Il 2021 dei mercati emergenti

L’andamento della Cina e le scelte della nuova amministrazione Usa saranno determinanti per dare il ritmo alle aree in via di sviluppo. Non solo in Asia.

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Un occhio alla Cina e uno agli Stati Uniti. Sono questi i paesi che, secondo gli operatori, bisognerà guardare per capire se i mercati emergenti riusciranno a tenere il passo di corsa che si è visto quest’anno nonostante le emergenze economiche create dalla pandemia. E che ha portato chi ha investito nelle aree in via di sviluppo a togliersi qualche soddisfazione in più rispetto a chi ha puntato su altre regioni.

L’indice Morningstar EM da inizio anno (fino all’11 dicembre e calcolato in euro) ha guadagnato il 6,5% (+20,3% nel 2019). Il paniere Global da gennaio ha segnato +4,7% (+28,6% l’anno scorso).

Indici Morningstar EM e Global Markets a confronto. Dati mensili (in euro)

Cina: acceleratore o freno?

A condizionare l’andamento del 2021 delle aree emerging sarà ancora una volta la Cina. “La crescita nel paese ha registrato una lieve ripresa dal primo trimestre del 2019 ed è probabile che questo trend prosegua in maniera graduale, considerate le tensioni legate all’incertezza in ambito commerciale e dato l’allentamento monetario relativamente modesto”, spiega Joseph Little, Global Chief Investment Strategist di HSBC Global Asset Management. “Riteniamo che, se necessario, gli organi di governo siano pronti a fornire ulteriore supporto, per limitare le possibilità di un nuovo rallentamento della crescita”.

L’andamento della Cina secondo Little è coinciso con i timidi segnali di stabilizzazione in altri mercati emergenti. Resta da capire se questo trend durerà. “Se da un lato gli emergenti asiatici sembrano essere in ripresa, dall’altro resta comunque improbabile che l’andamento di questi mercati registri una forte accelerazione. I recenti miglioramenti nei cicli tecnologici e commerciali asiatici, però, fanno ben sperare per un momentum di progresso, almeno nel breve termine”.

Tuttavia, la regione settentrionale dell'Asia non sarà l'unico bacino di performance. “L'economia globale dovrebbe imboccare la strada della ripresa nel corso del secondo semestre dell'anno, sulla scia della distribuzione di vaccini e di un recupero della fiducia su scala globale”, spiega Gary Greenberg, Head of Global Emerging Markets di Federated Hermes. ”Questo aiuterà in primo luogo i produttori di materie prime come l'Indonesia, il Perù, la Russia e il Messico.

Le scelte degli Usa

Un’area da guardare per capire come si muoveranno i mercati emergenti sono gli Stati Uniti. L’elemento più importante è che gli Usa sotto l’amministrazione di Joe Biden saranno probabilmente di nuovo integrati nella struttura del commercio globale dopo le guerre commerciali portate avanti dall’amministrazione Trump. “La vittoria elettorale di Joe Biden è fondamentalmente un elemento favorevole per gli investimenti nei mercati emergenti”, spiega Denise Simon, co-head and portfolio manager di Lazard Asset Management. “Molti dei cambiamenti strutturali che Biden propone rappresentano un incentivo alla crescita. Vediamo anche delle valide premesse per un indebolimento del dollaro statunitense, considerando le valutazioni a volte elevate e i bassi tassi d’interesse degli Stati Uniti. Questo permetterebbe di attenuare un fattore negativo che ha penalizzato le valute dei mercati emergenti nell’ultimo decennio”. 

Di Marco Caprotti