Bonus INPS da 800 euro in scadenza il 31 ottobre! A chi spetta?

Meno di due settimane alla scadenza di un bonus INPS alquanto generoso, il bonus ISCRO. Nato come forma di sostegno mensile per i lavoratori in difficoltà economiche, si può ottenere con questo contributo per sei mesi una cifra che oscilla da 250 a 800 euro al mese. Vediamo perciò come si invia la domanda di richiesta e quali sono i requisiti.

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Mancano meno di due settimane al termine di un bonus molto generoso, ma anche molto severo nei requisiti e in scadenza il 31 ottobre 2021.

Parliamo del bonus ISCRO INPS, Indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa, che deve la sua nascita alla Legge di Bilancio 2021 (art. 1 commi 386-400) e la sua entrata in vigore al decreto attuativo del governo Draghi.

Questo incentivo rientra nel complesso degli ammortizzatori sociali e per lui è stato previsto un tempo di attivazione triennale che va dal 2021 al 2023.

I soli possibili beneficiari sono i titolari di Partita Iva iscritti all’INPS, cioè che versano i contributi alla Gestione Separata.

Seppur caratterizzato da requisiti severi il bonus ISCRO è però piuttosto largo di maniche negli importi, poiché ai beneficiari spettano dai 250 agli 800 euro al mese per sei mesi.

Vediamo quindi quali requisiti sono richiesti alle Partite Iva per diventare beneficiarie del bonus ISCRO, come si calcolano gli importi e anche come inoltrare la domanda di richiesta. 

Partite Iva destinatarie e requisiti di accesso al bonus ISCRO

Partiamo prima di tutto dai destinatari, cioè vediamo quali sono i requisiti con cui identificare i potenziali beneficiari del bonus ISCRO. Ricordando che la normativa dell’incentivo è descritta nella circolare n. 94 diffusa dall’INPS il 30 giugno 2021.

Nel dettaglio per accedere al diritto dell'indennità mensile offerta dal bonus ISCRO è necessaria la coesistenza di tutte queste condizioni:

  • non essere iscritti presso altre forme di previdenza obbligatoria;
  • non avere arretrati nel versamento della contribuzione obbligatoria all’INPS;
  • non percepire alcun tipo di trattamento pensionistico;
  • non ricevere il Reddito di Cittadinanza né indennità di disoccupazione (NASpI e DIS-COLL);
  • quando si presenta la richiesta, il reddito da lavoro autonomo per l’anno prima deve essere inferiore almeno del 50%, in confronto alla media dei redditi, prodotti sempre da lavoro autonomo, dei tre anni che lo precedono;
  • l’anno prima di fare richiesta il reddito complessivo del richiedente prodotto dal lavoro autonomo non deve andare oltre gli 8.145 euro. Questo tetto limite sarà comunque calcolato ogni anno tenendo conto delle variazioni dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati ISTAT;
  • la Partita Iva, associata all’attività con cui si è iscritti alla Gestione Separata INPS, al momento in cui si richiede il bonus deve avere un tempo di attivazione di almeno quattro anni.

Il bonus ISCRO risulta invece compatibile con l'assegno ordinario di invalidità.

In alternativa, ogni informazione sul bonus ISCRO è contenuta anche nel video YouTube di Le Audioguide per TUTTI:

 

Bonus ISCRO, il requisito legato al reddito da lavoro autonomo della Partita Iva

Per quanto riguarda il requisito legato al reddito da lavoro autonomo accumulato dalla Partita Iva nel quadriennio che precede la domanda, per quest’anno sarà necessario confrontare il reddito del 2020, con il reddito medio del triennio 2017-2019 e verificare se ci sia una differenza almeno del 50%.

Facciamo un esempio più concreto e immaginiamo una Partita Iva che invia domanda per il bonus ISCRO 2021 e ha accumulato per l’anno 2020 un reddito da lavoro autonomo di 6.000 euro.

