Tfs dipendenti pubblici: un prestito travestito da anticipo

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale l'accordo tra ABI e governo sul cosiddetto anticipo della liquidazione per gli ex dipendenti pubblici. In realtà si tratta di un prestito che prevede il pagamento di interessi e una procedura tutt'altro che semplice per vederselo accreditare sul conto corrente.

Image

È stato pubblicato anche sulla Gazzetta Ufficiale l’accordo firmato tra ABI (Associazione Bancari Italiani) e i rappresentanti del governo sul cosiddetto anticipo del TFS per i dipendenti pubblici che ne facciano richiesta. Il documento era stato firmato già all’inizio di agosto, da un lato dai bancari e dall’altro dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e dal Ministro della Pubblica Amministrazione. Hanno dato il proprio parere sull’accordo il Garante per la protezione dei dati personali e l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Il testo condiviso dovrebbe rendere effettive le disposizioni di una lunga serie di decreti e modifiche di legge che da oltre un anno tentano di riequilibrare la questione TFS tra pubblico e privato indubbiamente del tutto sbilanciata a sfavore dei primi.

Come e quando viene erogato adesso il TFS

Per TFS o trattamento di fine servizio si intende la somma che ogni anno viene accantonato dal datore di lavoro detraendola dallo stipendio mensile del lavoratore e mettendola su un conto di un ente, di solito l’INPS, e degli interessi che frutta durante tutta la vita lavorativa. Questa cifra costituisce quella che comunemente si conosce come liquidazione o buonuscita: una sorta di premio, o dote che viene consegnata al lavoratore al momento delle sue dimissioni, o del pensionamento. È evidente che più sono gli anni di durata del rapporto di lavoro, maggiore è la cifra che il lavoratore si attende di ricevere, arrivando a somme anche piuttosto consistenti.

Mentre per i privati la somma viene liquidata in tempi relativamente rapidi, così non è mai stato per gli ex dipendenti pubblici. La situazione si è aggravata nel 2012 a seguito della riforma Fornero che ha ulteriormente allungato i tempi per la chiusura dei conti. Le attese si sono allungate di dodici mesi per chi lasciava il lavoro per aver raggiunto i requisiti per la pensione, di due anni per chi lasciava il lavoro per dimissioni volontarie e anche più a lungo per chi avesse deciso di approfittare del prepensionamento.

Da quando sarà erogato l’anticipo del TFS

Chi è già andato in pensione o lo farà nei prossimi mesi dovrà avere ancora un po’ di pazienza. Nonostante la lista di tutti gli adempimenti e di tutti i ministeri e i garanti coinvolti sia enorme, le procedure preliminari non sono ancora finite. La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è indubbiamente una notizia positiva perché serve a rendere pubblico e effettivo l’accordo e quanto in esso contenuto. L’ABI ha già provveduto a informare i propri associati, ma non è tutto,

Nei prossimi giorni le banche aderenti all’associazione dovranno valutare il da farsi e decidere se ritengono conveniente aderire all’accordo. Già è stato predisposto il modulo di adesione che dovrà essere fatto pervenire all’ABI e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Gli istituti di credito, avranno però altri 30 giorni per riflettere e cambiare idea. Entro un mese dall'imvio del documento infatti è chiesto di convalidare l’adesione. Dopo le opportune verifiche sarà pubblicato su un apposito portale l’elenco delle banche coinvolte nell’iniziativa. È realistico pensare che i primi anticipi non saranno erogati prima delle fine dell’anno tenuto conto che il sistema avrà bisogno di un periodo di rodaggio sia da parte dell’INPS che delle banche.

In che modo viene erogato l’anticipo TFS

Innanzitutto si tratta solo di un anticipo, quindi i pensionati pubblici non riceveranno subito tutta la somma loro dovuta, ma una cifra massima di 45.000 euro che sarà accreditata direttamente sul conto corrente. In secondo luogo come si evince dai tempi di attesa tra un passo e l’altro che l’accordo ha pianificato, l’erogazione non camminerà poi così tanto spedita. 

