Wall Street: cosa accadrà ora? Nuovi crolli o rally di sollievo?

La volatilità dell'S&P500 è tornata sui massimi del 2008 co il coronavirus: quali previsioni ora?

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Il crollo degli indici azionari registrato nelle ultime settimane ha causato un grandissimo aumento della volatilità che, semplificando si può descrivere come l’ampiezza e la velocità di scostamento dei prezzi dalla loro media.

L'analisi del Vix

Gli analisti di Marzotto Investment House ricordano di aver sottolineato già altre volte in passato come, soprattutto sugli indici azionari, la volatilità fosse stata negli ultimi anni strutturalmente troppo bassa anche per un trend rialzista come quello che abbiamo avuto tra il 2016 e il 2020.

Una volatilità che per l’S&P500 era stata costantemente sotto il 10% non descriveva correttamente i rischi potenziali e, probabilmente, se fosse stata più alta non avrebbe nemmeno spinto investitori a bassa propensione al rischio a prendere i rischi che alla fine hanno preso.

La causa di un così elevato livello di rischio assunto dagli investitori era dovuto al livello raggiunto dai tassi di interesse che, di fatto, rendevano interessante qualsiasi asset class avesse un minimo di rendimento, indipendentemente dai fondamentali.

Borse: il coronavirus spinge la volatilità sui top del 2008

Il Coronavirus, con le incertezze che riguardano la sua durata, i danni che causerà alle economie dei diversi paesi e il rischio sistemico che questo comporta, ha spinto la volatilità dell’S&P500, il cosiddetto indice VIX, fino ai livelli del 2008 e cioè al di sopra dell’80%, portando alla luce un contesto di mercato semplicemente inimmaginabile fino a poche settimane fa.

L’analisi della volatilità secondo gli analisti di Marzotto Investment House è importante perché può spiegare almeno in parte la price action che abbiamo avuto nell’ultimo mese.

Gli esperti ripercorrono l’andamento del VIX nel 2008 e, confrontandolo con la price action degli ultimi giorni, cercano di trarre qualche elemento che possa esserci di aiuto nella crisi in corso.

Borse: uno sguardo alle crisi del 1987, 2000 e 2008

Le grandi crisi di cui gli operatori più anziani hanno ancora memoria sono il 1987, il 2000 e il 2008.Il 1987 era sicuramente frutto di una sopravvalutazione di tutto il mercato ed eccesso di assunzione di rischio, il 2000 è legato alle folli valutazioni toccate dal tech in particolare dalle start-up, il 2008 è legato al rischio sistemico delle grandi istituzioni finanziarie.

La crisi del coronavirus è un insieme di tutte queste cose: abbiamo un eccesso di assunzione di rischio, la sopravvalutazione delle società a grande capitalizzazione e adesso anche un principio di rischio sistemico.

Ha senso paragonare periodi storici e contesti di mercato diversi?

Secondo gli analisti di Marzotto Investment House ha senso, perché in questo caso ci interessa semplicemente analizzare il comportamento del VIX.

Osservando il grafico del VIX dal 2008 ad oggi, possiamo notare come i due picchi siano stati assolutamente uguali, in area 80-82%.

La differenza è che nel 2008 il VIX rimase sui massimi un paio di settimane, mentre nel caso attuale dopo avere toccato il picco sembrerebbe avere velocemente raggiunto un livello inferiore a quello che nel 2008 fu il minimotra settembre e dicembre.

Nel 2008 abbiamo avuto un picco all’80% in ottobre, un ritracciamento intorno al 50%, un nuovo picco in novembre prima della definitiva discesa del VIX (cui corrispose un violento rimbalzo dell’S&P500).

Secondo gli analisti di Marzotto Investment House, una cosa che dobbiamo ricordare, è che anche se il VIX tornò indietro da novembre in poi, l’S&P500 continuò a scendere fino a marzo 2009.

Nella fase attuale il comportamento del VIX è stato identico come picco, anche se il modo di arrivarci è stato più lento rispetto al 2008, con anche alcuni falsi segnali.

Mentre allora fu subito chiaro l’enorme rischio sistemico (il lunedì post Lehman anche gli ETF trattavano diversi punti sotto il NAV), con il Coronavirus c’è stata una elevata dose di incredulità da parte del mercato.

Coronavirus c’era infatti da diverse settimane e sembrava essere stato controllato se non sconfitto dalla Cina. In marzo al contrario è poi esploso in dimensioni inimmaginabili proprio in Italia.

Cosa potrebbe succedere nelle prossime settimane?

Gli analisti di Marzotto Investment House Considerano due scenari:

  1. Un nuovo picco del VIX, che si accompagna ad una nuova fase di ribassi, con l’S&P500 che va a testare area 2000.
  2. Il VIX rientra in un nuovo range 25-50%. In questo caso non si può escludere che l’S&P500 tocchi nuovi minimi di periodo, ma lo farebbe in modo meno scomposto.

Nello scenario 1 abbiamo visto vendite su tutto, inclusi oro, bitcoin e obbligazioni, mentre in quello 2 il mercato sarebbe selettivo ricominciando a comprare almeno le industrie che sopravvivono anche nel nuovo scenario: telecom, utilities, farmaceutici e nomi specifici come Zoom, Microsoft, Amazon, ma anche società come Campari.

Qualora al contrario la volatilità dell’S&P500 dovesse da ora in avanti costantemente scendere per stabilizzarsi in area 20%, potremmo invece avere quel rally di sollievo che molti aspettano e che renderebbe un pochino meno doloroso un crollo borsistico che per molti aspetti ha ricordato il 2008.