Unicredit a nozze con Banca MPS? Più rischi che opportunità

Unicredit sale anche oggi: focus sui rumor di una possibile fusione con Banca Monte Paschi. Gli analisti vedono un aumento del profilo di rischio e un impatto negativo sulla valutazione.

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Sulla scia della buona intonazione mostrata oggi dal Ftse Mib, anche Unicredit si muove in positivo, guadagnando terreno per la seconda seduta consecutiva.

Unicredit sale ancora dopo il rialzo di venerdì

Il titolo, dopo aver archiviato la giornata di venerdì scorso con un vantaggio di oltre due punti percentuali, oggi si regala il bis, mostrando una performance leggermente migliore di quella del Ftse Mib.

Negli ultimi minuti Unicredit viene fotografato a 6,568 euro, con un vantaggio del 2,61% e oltre 8,5 milioni di azioni transitate sul mercato fino ad ora, contro la media degli ultimi 30 giorni pari a quasi 17 milioni di pezzi.

Il titolo beneficia della buona impostazione del Ftse Mib e in particolare dl settore bancario, finendo sotto i riflettori sulla scia di alcune indiscrezioni peraltro non nuove.

Unicredit: rumor su pressing MEF per acquisizione Banca MPS

La stampa riportate che il MEF avrebbe sondato Unicredit per l’acquisizione di Banca Monte Paschi, in modo da favorire l’exit strategy programmata entro il 2021.

Stando al Sole 24 Ore, la banca senese prima della fusione verrebbe ricapitalizzata con 2-2,5 miliardi di euro che sarebbero utilizzati per aumentare le coperture sui rischi legali e per spesare 3.000 esuberi.

Unicredit: per Equita da deal con Banca MPS più rischi che opportunità

Secondo gli analisti di Equita SIM, in questi termini generali l’operazione presenta più rischi che opportunità per Unicredit, con conseguente aumento del profilo di rischio e un impatto negativo sulla valutazione.

Gli esperti della SIM milanese calcolano infatti che i rischi legali di Unicredit salirebbero da 10,7 miliardi (coperti al 7%) a 21 miliardi (coperti al 12%), con una componente company specific Banca MPS di circa 6 miliardi di euro coperti al 24%, livello che potrebbe essere ritenuto non sufficiente dal mercato.

Inoltre, Unicredit non riuscirebbe a soddisfare la condizione di neutralità sul CET post business combination perché Banca Monte Paschi post deal con Amco ha un CET inferiore al 10% rispetto al 13,2% di Unicredit, e le nuove risorse dell’aumento di capitale verrebbero impiegate per la ristrutturazione.

Secondo gli analisti di Equita SIM, Unicredit non riuscirebbe a utilizzare in pieno, nei prossimi due anni, le DTA (3.6bn) off-balance di BMPS non computate nel capitale vista l’attesa di una redditività ridotta.

Anche ipotizzando sinergie da costo rilevanti, il deal sarebbe diluitivo di circa il 20% sull’Eps 2022-2023 di Unicredit.Il MEF diventerebbe il primo azionista del gruppo di Piazza Gae Aulenti con il 17%, ipotizzando un concambio a prezzi di mercato, creando incertezze di governance e overhang sul titolo.

Unicredit: focus su posizionamento competitivo e ipotesi spin-off

Se da una parte Unicredit migliorerebbe il posizionamento competitivo a livello nazionale, con una quota di mercato in rialzo dall'11% al 16,5% rispetto al 19% di Intesa Sanpaolo, dall'altra non aumenterebbe in modo rilevante la presenza territoriale nelle regioni più ambite, visto che in Lombardia passerebbe dal 7% all'11% e in Piemonte dal 14% al 15%.

Infine un eventuale deal con Banca Monte Paschi, a detta di Equita SIM allontanerebbe l’ipotesi di spin-off delle attività italiane da quelle estere di Unicredit.

Questo perché il business domestico, che ha margini inferiori e un più alto costo del rischio rispetto al resto del gruppo, non riuscirebbe a garantire gli stessi ritorni su base stand-alone rispetto all’attuale configurazione.

In attesa di sviluppi gli analisti di Equita SIM mantengono una view cauta su Unicredit, confermando la raccomandazione "hold", con un prezzo obiettivo a 8,8 euro.