Trump scompiglia i mercati. Salvini lo imita 

La seduta odierna ci dirà se quello di ieri può essere classificato come semplice pullback.

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Dopo il crollo dei mercati USA di lunedì, quando gli investitori hanno messo da parte le illusioni che si trovasse un accordo in extremis tra USA e Cina per evitare l’escalation tariffaria ed hanno cominciato a scontare uno scenario decisamente opaco per il futuro del commercio mondiale, ieri non poteva mancare l’ennesimo intervento mediatico di Donald Trump, il più grande imbonitore  politico vivente (termine educato per non scrivere “ballista”).

Il bullo dei giorni precedenti ieri ha vestito i panni del tranquillo, cercando nuovamente di convincere che la rottura negoziale dei giorni scorsi in realtà è soltanto un innocuo litigio di bambini (sic!). In realtà (la sua…) i cinesi vogliono accordarsi e lui tra un mese e mezzo incontrerà il leader cinese Xi Jinping al G20 in Giappone e tutto si chiarirà, dato che tra i due il rapporto è “straordinario”.

E, visto che la situazione si prestava ad appioppare un altro ceffone a Powell, ha pure dichiarato che se la FED imitasse i cinesi, che stimoleranno la loro economia per aiutarla a sopportare l’aumento dei dazi, e finalmente tagliasse i tassi di interesse, la partita sarebbe già vinta dagli USA.

Così ci ha fatto capire di chi sarà la colpa se qualcosa o molto dovesse andare storto. Come il caro vecchio maestro Silvio Berlusconi, che sparava grosse promesse, non riusciva a realizzarle e dava la colpa a Fini, Casini, “le sinistre”, i magistrati… che gli remavano contro.

Ebbene, potevamo pensare che i mercati, dopo tutte le balle sull’imminente accordo che si sono visti recapitare dai tweet di Trump nei mesi scorsi, avrebbero bevuto l’ennesima promessa dell’imbonitore?