Opportunità e nuove sfide delle PMI tra scenari post pandemici e turbolenze geopolitiche

Luca Genovese, co-fondatore di Cross Hub, società di consulenza di Temporary Management, spiega quali sono le parole chiave per il futuro delle PMI.

Dalle soluzioni di Temporary & Fractional Management alle diverse misure agevolative messe in campo dal MISE, Invitalia e Simest, sono diverse le opportunità a disposizione delle imprese per dotarsi delle risorse necessarie ad affrontare le nuove sfide competitive in uno scenario sempre più instabile e turbolento.

Ne parliamo con Luca Genovese, Co-Founder e Managing Director di Cross Hub, una delle società italiane più attive nei servizi di Temporary Management ed Executive Consulting e fresca vincitrice de Le Fonti Award 2022 come “Eccellenza dell’Anno” nella sezione “Innovazione & Leadership”.

La recente emergenza pandemica e le successive turbolenze geo-politiche hanno drasticamente modificato gli scenari competitivi all’interno dei quali le imprese si trovano oggi ad operare.
Dal suo osservatorio privilegiato, come valuta l’attuale situazione delle PMI italiane?

Seppur brillanti per capacità imprenditoriale, ingegno e creatività, caratteristiche che, insieme ad una naturale attitudine alla resilienza, hanno permesso alla maggior parte delle stesse di superare, di volta in volta, particolari fasi di crisi, le PMI del nostro Paese si trovano oggi ad affrontare una situazione macro-economica senza precedenti.
Alle difficoltà generate dalla recente crisi pandemica, che si sono tradotte in una significativa e prolungata contrazione della domanda, si sono aggiunti ulteriori “fattori di shock”, quali l’aumento dei costi energetici e delle materie prime con relativo impatto sui tassi di inflazione e crescita dei tassi di interesse, che hanno contribuito complessivamente a determinare un quadro di profonda incertezza sul futuro.
Il combinato disposto di questi fenomeni sta progressivamente compromettendo quel delicato “equilibrio” sul quale diverse realtà imprenditoriali hanno costruito nel tempo il proprio valore e impone una necessaria “messa in discussione” dei relativi modelli di business ed organizzativi.

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Alla luce delle dinamiche evolutive in atto, quali sono a suo avviso i principali drivers strategici sui quali le PMI dovrebbero intervenire per reagire alla crisi e recuperare la “perdita” di competitività?

Personalmente ritengo che lo sviluppo competitivo delle PMI non possa prescindere, innanzitutto, da un costante orientamento all’innovazione in grado di permeare l’intera organizzazione e inteso, parafrasando una nota citazione di Robin Sharm, come capacità di saper “vedere ciò che tutti vedono e pensare a ciò che nessuno pensa”. E’ solo attraverso una “diffusa” capacità di innovazione, infatti, che è possibile guardare al cambiamento come un’opportunità e non come una minaccia, un’occasione unica per provare a modificare lo “status quo”, ridisegnare le regole del gioco ed acquisire un vantaggio competitivo rispetto agli altri players presenti sul mercato.
Ma se l’innovazione rappresenta un prerequisito necessario per il cambiamento la stessa è da considerarsi tale solo quando è sostenibile ovvero in grado di assicurare un adeguato equilibrio tra fattori di ordine economico, sociale ed ambientale. La sostenibilità rappresenta, oggi più che mai un fattore critico di successo in grado di “premiare” le aziende che più di altre sono in grado di apportare un contributo significativo al miglioramento del “benessere collettivo” rappresentato dalle cosiddette “3P” (Persone, Pianeta e Prosperità).
Affinché, tuttavia, una innovazione sostenibile possa generare risultati significativi e duraturi per l’azienda, la stessa deve essere “scalabile” e replicabile in contesti culturali, sociali ed economici differenti. Che si tratti di innovazione di prodotto, di processo, organizzativa o di business la scalabilità rappresenta una condizione necessaria perché l’azienda possa beneficiare dei risultati della propria innovazione ed avviare un graduale processo di sviluppo internazionale.

Se l’innovazione, la sostenibilità e la scalabilità rappresentano, dunque, i principali drivers strategici su cui intervenire, quali sono le risorse-chiave di cui necessitano le PMI per assicurare un adeguato presidio dei relativi processi?

Il tessuto produttivo italiano, come noto, è costituito in larga parte da piccole e medie imprese che hanno da sempre impostato i propri sistemi di governance sulla centralità dell’imprenditore, o della relativa compagine familiare, e su assetti organizzativi “snelli” non sempre adeguatamente strutturati e raramente presidiati da figure manageriali, specialmente a livelli apicali.
Quello che per molti anni ha rappresentato un modello organizzativo abbastanza diffuso nel mondo delle PMI oggi non risulta essere più in grado di reggere l’onda d’urto di un mercato sempre più instabile e turbolento. Le PMI necessitano, oggi più che mai, di competenze manageriali adeguate in grado di saper affrontare le sfide dei nuovi scenari competitivi e aiutare gli imprenditori a “decodificare” i cambiamenti in atto e cogliere le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e dalle evoluzioni dei comportamenti di consumo.
In linea con tali rinnovate esigenze di affiancamento manageriale, già da qualche anno si è imposta nel panorama aziendale la figura dell’Innovation Manager ovvero di un Manager specializzato nei processi di change management, digital trasformation e “tecnologie abilitanti” e in grado di aiutare l’imprenditore, o le figure apicali dell’azienda, nella “esplorazione” delle molteplici opportunità offerte dalle tecnologie digitali e favorire quei processi di “contaminazione culturale” indispensabili per un’efficace revisione dei processi e modelli organizzativi e di business.
Una possibile soluzione per assicurare alle PMI un rapido accesso a competenze ed expertise attualmente non presenti in azienda, ma essenziali per affrontare i cambiamenti in atto, è quella del cosiddetto “Interim Management”, meglio conosciuta come “Temporary Management”, che può essere applicata anche a tutte le altre funzioni chiave dell’impresa, dal marketing alla finanza, dalle operations alle risorse umane fino all’internazionalizzazione, e “calibrata” in termini di effort mensile e durata complessiva dell’incarico garantendo maggiore flessibilità operativa e rendendo i costi maggiormente accessibili.

