La settimana si è conclusa con una seduta che ha segnato una nuova battuta d’arresto per la piazza azionaria americana dopo i buoni progressi messi a segno nelle ultime giornate. Gli indici si sono posizionati da subito in territorio negativo, complici anche le indicazioni a due velocità arrivate dal fronte macro. La produzione industriale è cresciuta più del previsto a settembre, con un progress dello 0,7% rispetto allo 0,2%, e ha sorpreso positivamente anche la capacità di utilizzo degli impianti salita al 70,5% rispetto al 69,7% previsto dagli analisti. A deludere è stata invece l’indicazione preliminare della fiducia Michigan che in riferimento al mese in corso è scesa inaspettatamente a 69,4 punti, rispetto ai 73,5 della rilevazione precedente. Il dato si è attestato al di sotto delle previsioni della comunità finanziaria che aveva messo in conto una conferma della lettura di settembre. E questa volta gli investitori hanno guardato al bicchiere mezzo vuoto, lasciando spazio ai venditori che sono stati agevolati nel loro intervento anche da alcune prese di profitto dopo gli apprezzamenti delle ultime sedute. A far indietreggiare i listini hanno contribuito anche alcune trimestrali societarie che, pur rivelandosi migliori delle aspettative, non sono riuscite a convincere in toto il mercato. A fine giornata così, malgrado il tentativo di recupero compiuto proprio nelle ultime due ore di contrattazioni, gli indici si sono presentati al close tutti in flessione, al di sopra comunque dei minimi toccati nell’intraday. Il Dow Jones e l’S&P500 sono scesi rispettivamente dello 0,67% e dello 0,81%, mentre il Nasdaq Composite si è fermato a 2.156,8 punti, con un ribasso dello 0,76%, dopo aver toccato un massimo a 2.164 e un minimo a 2.142 punti.