Nei tre anni che precedono il 2020 invece il reddito da lavoro autonomo è stato di 15.000 euro nel 2017; 14.000 euro nel 2018 e 16.000 euro nel 2019.

Poiché a noi serve confrontare il reddito da lavoro autonomo del 2020 con il reddito medio accumulato durante tutto il triennio 2017-2019, per determinare quest’ultimo sommiamo tutti e tre i valori, cioè i redditi 2017, 2018 e 2019.

Sommando i valori otteniamo 45.000 euro (15.000 + 14.000 + 16.000), per avere il fatturato medio del triennio dividiamo questa cifra per tre e abbiamo 15.000 euro (45.000/3).

Ora, confrontiamo questo reddito medio annuale del triennio, pari a 15.000 euro, con il reddito 2020, cioè 6.000 euro. 

Il fatturato da lavoro autonomo del 2020 risulta inferiore a quello medio annuale dei tre anni che precedono di oltre il 50%, quindi la nostra Partita Iva risponde ai requisiti del bonus ISCRO.

Molto spesso facendo riferimento al bonus ISCRO si fa anche riferimento al requisito ISEE di accesso, in realtà non si tratta di ISEE, che un documento più completo, ma i limiti relativi al reddito vanno calcolati solo su quello prodotto dal soggetto attraverso il lavoro autonomo, cioè la libera professione, non rientrano nel conteggio eventuali redditi da lavoro dipendente, utili invece ai fini ISEE.

Il bonus ISCRO restituisce alla Partita Iva il 25% del fatturato perso in sei mesi 

Sempre tenendo conto del reddito da lavoro autonomo prodotto nel 2020, e determinato questo, il bonus ISCRO 2021 assegna un versamento mensile, che corrisponde al 25% del reddito medio accumulato in un semestre del 2020, comunque sempre entro un limite minimo di 250 euro al mese e massimo di 800 euro.

Per rendere l’idea di come si calcolano gli importi spettanti al mese di bonus ISCRO, torniamo alla nostra Partita Iva che fatturava nel 2020 un totale di reddito complessivo annuo di 6.000 euro e che ha richiesto ed ottenuto il contributo.

Per sapere quanto le spetta al mese di bonus INPS, partiamo sempre dal reddito da lavoro autonomo prodotto nel 2020 che è 6.000 euro, come ben sappiamo. 

Per calcolare il fatturato medio semestrale del 2020, non dobbiamo fare altro che dividere 6.000 euro, il reddito corrispondente a 12 mesi, per due, ottenendo così 3.000 euro. Calcoliamo adesso il 25% di 3.000 euro per ottenere 750 euro, che è proprio quanto sarà versato al mese di bonus ISCRO alla nostra Partita Iva.

Ricordiamo infine che i contributi percepiti attraverso il bonus ISCRO non concorrono in alcun modo ad accrescere il reddito del beneficiario.

Istruzioni per la procedura di invio della domanda per il bonus ISCRO

Inviare domanda di richiesta per il bonus ISCRO 2021 sarà possibile fino al 31 ottobre prossimo e sarà necessario utilizzare la procedura telematica, sull’apposito portale messo a disposizione dall’INPS.

Sarà ovviamente anche possibile rivolgersi a patronati e Caf che in caso di difficoltà possono effettuare la richiesta online per il beneficiario. Per la procedura si deve accedere al portale online con SPID, CIE, CNS o PIN INPS.

Come unica alternativa alla procedura telematica il bonus ISCRO ammette la richiesta in via telefonica, che può essere fatta chiamando il contact center dell’INPS (803 164; 06 164 164).

In fase di richiesta sarà necessario autocertificare il possesso di tutti i requisiti reddituali, poiché INPS ed Agenzia delle Entrate effettueranno poi un controllo incrociato.

