininterrottamente per oltre 10 anni, cose mai viste.

Il motivo di tale interminabile ascesa ovviamente era il periodo di tassi a zero (anche quella fu una cosa mai vista nella storia).

Si arriva così al 2020, a febbraio i mercati crollano, è una discesa spaventosa come entità, ma anche molto breve, il crollo infatti dura un solo mese, dal 20 di febbraio al 20 di marzo, poi i mercati azionari si risollevano ed in otto mesi recuperano tutte le perdite.

Finisce così tutto sommato in positivo anche l’anno 2020.

Il 2021 è un altro anno straordinario per Wall Street, un anno di ininterrotti rialzi, i tre principali indici di Borsa americani polverizzano i loro record storici, il Dow Jones arriva a toccare i 36.000 punti, lo S&P500 arriva a 4.800 punti ed il Nasdaq supera i 16.000 punti.

Insomma chi di voi conosce un po’ il mercato azionario statunitense sa che questi sono livelli iperbolici.

E siamo al 2022, la Federal Reserve, ossia la Banca Centrale americana non può più tenere i tassi a zero ed a marzo comincia ad aumentarli. Il mercato aveva già capito in anticipo che la Fed non avrebbe potuto mantenere ancora i tassi a zero, oltretutto si comincia anche a parlare di inflazione, quindi già dai primi giorni dell’anno i principali indici di Borsa americani cominciano a scendere.

Anche la velocità con la quale la Banca Centrale americana rialza i tassi non ha eguali, l’inflazione a due cifre spaventa e non si va troppo per il sottile, le Borse azionarie americane quindi scendono per tutti i primi tre trimestri del 2022.

Poi, nell’ultimo trimestre, si risollevano, ma il bilancio complessivo del 2022 rimarrà comunque negativo.

Ed eccoci ai primi quattro mesi di quest’anno, nei quali si consolida quel rialzo che si era già manifestato nell’ultimo trimestre dell’anno precedente, certo i massimi raggiunti alla fine del 2021 sono ancora lontani, tuttavia sembra che il peggio, visto nei primi tre trimestri del 2022, sia alle spalle.

Eppure, come dicevo all’inizio del video, non si è mai smesso di lanciare allarmi nei riguardi dell’economia statunitense, ripeto, per il momento, allarmi inascoltati dai mercati finanziari, quindi occorre capire se questi allarmi non sono giustificati e sono frutto soltanto di un eccessivo pessimismo, oppure se, solo temporaneamente, sono rimasti imprudentemente inascoltati.

Uno dei segnali di allarme che spesso viene citato è la cosiddetta inversione della curva, ne ho già parlato in altri video, ma anche a beneficio di chi non li avesse visti, mi ripeto.

Semplicemente si tratta di questo.

La logica impone che i tassi di interesse per operazioni a lungo termine siano superiori a quelli applicati ad operazione di più breve periodo.

E’ ovvio no? Se faccio un’operazione finanziaria a lungo termine il mio rischio aumenta perché, maggiore è la durata, e maggiore è la possibilità che possano accadere cose imprevedibili e negative, quindi i risparmiatori vorranno avere interessi superiori più lunga è la durata dell’investimento. Mi sembra chiaro ed evidente.

Tuttavia, in alcuni periodi, e da tempo siamo proprio in questa situazione, avviene il contrario, ossia i tassi a breve termine sono più alti rispetto a quelli a lungo termine, in gergo si dice che la curva è invertita.

Ebbene questa cosa illogica come può essere spiegata?

Ovviamente in un solo modo, ossia che nel breve termine ci si attende una tempesta, mentre nel lungo termine le cose si appianeranno.

Quindi la tempesta che nel breve termine ci si attende è una recessione economica.

Ok al momento non si è vista nessuna tempesta ed i mercati finanziari, che normalmente anticipano gli eventi economici, non stanno ritenendo questo un evento premonitore di sventure.

Ebbene probabilmente molti di voi erano a conoscenza di quanto ho detto finora, anche perché, come detto, ne avevo accennato in altri video, ma ora arriviamo ad un altro aspetto del quale non vi avevo mai parlato e che potrebbe essere molto importante.

Non mi stancherò mai di ripetere che la crisi del 2007/2008 sia stata una crisi epocale che ha di fatto scaturito eventi che non si erano mai verificati in passato, come ad esempio il lungo periodo di tempo, più di un decennio di tassi a zero, ma anche negli ultimi quaranta mesi, ossia dall’inizio del 2020 ad oggi sono accadute cose mai viste in passato.

Mi riferisco all’offerta di moneta.

Nel 2020 con l’avvento della pandemia tutte le maggiori Banche Centrali hanno inondato il mondo di liquidità, tuttavia abbiamo avuto anche i lockdown, quindi dov’è andata a finire tutta quella liquidità?

Abbiamo visto che dal 20 marzo del 2020 i mercati borsistici hanno avuto un boom che è durato per tutti i restanti nove mesi dell’anno ed per l’intero anno successivo, il 2021, questo spiega i livelli stratosferici raggiunti dalle Borse e dei quali vi ho parlato in precedenza.

Ma una parte di tutta quella liquidità, ovviamente, è anche rimasta sui conti correnti visto che non la potevamo spendere.

Ebbene in economia l’offerta di moneta viene suddivisa in base all’accessibilità con la quale può essere utilizzata.

Ed allora senza entrare nei dettagli, viene indicato con M1 praticamente il contante che, chiaramente, può essere immediatamente utilizzato cioè speso prontamente.

Con M2 si intende, oltre al contante, anche conti di risparmio, fondi monetari, certificati di deposito, insomma tutto ciò che può essere facilmente trasformato in breve tempo e senza rischi in denaro.

Ebbene se noi andiamo a vedere cosa è accaduto all’aggregato M2 dal 2020 ad oggi, scopriamo che ci troviamo di fronte ad un qualcosa di mai visto nella storia.

Nei due anni che vanno dal 2020 alla fine del 2021 la crescita dell’offerta di moneta M2 si è impennato a livelli, ripeto mai visti nella storia oltre il 25%, mentre dall’inizio del 2022 è precipitata ed ora è addirittura scesa sotto zero.

Sapete quand’è stata l’ultima volta che l’aggregato M2 era sceso sotto lo zero? Ritengo che abbiate indovinato, nel ’29.

Insomma non c’è da stare allegri.

Ebbene l’aggregato M2, ripeto, dopo essere salito a livelli mai visti nel 2020 e nel 2021, è inizialmente crollato in concomitanza con le riaperture, ma negli ultimi mesi è letteralmente precipitato poiché abbiamo assistito anche ad importanti prelievi sui conti correnti a seguito delle crisi bancarie che hanno caratterizzato quest’ultimo periodo.

Come ci ha riferito JP le Banche americane stanno inviando milioni di mail ai loro correntisti cercando in tutti i modi di rassicurarli sostenendo che comunque non ci sono rischi per quanto riguarda i loro depositi.

Non sempre però, almeno così pare, raggiungono l’effetto sperato e se continuassero a diminuire i depositi bancari la situazione potrebbe anche deteriorarsi ulteriormente.

Fino a che punto?

Questo è un bel punto … di domanda.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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