Forse avranno successo e forse no. Forse la loro strategia è appropriata, forse non lo è e forse in realtà non ne hanno una. Forse la mossa vincente di Syriza sarà uscire dall’euro, o introdurre una moneta parallela, o far saltare il banco tramite un accordo con russi o cinesi.
Si può sperare nel successo, e si può dubitarne. Circolano molte illazioni e molte interpretazioni in merito allo stato delle trattative con Bruxelles, Francoforte e Berlino. Sono tutte (le interpretazioni) altamente aleatorie. Serviranno ancora alcune settimane, forse svariati mesi, per capire qual è la conclusione della partita.
Quello che non reggo, tuttavia, sono i commenti di chi afferma che Syriza “dovrebbe continuare a lavorare con i creditori”, proseguendo, in pratica, secondo il copione degli ultimi anni.
I precedenti governi greci HANNO LAVORATO in stretta collaborazione con i creditori – a tutti gli effetti pratici, non hanno fatto altro che eseguire i loro ordini – per più di tre anni, da fine 2011 a inizio 2015.
I risultati sono stati catastrofici, in termini sociali e umanitari. E limitandosi agli aspetti strettamente economici, si è riusciti a ottenere una pesante riduzione di PIL e occupazione nonché, contemporaneamente, un netto PEGGIORAMENTO delle prospettive di rientro per i creditori.
Che la UE e il governo tedesco, ovvero i principali ispiratori delle politiche imposte alla Grecia in questi anni, non accettino di mettere in atto alcuna autocritica in merito agli avvenimenti di questo periodo, e accusino Syriza – che è al governo da due mesi – di irresponsabilità, mi riesce intollerabile. Tanto più che le proposte di Syriza sono state, fin dall’inizio, estremamente moderate e responsabili.