Bitcoin mandano in tilt il Kazakistan. Cosa sta succedendo?

Bitcoin: la crisi che sta imperversando in Kazakistan sarebbe anche dovuta all'esponenziale aumento della richiesta di energia elettrica causato dalle società che trattano in bitcoin. Diversi blackout hanno già interessato il Paese Kazako e non solo. Quale futuro immediato per il mercato delle criptovalute?

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In questi giorni si sta molto parlando della crisi che ha colpito il Kazakistan, Stato a cavallo tra la Cina e la Russia, ricco di petrolio e di risorse naturali che sta vivendo un periodo decisamente difficile che, oltre a creare forti tensioni interne, sta alimentando anche contrasti a livello internazionale.

Parallelamente, su un altro mercato, quello delle criptovalute, i bitcoin, nello stesso periodo, hanno accelerato, in qualche modo, una fase discendente già in essere da qualche settimana.

Semplici coincidenze o c'è qualche nesso tra le due vicende?

Un nesso pare proprio esserci, come riporta anche il sito Lindipendente.online:

"Con l’avvento delle sommosse, il Governo ha provveduto ad oscurare internet e, in un battibaleno, il 12-16% del potere computazionale del blockchain è scomparso dalla Rete, lasciando una voragine facilmente percepibile." 

Entrando poi sull'argomento in maniera più esplicita, ci viene in aiuto quanto riportato dal sito Punto-informatico.it, ovvero:

"Infatti, da quando la Cina ha inasprito le sue politiche nei confronti delle criptovalute vietandone il mining, molti miners si sono trasferiti proprio sul territorio kazako per estrarle. Ciò ha portato la richiesta di energia a un aumento incredibilmente alto e questi sono i risultati."

Vediamo di entrare nel dettaglio e di analizzare il contesto in maniera più approfondita.

Bitcoin: chi sono i miners e cosa è il mining

Innanzitutto, che cosa è il mining? Quale significato ha, da un punto di vista concreto?

Dal sito Avatrade.it, prendiamo in prestito la definizione di mining, ovvero:

"Il termine mining deriva dall’inglese to mine, che significa estrarre, e nel caso dei bitcoin rappresenta il processo di condivisione della potenza di calcolo degli hardware dei partecipanti alla rete."

La protezione, ovvero la sicurezza in ambito bitcoin, viene demandata ad un sistema detto blockchain. In cosa consiste? Si tratta di una sorta di registro pubblico delle informazioni in ordine cronologico. Circa ogni dieci minuti, viene prodotto un blocco con nuove informazioni che devono essere approvate e che andranno ad aggiungersi a quelle precedenti. 

Da queste poche righe, anche ai meno esperti e non addetti ai lavori, risultano evidenti due cose: che occorre una struttura informatica adeguata per supportare il funzionamento di un sistema così complesso e un notevole consumo di energia elettrica

Ora possiamo quindi rispondere alla domanda iniziale, ovvero chi sono i miners, dall'inglese minatori?

La risposta la estrapoliamo dal sito Comprarebitcoin.com:

"Il miner è un nodo speciale del network che mette a disposizione i suoi computer per il processo di mining. Anche tu potresti diventare un miner, ti serve solamente scaricare un software da internet e farlo girare. I miner sono incentivati a fare questo lavoro perché ad ogni blocco creato guadagnano circa 12.5 BTC (anche chiamato coinbase) ed in più guadagnano anche le commissioni presenti all'interno delle transazioni (chiamate fee)."

Ovviamente ciò non significa che chiunque, dotato del proprio pc, possa mettersi a fare il miner. Ci vogliono competenze e risorse, tenendo ben presente quali sono i costi che si devono affrontare: in primis, l'energia elettrica.

Bitcoin: il costo dell'energia elettrica

Ed ecco che quindi, si torna al problema principale, ovvero quello legato al costo dell'energia elettrica, dato l'alto livello dei consumi necessario per mantenere perfettamente funzionante h24 una piattaforma simile.

Se il costo dell'energia rappresenta la voce di spesa più consistente, è chiaro che i miners cercano le soluzioni più vantaggiose, ovvero quegli Stati che, più ricchi di idrocarburi e materie prime, possono applicare, in tal senso, un prezzo più ridotto relativamente alla componente energetica.

Se prima, la Mecca dei miners era la Cina, da quando il Governo di Pechino ha vietato il mining, un numero sempre più cospicuo di società che si dedicano al cosiddetto cripto mining, si sono trasferite in Kazakistan. Il problema è che non si sono spostate solo le società che operano legalmente, ma anche e soprattutto quelle che operano in modo illegale nel mining delle criptovalute.

Il che, ha comportato un deciso incremento della domanda di energia e un conseguente aumento del costo orario della stessa. L'aumento dei prezzi si è così ribaltato anche sulla popolazione locale che quindi è scesa in piazza per protestare e ne sono emersi scontri e disordini decisamente violenti come hanno testimoniato le immagini televisive andate in onda negli ultimi giorni.

Bitcoin e crisi Kazaka: cosa sta succedendo

Ciò che sta succedendo, quindi, è che il Governo kazako si trova in forte difficoltà, nonostante le misure già prese per combattere l'aumento della domanda energetica dei miners.

Nell'ultimo anno, infatti, sono stati diversi i blackout che hanno interessato il Paese, dovuti proprio al sovraccarico di energia richiesta dalle società che trattano criptovalute. Una situazione che probabilmente non era stata prevista o, nel caso, probabilmente sottostimata. Il problema fondamentale, come già evidenziato in precedenza, riguarda soprattutto le società che operano illegalmente. 