Condizioni per cui decade il diritto al bonus ISCRO per la Partita Iva

Ovviamente se, come molti hanno fatto notare, il bonus ISCRO richiede alla Partita Iva moltissimi requisiti di accesso, vediamo adesso le condizioni in cui dopo aver ottenuto il beneficio esso può decadere.

Il decadimento è previsto al verificarsi anche di una sola di queste condizioni durante il periodo in cui viene erogata l'indennità:

  • la chiusura della Partita Iva;
  • l’iscrizione ad un diverso ente professionale;
  • la titolarità di un altro trattamento pensionistico o Reddito di Cittadinanza.

Al verificarsi di uno di questi scenari il bonus ISCRO decade a partire dal giorno dopo, gli importi erogati e corrispondenti ad un periodo di tempo posteriore a questa data dovranno essere perció restituiti all’INPS della Partita Iva.

Al fine di mantenere il diritto al bonus ISCRO i titolari, come stabilito già dalla Legge di Bilancio 2021, dovranno seguire dei percorsi di aggiornamento professionale, la frequenza ai quali sarà monitorata e obbligatoria.

L’effetto del bonus ISCRO sulle tasse contributive delle Partite Iva iscritte all’INPS

Come però per le Partite Iva iscritte alla Gestione separata nel 2021 è nata la possibilità di avere questo contributo mensile chiamato bonus ISCRO è arrivata anche una brutta notizia collegata ad esso.

Perché al fine di assegnare al bonus i finanziamenti necessari a tenerlo in vita per tre anni dal 2021 al 2023, fin tanto che esso sarà attivo ci sarà anche una nuova aliquota contributiva di 0,26 punti percentuali per quest’anno di 0,51 punti percentuali nel 2022 e 2023.

Cioè, partendo dall’aliquota contributiva ordinaria (invalidità, vecchiaia, superstiti) ferma al 25%, si dovrà versare l’aliquota aggiuntiva dello:

  • 0,72% (maternità, ANF, malattia, degenza ospedaliera, congedi parentali)
  • 0,26% per il 2022 e 0,51% per i due anni seguenti per l'indennità chiamata appunto bonus ISCRO.

Non solo bonus ISCRO! Nuovi contributi a fondo perduto per Partita Iva

Mentre il bonus ISCRO si avvicina alla fine in questo ciclo annuale, un altro contributo a fondo perduto ha ricevuto però il suo decreto attuativo, cioè quello riservato alle Partite Iva di fatturato superiore.

Fino al 31 dicembre 2021 sarà infatti possibile, se le entrate dell’attività è compresa tra i 10 o 15 milioni di euro all’anno, richiedere all’Agenzia delle Entrate il contributo a fondo perduto alternativo, progettato dal DL Sostegni bis, e se oltre a questo la Partita Iva possiede anche i seguenti requisiti: il reddito prodotto dal 1 aprile 2020 al 31 marzo 2021 deve risultati inferiore del 30% almeno rispetto al reddito prodotto nel periodo compreso tra il 1 aprile 2019 e il 31 marzo 2020.

Questa perdita di fatturato pari al 30% sarà l'importo che si otterrà come contributo a fondo perduto alternativo, entro la misura massima di 50.000 euro a beneficiario.

La somma spettante sarà versata sul conto corrente della Partita Iva o a richiesta sarà possibile fruirne come credito d’imposta a compensazione.

Altri ristori sono poi previsti sempre per le Partite Iva attraverso l’erogazione di contributi a fondo perduto assegnati in base al codice Ateco. Sono infatti ristori destinati alle attività che a causa della pandemia e delle restrizioni hanno chiuso per almeno 100 giorni.

Altri fondi sono invece stati destinati all’erogazione di contributi unicamente per le Partite Iva che operano nel turismo, cercando di identificare così quelli che sono stati i settori maggiormente colpiti dalla crisi ed assegnare ad essi aiuti specifici. Rientrano infatti in questa ondata di nuovi contributi a fondo perduto anche le Partite Iva del settore matrimoni.