Bollette e ristori: Governo al lavoro sul nuovo decreto

Slitta ad oggi il Consiglio dei ministri per il nuovo decreto contro l’incremento delle bollette e i ristori per le attività colpite dalle misure anti covid.

Il governo porterà in Consiglio dei ministri di oggi un importo almeno equivalente o superiore rispetto a quanto è stato stanziato per il primo trimestre di quest’anno a sostegno di famiglie e imprese (3,8 miliardi complessivamente).

I tecnici del Ministero dell’Economia, del Ministero dello Sviluppo Economico e di quello della Transizione Ecologica hanno lavorato per definire un meccanismo con il quale potessero essere superati i circa 1,5-1,8 miliardi stimati come reperibili attraverso i proventi delle aste di Co2.

Nel corso della riunione di ieri si è analizzata e valutata la possibilità di un intervento sugli extra-profitti generati dalle aziende produttrici. L’intervento richiederebbe però tempi più lunghi, e dunque è stato rinviato ad una maggiore riflessione.

Al momento le possibilità, ancora in fase di valutazione, per poter trovare maggiori risorse entro oggi sono quelle suggerite dal ministro Cingolani.

L’ipotesi più quotata è quella degli oneri di sistema delle bollette (che consentirebbe di ottenere circa 2,5/3 miliardi), ma si stanno valutando anche il taglio degli incentivi sul fotovoltaico e sull’idroelettrico (circa 1,5 miliardi ciascuno).

Il decreto dovrebbe dunque stanziare risorse per circa 4-5 miliardi in tutto. Una parte, da 1,2 a 1,5 miliardi, sarà riservata ai ristori per le imprese dei settori chiusi per decreto o in grave difficoltà a causa della pandemia, a cominciare dal turismo.

Alcune misure previste vanno dalla proroga della cassa Covid al credito d’imposta per l’affitto degli immobili utilizzati come strutture ricettive fino all’esenzione del versamento della prima rata dell’Imu, sostegni a fondo perduto e decontribuzione.

Bollette e ristori: ecco i piani di Governo

L’esecutivo sta valutando da tempo le nuove misure da intraprendere, al più presto, con l’obiettivo di andare a calmierare i costi dell’energia per famiglie e imprese. Il tema è stato recentemente anche oggetto di discussione nel confronto tra il responsabile del Mise, Giorgetti e le aziende energivore.  

Il ministro Giorgetti, ieri, ha anche aperto un tavolo con il mondo imprenditoriale, con le organizzazioni appartenenti al mondo di Confindustria e a Confapi. Una iniziativa che è stata fortemente contestata da altre organizzazioni non presenti all’incontro, in particolare da Confartigianato, Cna e Casartigiani, escluse dalla convocazione.

Anche Confcommercio ha voluto far sentire la sua voce ribadendo le forti perdite delle imprese del terziario, così come tutte le altre organizzazioni imprenditoriali, da Alleanza Cooperative a Coldiretti e Cia.L’obiettivo è di definire per il Consiglio dei ministri i provvedimenti da prendere, anche se non è da escludere del tutto la necessità di maggiore tempo per il compromesso.

I temi che animano il dibattito sono ancora molti: c’è la volontà di utilizzare i proventi delle aste CO2, fino a 1-1,3 miliardi, mentre riguardo la tassazione del contributo sugli extraprofitti da parte delle aziende del settore energetico non si è ancora individuato un termine di riferimento, anche se si starebbe ragionando su una cifra pari a circa 500 milioni per il secondo semestre 2021 e a circa 600 milioni per il primo semestre di quest’anno.

Resta, inoltre, aperto anche il tema degli oneri di sistema. Da un lato, come ha dichiarato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, si starebbe valutando l’idea di rendere strutturale l’azzeramento di questa voce per le bollette della luce delle microimprese, dall’altro lato, invece, si propende per l’ipotesi di sterilizzare gli oneri anche per le aziende con potenza disponibile sopra i 16,5 kilowatt.

Un allargamento oneroso che costerebbe 1,2 miliardi di euro e andrebbe a riguardare circa 1,2 milioni di aziende.Più difficile, invece, l’ipotesi di percorrere la strada di un possibile taglio dell’Iva o delle accise che rischierebbe di far incorrere nei provvedimenti di Bruxelles.

Occorrerà probabilmente andare a definire una strategia complessiva in cui si tenga conto delle proposte del Ministero della transizione ecologica che sono all’attenzione del Mef e di Palazzo Chigi.

Un pacchetto da 8-10 miliardi che comprende più tasselli:

  • 3 miliardi dalla possibile cartolarizzazione della componente Asos;
  • 1,5 miliardi, come ricavi stimati, dalle aste CO2;
  • 1,5 miliardi dalla revisione degli incentivi sul fotovoltaico;
  • una cifra compresa tra 1-2 miliardi dalla rimodulazione delle tariffe per i grandi impianti idroelettrici non incentivati;
  • 1,5 miliardi dalla negoziazione a lungo termine delle rinnovabili.

Ad ogni modo i contributi per le bollette dovrebbero essere erogati sia alle famiglie che alle imprese, ma con un criterio differente rispetto a quello stabilito per i 3,8 miliardi stanziati per il primo trimestre: sarà un rafforzamento per le grandi, escluse dai precedenti interventi.

Inoltre, sono allo studio delle misure strutturali, che necessitano ancora di due tre settimane per realizzare gli adeguati approfondimenti. A questi provvedimenti, inoltre, si vorrebbe affiancare, anche l’ottimizzazione dei giacimenti di gas esistenti senza però nuovi interventi con le trivelle.

