Il mercato festeggia il Napolitano-bis, come ci si poteva attendere. Il mercato semplifica. Il mercato teme l’incertezza, le fughe in avanti e i momenti di rottura. Che la totale restaurazione di un governissimo PD-PDL-Monti sia l’opposto delle richieste uscite dalle urne conta poco e, comunque, non nel breve periodo. Le temute elezioni anticipate si allontano, almeno di diversi mesi. In realtà lo status quo è l’ultima cosa di cui la nostra economia (e la nostra società) farebbe volentieri a meno ma avremo modo di riparlarne in futuro.Al momento l’interrogativo che più angoscia il mercato riguarda la salute dell’economia mondiale. Recentemente dati provenienti da ogni angolo del globo, US, Cina, Europa, UK, sono stati sotto le attese. Il crollo dell’oro si è preso i titoloni ma è solo la punta di un iceberg di un comparto commodities, in particolare metalli industriali e materiali di base, che mostra timori (o realtà) di un rallentamento importante. Per ora i mercati rimangono frenati nelle loro correzioni dalle stesse notizie negative che generano l’aspettativa, certamente fondata, che la liquidità messa a disposizione dalle banche centrali rimarrà ampia. Se questa fase di sofferenza dell’economia reale dovesse però continuare il momento negativo dei risky-asset potrebbe avere un’accelerazione. Nel frattempo facciamo notare che nell’ultimo mese negli Stati Uniti le aspettative di inflazione ‘breakeven’ (ricavate dal mercato TIPS) sono scese di ben 30bp. La parola deflazione torna a far paura nonostante il QE infinity.Dati macro da seguire quindi, anche se il principale dato americano (venerdì, la crescita GDP Q1) è già ‘vecchio’. Altro da US: vendite di case esistenti (oggi), vendite di case nuove (martedì), ordini di beni durevoli (mercoledì). Europa: indice IFO tedesco e, soprattutto, gli indici PMI ‘flash’ (martedì), crescita GDP inglese (giovedì). Asia: indici PMI manifatturieri cinesi (mercoledì), PMI e CPI giapponesi (venerdì).