Walmart cede l’85% di Seiyu. Uscita dal Giappone più vicina

Il leader globale del retail continua nelle dismissioni degli asset esteri. Ridotta la presenza in America Latina. In ottobre venduta l’inglese Asda.

Image

Walmart ha annunciato domenica di avere raggiunto l'accordo per la vendita di Seiyu, per una valutazione della catena nipponica di supermarket di 172,5 miliardi di yen (1,39 miliardi di euro). Non è una vera e propria uscita dal Giappone, ma poco ci manca. Kkr acquisterà il 65% di Seiyu, il gruppo dell'e-commerce Rakuten il 20% mentre il restante 15% farà ancora capo al gigante Usa della grande distribuzione. Walmart era entrata nel mercato giapponese nel 2002, ma come le sue principali rivali a livello globale, la francese Carrefour e la britannica Tesco, non è riuscita a conquistare un mercato notoriamente difficile e che garantisce una marginalità davvero risicata. Il risultato? Pur di liberarsi della patata bollente iscriverà a bilancio 2 miliardi di dollari di perdite non cash nel quarto trimestre.

Già abbandonata l'Argentina, due anni dopo l'uscita dal Brasile

Si ripete il copione già messo in scena in un mercato profondamente diverso com'è quello dell'Argentina: giusto una settimana prima Walmart aveva infatti comunicato che cederà le sue attività nel Paese sudamericano (oltre 90 i punti vendita) a Grupo de Narváez. Non sono stati resi noti i dettagli economici dell'operazione ma Walmart aveva dichiarato che per il terzo trimestre avrebbe segnato un rosso dopo le tasse di 1 miliardo di dollari in seguito alla dismissione. Il gruppo dell'Arkansas aveva aperto il primo negozio a marchio Walmart a Buenos Aires nel 1995. Si riduce così ulteriormente la presenza del colosso Usa in America Latina: Walmart era già uscito dal Brasile nel 2018 ma mantiene ancora attività in Cile e Messico.

Il rivale numero uno di Walmart oggi è Amazon.com

Operazione di ben altro tenore quella decisa in ottobre, quando per 6,8 miliardi di sterline (circa 7,6 miliardi di euro) era passata di mano la britannica Asda. Anche in questo caso Walmart mantiene una quota di minoranza (e in Asda anche un posto nel board) ma la smobilitazione è comunque concreta. Walmart aveva già abbandonato Germania e Corea del Sud nel 2006. La revisione delle attività estere ormai è quindi questione di decenni ma non si può liquidare con l'abdicazione dell'azienda fondata da Sam Walton nel 1962 dalla carica di sovrano assoluto del retail. C'è infatti un altro aspetto da considerare: oggi il settore è radicalmente cambiato e l'epidemia di coronavirus non ha fatto altro che renderlo più palese. Il rivale numero uno di Walmart non è Carrefour e neppure Tesco ma risponde al nome di Amazon.com e per questo sono ormai anni che anche in Walmart le strategie hanno un unico reale obiettivo: l'e-commerce, che non conosce confini.

(Raffaele Rovati)