Caro bollette: sugli stoccaggi l’Italia vince in Europa

Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani ha ribadito anche recentemente che l’Italia ha una situazione degli stoccaggi di gran lunga la migliore in Europa e, quindi, anche a fronte di un febbraio molto freddo, non correrebbe particolari rischi.

A confermarlo sono i numeri che vedono il nostro Paese, al secondo posto, alle spalle della Germania, per capacità totale (circa 20 miliardi di metri cubi distribuiti tra 13 siti), rispetto alla situazione dell’Europa il cui valore massimo si attesta a circa 115 miliardi di metri cubi, pari a un quinto della domanda annua, e con un andamento molto variegato.

Infatti, Paesi come Germania, Olanda, e, più in generale, quelli del Nord Europa, ad oggi presentano capacità di riempimento che non superano il 50% e sono comunque più esposti ai problemi connessi all’offerta anche come conseguenza della maggiore rigidità del clima, mentre l’Italia, cosi come la Francia, presenta un sistema regolato che prevede, tra l’altro, degli stoccaggi strategici pronti a funzionare come elementi di sicurezza da azionare in situazioni di particolare emergenza.

L’Italia, inoltre, vanta gli stoccaggi più pieni rispetto ai grandi Paesi del Vecchio Continente (fin dall’inizio della campagna di erogazione, a oggi il livello è circa al 60% contro una media europea che risulta inferiore al 50 per cento).

Livelli alti, regole puntuali e riserve strategiche rappresentano, quindi, dei punti di forza per il nostro paese. Senza contare che è italiano il primo operatore Ue su questo versante: si tratta di Snam che ha una capacità di oltre 17 miliardi di metri cubi, altri tre impianti fanno riferimento a Edison  e un altro sito appartiene a Ital Gas Storage.

Caro bollette: le proposte Ue in corso di valutazione

Quindi il quadro per il nostro Paese è molto rassicurante e la Commissione Europea nel corso dell’incontro di dicembre a Bruxelles ha indicato il nostro Paese come un modello da prendere a riferimento ipotizzando, tra l’altro, la possibilità per gli Stati membri di definire meccanismi volontari per l’acquisto e lo stoccaggio comuni di gas da parte degli operatori di trasporto che possono concorrere alla creazione di riserve strategiche come misura preventiva rispetto a possibili nuove emergenze.

Una strada, quest’ultima, sostenuta anche dall’Italia, la cui efficacia è stata più volte sottolineata anche dal nostro premier Mario Draghi che ne ha parlato come di una soluzione particolarmente utile con la quale far fronte a eventuali rincari futuri.

Ormai da tempo è divenuto essenziale che anche l’Europa pensi al potenziamento della propria capacità di stoccaggio. Gli stoccaggi, attualmente per il gas naturale e in un prossimo futuro di gas rinnovabili (biometano e idrogeno) saranno destinati ad avere un ruolo sempre più importanti per poter garantire stabilità alle forniture e ridurre i prezzi dell’energia nella transizione energetica.

L’Europa, quindi non solo dovrà dotarsi di una maggiore capacità di stoccaggi, ma dovrà operare con meccanismi di acquisti comuni come proposto da alcuni paesi membri, avere una regolazione stringente sul modello italiano, dotarsi di nuove misure di breve e medio periodo con le quali si dovranno andare a garantire il riempimento dei siti disponibili, nonché soluzioni per aumentare la capacità dei campi attuali.

Tutto questo perché è sempre possibile che possano verificarsi delle difficoltà con alcuni paesi fornitori coinvolti in crisi geopolitiche, come ad esempio sta accadendo con le tensioni politiche tra Russia e Ucraina.

ll caro bollette grava sull’inflazione  

Nonostante il contesto economico permanga positivo, i ministri delle Finanze dell’Unione europea riuniti ieri a Bruxelles hanno tenuto a sottolineare i rischi congiunturali che dipendono dal perdurare della pandemia e dall’incremento dell’inflazione.

L’inflazione, salita nella zona euro a dicembre al 5,0% annuo, i ministri hanno parlato anche con la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde che avrebbe ribadito che per la Banca centrale europea (Bce) l’andamento al rialzo dei prezzi al consumo, che sta caratterizzando quest’ultimo periodo, dovrebbe subire un rallentamento nel corso dell’anno.

Pertanto, la Bce ha confermato l’intenzione di agire sulla liquidità piuttosto che sui tassi d’interesse ed ha ridotto la potenza dello stimolo monetario che aveva attuato per sostenere l’economia ma ha prolungato gli acquisti delle obbligazioni almeno fino alla fine del 2022, stimando che l’inflazione probabilmente tornerà sotto il suo target (2%) entro la fine dell’anno.

E’ stata una decisione contrastata con una profonda spaccatura tra i diversi esponenti del board, alcuni dei quali, hanno sostenuto che l’inflazione rischi di superare le aspettative restando elevata più a lungo nel tempo.

Le motivazioni alla base dell’inflazione elevata ci si attende che tenderanno a svanire e l’inflazione scenda nella seconda parte dell’anno.  In sostanza la banca centrale ha rivisto le sue stime che vedevano una possibile riduzione dell’inflazione già in questa prima parte dell’anno nonostante qualche voce fuori dal coro ritenesse la previsione fin troppo ottimistica.

Tra i fattori che maggiormente stanno contribuendo ad un rialzo dell’inflazione c’è sicuramente l’aumento dei prezzi energetici che sta interessando i governi degli stati membri che sono all’opera per fronteggiare le conseguenze per privati e aziende.

Sul fronte Bce invece la preoccupazione sul tema è che per fronteggiarlo con un aumento dei tassi d’interesse si andrebbero a creare tensioni sul mercato dei debiti pubblici.

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