Troppa voglia di normalità

I mercati, come tutti noi confinati a casa, del resto, hanno tanta voglia di voltare pagina e svegliarsi dall’incubo del coronavirus.

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I mercati, come tutti noi confinati a casa, del resto, hanno tanta voglia di voltare pagina e svegliarsi dall’incubo del coronavirus.

Anche ieri lo hanno dimostrato, proseguendo per tutta la seduta europea e metà di quella americana quel potente rimbalzo avviato senza troppi motivi lunedì scorso.

Una sorta di euforia mal riposta, metafora di quel che potrebbe succedere anche sotto l’aspetto sanitario se alla paura ed alla cautela, che ci hanno accompagnato nel tempo dell’emergenza, si sostituisse una frettolosa voglia di normalità, che portasse ad abbandonare le precauzioni ed il realismo per affrettare abbracci contagiosi.

La strana attenuazione del numero dei contagiati e dei morti che in USA si è verificata domenica e lunedì, unita al diluvio di voci di sempre nuove misure di sostegno all’economia da parte di governi che sembrano in preda a frenesia da indebitamento, pur di tranquillizzare un elettorato impaurito dalla crisi, hanno spinto anche ieri i mercati a proseguire fin verso le 18 europee il maxi rimbalzo iniziato lunedì. L’azionario d’Europa ha visto la sua fase migliore nella prima ora, andando a segnare con Eurostoxx50 massimi di oltre +4% rispetto al giorno prima e di +9% dai valori di chiusura di venerdì scorso. E’ riuscito a superare abbondantemente il massimo del 26 marzo, quota 2.830, arrivando fino a 2.914. Poi si è calmato un po’, passando il resto della seduta sempre in positivo ma con un significativo ridimensionamento, che lo ha spinto a danzare attorno alla ex resistenza. La chiusura finale a 2.857 (+2,21%) ha dimostrato che la ex resistenza non è stata superata come si deve, e forse oggi potrebbe ricacciare giù l’indice.

Anche perché, a mercati europei chiusi Wall Street, che aveva iniziato anch’essa alla grande, portando il recupero di SP500 dai minimi di venerdì scorso a superare il 10%, ha cominciato ad avere seri ripensamenti.

L’euforia iniziale ha spinto SP500 fino ad un massimo di 2.756, ad un soffio dai 2.775 della banda superiore di Bollinger e ai 2.790 che coincide con il recupero di metà esatta del crollo attuato dai massimi del 19 febbraio ai minimi del 23 marzo.

Ma l’eccessiva fretta non è mai buona consigliera. Mentre Trump continuava a far girare voci di imminente alleggerimento delle misure di contenimento anti-virus e cercava di sventolare davanti al toro tramortito il drappo rosso della certezza che Wall Street partirà a razzo alla fine dell’emergenza, è arrivato un rapido tonfo del prezzo del petrolio (-3 dollari in 3 ore), segno che la strada verso l’accordo OPEC-Russia non è ancora spianata, poi il dato nuovamente in decisa crescita di contagi (+33.000) e soprattutto dei morti (1.970), entrambi nuovo record in 24 ore per gli USA.

L’entusiasmo è così scemato ed i venditori hanno preso il centro della scena. Del resto un recupero a doppia cifra in una seduta e mezza chiede a gran voce di essere portato a casa. SP500 ha così perso nella seconda metà seduta oltre 3 punti percentuali ed ha chiuso in negativo (-0,16%) una giornata che si era aperta con ben altri progetti. La candela che si vede ora sul grafico giornaliero di SP500 è proprio brutta e non invita certo a comprare.

La giornata odierna si aprirà piuttosto male per i mercati europei, che debbono digerire la doccia gelida del dietro-front americano, avvenuto quando l’Europa era già chiusa. A complicare le cose c’è anche lo stop con rinvio a domani della riunione dell’Eurogruppo, che doveva decidere sui corona-bond e le altre misure di sostegno anti-crisi da proporre ai capi di stato europei che decideranno dopo Pasqua. Non è bastata una intera notte di trattative ad appianare il muro contro muro tra la componete mediterranea (Francia, Italia e Spagna), che insiste per l’emissione di obbligazioni comuni con rischio condiviso tra tutti gli stati dell’Eurozona, e quella rigorista (Olanda, Germania, Austria) che non ne vuole proprio sapere.

Non è uno spettacolo molto bello per quest’Unione Europea che forse non si rende conto che sta rischiando l’implosione.

Comunque la seduta odierna sarà abbastanza importante per mettere alla prova la convinzione dei compratori. L’imperativo ora per SP500 è tenere il livello di 2.640, la resistenza travolta lunedì, in modo da etichettare il dietrofront di ieri come un semplice pullback. Altrimenti occorrerà cercare di  raccogliere le ossa rotte del toro dalle parti di 2.580.