Cominciamo dalla domanda che dovrà essere presentata compilando un apposito modulo, che salvo ripensamenti è stato già predisposto e allegato nell’accordo quadro. Il documento andrà consegnato all’ente previdenziale a cui il pensionato fa capo, che nella maggior parte dei casi è l’INPS. La consegna sarà da fare a mano, nell’ufficio provinciale di riferimento o on line. Entro 90 giorni il richiedente riceverà la certificazione che convalidi la richiesta, nella stessa sarà indicata la somma che si può avere in anticipo e la data in cui l’ente calcola che scatterà il diritto a ricevere l’intera somma. Nel calcolo di questa data si terrà conto, per chi andrà in pensione dal 31 dicembre 2022 anche delle statistiche sull’aspettative di vita. Se ci saranno irregolarità nella domanda il pensionato sarà informato di quali correzioni sono necessarie o delle ragioni dell’invalidità.

Col certificato dell’INPS in mano il pensionato dovrà scegliere una delle banche tra quelle elencate sul portale e iniziare una nuova pratica. I documenti richiesti dall’accordo quadro saranno la certificazione dell’INPS, la bozza di contratto di anticipo fornita allo sportello della banca e compilata e firmata a cura del richiedente, l’attestazione stato di famiglia e i rifermenti del conto corrente dove si chiede che sia depositato l’anticipo. Una volta consegnata e controllata tutta la documentazione la banca darà il proprio parere positivo sulla domanda inviando comunicazione anche all’ente erogatore. Se le ultime verifiche avranno esito positivo si darà il via libero definito all’istituto di credito. Da questo momento la banca avrà 15 giorni di tempo per trasferire la somma sol conto corrente indicato dal pensionato.

Non è un vero anticipo del TFS: è un prestito e ha un costo

Forse in questa vicenda si è un po’ abusato di termini generici che lasciano spazio a interpretazioni non del tutto corrispondenti alla realtà. I pensionati pubblici, infatti con questi accordi non ricevono prima del previsto una quota del loro TFS. Se così fosse tutta l’operazione sarebbe a titolo gratuito, perché nel loro conto corrente sarebbe versato qualcosa che a loro spetta di diritto.

In realtà si tratta di un prestito che viene garantito con le somme accantonate durante gli anni di attività la liquidazione. La durata del prestito va dal momento dell’effettivo accredito sul conto corrente fino alla data in cui dovrà essere versato il saldo del TFS. Questa data si trova nella certificazione rilasciata dall’INPS o dall’ente erogante al momento in cui il pensionato riceve il primo semaforo verde per iniziare questa lunga trafila.

Trattandosi di un prestito, questo comporta che sulla somma ricevuta si debbano pagare degli interessi, che in questo caso vengono trattenuti direttamente dall’istituto di credito. Il tasso di interesse da pagare sull’anticipo è pari al rendimento medio dei titoli di stato di durata pari a quella della durata del prestito. A questa percentuale va aggiunto un ulteriore 0,4%. Al momento della liquidazione del prestito è previsto un meccanismo di restituzione di interessi pagati in eccesso nel caso nel frattempo i calcoli sull’aspettativa di vita siano stati rivisti al ribasso.

Se si cambia idea sull’anticipo TFS

Se dopo aver concluso l’accordo il pensionato dovesse decidere di non aver più bisogno in tutto o in parte del prestito e volesse estinguerlo, così da non doverci rimettere gli interessi l’accordo ha previsto una clausola di recesso. La conclusione anticipata del contratto dall’accordo sarà gratuita se la somma residua del prestito è inferiore a 10.000 euro, Per somme superiori sarà richiesto di pagare all’istituto di credito un indennizzo che non potrà essere superiore allo 0,3% dell’importo restituito alla banca in anticipo.