Alberi, sgabelli, deficit e moneta

Che l’arricchimento dell’individuo sia anche un arricchimento della collettività presuppone, va detto, che l’albero sia una risorsa a costo zero.

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I principi della MMT spiegano come la formazione di risparmio finanziario netto nell’ambito del settore privato richieda che lo Stato emetta più risorse finanziarie con la sua spesa, di quanta ne prelevi con le imposte. Questa è la ragione per cui le amministrazioni pubbliche devono, mediamente e normalmente, trovarsi in condizione di deficit, non di pareggio o tantomeno di surplus.

E’ vero che questo risparmio finanziario privato netto potrebbe prodursi in capo a soggetti esteri, se un paese ha saldi commerciali esteri passivi. Ed è vero che all’accumulo di risparmio finanziario netto in termini nominali può non corrispondere una sua crescita in termini reali, se l’inflazione erode il valore reale del risparmio.

Ma proprio queste ultime considerazioni fanno capire che il limite all’espansione della spesa netta da parte dello Stato sta, appunto, nei saldi commerciali e nell’inflazione: non in uno specifico livello di deficit o di debito pubblico in rapporto al PIL.

Rispetto a queste argomentazioni, un’obiezione che ho letto di recente si riassume nel modo seguente.

Il risparmio reale, l’arricchimento reale da parte del settore privato, non richiede necessariamente deficit pubblici. Prendiamo il caso di un individuo che taglia un albero e ne ricava uno sgabello. Lo sgabello ha un valore, quindi l’attività di produrlo ha arricchito l’individuo: questo, senza che la moneta e i deficit siano entrati, in alcun modo, in gioco.

Che l’arricchimento dell’individuo sia anche un arricchimento della collettività presuppone, va detto, che l’albero sia una risorsa a costo zero. Sul che ci sarebbe, per la verità, da discutere. Ma accettiamola comunque come ipotesi.