Cosa sono i Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr)? Il governo ha deciso di istituirne sempre di più per frenare le forti ondate migratorie e cercare di rimpatriare il maggior numero di migranti che sbarcano in maniera irregolare o senza documenti nel nostro Paese. Molte Regioni hanno già mostrato tante perplessità.
Cpr emergenza migranti: cosa sono i Centri di permanenza per i rimpatri e dove saranno
I Cpr, come suggerisce già la definizione, sono dei centri in cui i migranti si trovano in Stato di detenzione in attesa della loro espulsione dall’Italia. Gli stranieri da rimpatriare, stando al Decreto legge n.89/2011 convertito dalla Legge n.129/2011, possono essere detenuti per un massimo di 18 mesi all’interno di tali strutture.
In Italia, attualmente, ne sono attivi ben nove: Bari, Brindisi, Caltanissetta, Roma, Palazzo San Gervasio, Trapani, Gradisca, Macomer e Milano. Esiste anche un decimo Cpr, quello di Torino, che però non è più attivo in seguito ad alcuni lavori di ristrutturazione.
Precedentemente ai Cpr abbiamo avuto i Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE) che prima erano chiamati Centri di Permanenza Temporanea (CPT). I suddetti centri furono istituiti dalla legge Turco-Napolitano del 6 marzo 1998 e disciplinato dall’articolo 12 della suddetta norma.
L’obiettivo attuale del governo è quello di implementare le strutture già esistenti e costruirne delle altre. L’Italia ha necessità di contenete l’ingente numero di migranti che approdano sulle nostre coste, motivo per cui, stando alle parole del ministro Piantedosi riportate in un articolo proposto ieri in cui si parlava del blocco navale, anche l’Unione Europea (UE) starebbe chiedendo all’Italia di realizzare più strutture per contrastare l’immigrazione illegale.
Ma dove saranno istituiti i nuovi Cpr? Le nuove strutture, da aggiungersi a quelle già presenti nel nostro territorio, potrebbero essere costruite in tutte le Regioni italiane da Nord a Sud.
L’opposizione di alcune regioni
Sebbene il governo sia compatto, appoggiato anche dall’UE, alcune Regioni hanno già detto di non voler permettere l’istituzione dei Cpr sul loro territorio. Il primo no è arrivato dalla Regione Toscana, il cui presidente Eugenio Giani ha annunciato che non darà l’ok a nessun tipo di Cpr.
Filippo Saltamartini, vicepresidente delle Marche, ha invece dichiarato:
Non c’è l’esigenza di averli nella nostra regione (i Cpr).
Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha detto di non essere stato contattato da nessun esponente del governo e di non essere a conoscenza delle loro intenzioni.
A dare invece un parere favorevole sull’istituzione di nuovi Cpr sono stati il governatore della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e il governatore della Regione Liguria, Giovanni Toti.
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