Per la gestione di attività simili sono necessarie strutture ad hoc, con centinaia di computer in grado di gestire la costante e complessa mole di dati che il sistema deve elaborare, protocollare, convalidare e aggiungere alla blockchain. Non solo. Onde evitare che i computer si surriscaldano, devono essere in funzione numerosi ventilatori in grado di raffreddare l'aria. La combinazione dei due fattori porta ad un consumo di energia pazzesco. 

Per arginare il fenomeno della migrazione delle attività cripto verso il Kazakistan, il governo locale ha introdotto una sorta di tassazione che però, al momento, pare non aver dato i frutti sperati.

In ottica globale, inoltre, questo abnorme consumo energetico determinal'emissione di tonnellate di Co2 con evidenti ripercussioni ambientali negative per l'intero pianeta.

Bitcoin: perchè continua a scendere il valore

Il valore del Bitcoin, all'8 gennaio era poco sotto i 37.000 euro, decisamente distante dai massimi di novembre 2021 quando si era avvicinato alla soglia dei 60.000 euro.

Come mai un calo così netto in questi ultimi due mesi?

Innanzitutto la poca trasparenza e le gravi problematiche legate alla sostenibilità ambientale di questa tipologia di pagamento ne hanno messo e ne stanno mettendo in discussione la sussistenza futura.

Dopo le problematiche rilevate in Cina, coi frequenti blackout della rete elettrica, è toccato al Kazakistan, nonchè all'Iran e più recentemente anche al Kosovo confrontarsi con tutte le criticità che, il mondo delle cripto, si porta dietro. Inoltre, i primi interventi atti a tassare i proventi derivati da questa tipologia di investimenti, ne hanno, seppure in parte, limitato guadagni e profittabilità.

Non da ultime, anche le tensioni sui mercati dovute alle preoccupazioni inflazionistiche e alle possibili decisioni della Fed americana in materia di tassi di interesse. Insomma, i fattori negativi in merito al mercato delle criptovalute, in questo momento, riguardano diversi aspetti.

Si sta, in ogni caso, riscontrando un certo ostracismo nei confronti del mondo delle cripto in generale e dei bitcoin in particolare. Il continuo migrare da un Paese all'altro, per le società che se ne occupano, può essere una soluzione temporanea, ma non sicuramente definitiva.

Ovviamente, è molto probabile che si tratti di una situazione temporanea e che. diradate un po' di nubi, il cielo cripto possa tornare a sorridere.

Bitcoin: potrebbe essere il momento di acquistare?

Dopo tutto ciò che abbiamo evidenziato, potrebbe sorgere spontaneo un quesito: potrebbe essere un momento buono o comunque opportuno per entrare nel mercato dei BTC (bitcoin) o per accumulare posizioni?

In materia, qualsiasi risposta può essere esatta o errata, ma la versione definitiva la sappiamo sempre e solo successivamente. Vediamo quindi di fare qualche ragionamento basato sul panorama internazionale piuttosto che sul lato tecnico basato su quotazioni, supporti, resistenze minimi e massimi.

Innanzitutto partiamo da una considerazione fondamentale: l'investimento in criptovalute è uno di quelli ad elevata volatilità. Ergo, se non avete nervi saldi o una sufficiente conoscenza del mercato, probabilmente vi conviene restarne fuori. Come si acquisisce la conoscenza? Non essendo una scienza infusa, occorre informarsi, leggere, spulciare e cercare informazioni. In tal senso, il web è una miniera d'oro: se si sa scegliere bene, ovvio.

Quindi, ipotizzando di aver stabilito che l'investimento può fare al caso vostro, è molto importante seguire costantemente e con attenzione tutto ciò che accade in ambito internazionale. Quindi, da un lato occorrerà drizzare le antenne a quanto accade soprattutto in America in ottica economia/inflazione e andamento dei tassi. Dall'altro, bisognerà tenere sotto controllo le evoluzioni di situazioni geo-politico-economiche come quella del Kazakistan.

La spirale inflazionistica e un innalzamento dei tassi di interesse, così come penalizzante per i titoli azionari hi-tech, lo è anche per le criptovalute. Allo stesso modo, le tensioni internazionali dovute a crisi energetiche in qualche modo collegate ai Bitcoin, sono penalizzanti per la quotazioni degli stessi.

Ergo, ammesso che il singolo investimento pul anche dare soddisfazioni enormi nel giro di poche ore, è bene valutarlo nell'ottica di medio/lungo periodo.

Bitcoin: obiettivo 100.000 dollari?

Un investimento che, nel solo anno 2021 ha reso il 65% dove lo trovate?

Sicuramente fa gola a tutti ma, come già ricordato precedentemente, non è per tutti. Livelli di ansia e stress, paura delle perdite, non tutti sono in grado di sopportare periodi bui o neri. Inoltre, come per qualsiasi investimento che presenta una elevata volatilità, speta sempre ai posteri l'ardua sentenza.

Il mercato delle cripto, però, è in fermento. Nonostante sia in vita da oltre dieci anni, è soprattutto negli ultimi tempi che si è iniziato a parlarne in modo più approfondito e costante. Prima, anche le informazioni a disposizione, erano decisamente più limitate.

Or dunque, le previsioni parlano del possibile raggiungimento di quota 100.000 dollari come target. Alcuni addirittura ipotizzano nel primo trimestre dell'anno in corso. Sarà così davvero? Chi lo sa. Del resto, le previsioni sono semplicemente ipotesi. Certo, sono basate su dati tecnici e prospettici, ma il colpo di scena, l'evento che può spezzare l'incantesimo può sempre nascondersi dietro l'angolo.

Quindi vale sempre il solito e vecchio consiglio: se decidete di entrare in questo mercato, fatelo con moderazione, in una ottica di diversificazione del vostro portafoglio investimenti e con la consapevolezza che si tratta di un mercato estremamente volatile.