Quali sono le principali misure agevolative messe a disposizione del Governo per favorire l’acquisizione di competenze manageriali da parte delle PMI?

Una delle misure più interessanti è senza dubbio quella del “Voucher Innovation Manager”, introdotta nel 2019 dal MISE e il cui nuovo bando dovrebbe essere pubblicato a breve, che permette alle PMI di poter beneficiare di un contributo a fondo perduto fino a 40.000 euro a copertura del 50% dei costi di un Temporary Manager esperto nei processi di ammodernamento organizzativo ed innovazione tecnologica e digitale. Da qualche anno anche Invitalia ha messo in campo un ulteriore voucher a fondo perduto fino a 20.000 euro a copertura dei costi per un Temporary Export Manager in grado di supportare le PMI produttrici nei relativi processi di sviluppo internazionale anche attraverso le tecnologie digitali. Tra le misure in grado di aiutare le PMI a dotarsi di apposite competenze manageriali, sia in modalità Temporary Management che di natura consulenziale, vanno segnalate anche quelle gestite da Simest a valere sul Fondo 394 e, in particolare: • Finanziamento a tasso agevolato in regime “de minimis” per l’inserimento temporaneo in azienda di Temporary Export Manager (fino a 150.000 euro) finalizzato alla realizzazione di progetti di internazionalizzazione • Finanziamento di Studi di Fattibilità finalizzati a valutare l’opportunità di effettuare un investimento commerciale (fino a 200.000 euro) o produttivo (fino a 350.000 euro) in Paesi esteri.

Si tratta, insomma, di alcune delle misure agevolative disponibili che, opportunamente combinate in funzione delle specifiche esigenze di sviluppo competitivo, sono in grado di assicurare alle PMI le risorse necessarie per poter disporre di competenze manageriali qualificate.

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In riferimento alle misure agevolative segnalate, potrebbe illustrarci brevemente qualche caso di successo seguito da Cross Hub?

Nel corso degli ultimi anni Cross Hub ha registrato una progressiva crescita nel numero di incarichi di Temporary Management acquisiti presso diverse realtà imprenditoriali a supporto delle funzioni Innovazione, Marketing, Finanza, Internazionalizzazione, Human Resources e Operations. In particolare, in occasione della prima edizione della misura “Voucher Innovation Manager” del MISE, abbiamo avuto l’opportunità di affiancare numerose imprese operanti in differenti settori, dalla mobilità sostenibile all’health care, dall’intelligenza artificiale al digital marketing, dal tech al fashion supportandole nei relativi processi di innovazione organizzativa e gestionale, tra l’altro in una fase particolarmente delicata come quella della crisi sanitaria da Covid19.

Anche alla luce delle oggettive difficoltà generate dall’emergenza pandemica, tale misura ha permesso a diverse imprese di poter contare su competenze ed expertise specialistiche che si sono rivelate particolarmente efficaci nel favorire la messa in discussione di modelli di business ed organizzativi non più in linea con l’evoluzione dei tempi e la conseguente progettazione di “soluzioni nuove” anche in risposta a problemi storicamente mai affrontati.

Tra le sfide più interessanti affrontate in tale ambito potrei citare, per esempio quella relativa all’affiancamento manageriale di un importante brand operante nel settore della produzione e commercializzazione di e-bike a supporto dei relativi processi di trasformazione digitale e lead generation e la successiva pianificazione e gestione di una campagna di reward crowdfunding per il lancio sul mercato internazionale di un nuovo prodotto attraverso la piattaforma Indiegogo così come quella che ci vede ancora oggi al fianco di una delle 50 startup più interessanti a livello internazionale secondo Forbes, nata come spin-off del CNR e specializzata in tecnologie di intelligent document processing e text analytics, e per la quale ci siamo occupati delle attività propedeutiche all’apertura del capitale di rischio ad investitori indipendenti specializzati nel private equity o nel venture capital e che hanno favorito il recente ingresso nel capitale di CDP.

In riferimento, invece, alla misura Simest a sostegno degli gli studi di fattibilità per gli investimenti commerciali o produttivi all’estero, una sfida particolarmente interessante è quella che ci ha visto affiancare una delle più interessanti realtà italiane operanti nel settore della digital trasformation, partecipata tra l’altro da TIM e da un Fondo Generali, nel relativo processo di internazionalizzazione sul mercato spagnolo con un focus specifico nella Regione delle Isole Canarie nella quale già da diversi anni Cross Hub opera con successo lavorando a stretto contatto con le diverse Istituzioni del Governo.

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