Bonus ristrutturazioni 2021: ecco come usufruirne

Ancora dubbi sul bonus ristrutturazioni? Scopriamo insieme tutti gli aspetti che riguardano tale agevolazione. Con la Legge bilancio 2021 sono in arrivo importanti novità che danno la possibilità di usufruire del bonus ad altre cerchie. Ecco cosa serve sapere prima di fare la richiesta

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A partire dal 2020, il Governo ha attuato diverse riforme per garantire aiuti vari alla popolazione italiana che, soprattutto in questo ultimo periodo, ha la possibilità di accedere a dei bonus molto interessanti.

Tra questi quelli che più fanno discutere sono gli aiuti inerenti all'edilizia, c'è il bonus ristrutturazione e l'ecobonus 110%. In questo articolo analizzeremo nel dettaglio il primo per capire che cos'è, quali sono i requisiti per ottenerlo e quali sono le novità da tenere in considerazione. 

Tutte le informazioni necessarie vengono riportare nel Decreto Rilancio, pubblicato il 17 luglio 2020. 

Bonus ristrutturazioni: dalle origini ad oggi

Il bonus ristrutturazioni non è di certo un'invenzione degli ultimi Governi, esso nasce molto tempo fa e nel corso degli anni è stato modificato. Tale agevolazione risale al 1986, con il DPR 917/86, dove la detrazione era pari al 36% su una spesa massima di 48.000 euro per unità immobiliare, da utilizzare per 10 anni

Successivamente la quota della detrazione è salita al 50%, secondo il DL 83/2012, facendo riferimento ad una spesa massima di 96.000 euro per ogni unità immobiliare. 

Quindi come avrete potuto capire, il bonus ristrutturazioni non è altro che un rimborso da parte dello Stato qualora vengano fatti dei lavori su un immobile. 

Attualmente, secondo la Legge di Bilancio, Il bonus ristrutturazioni, valido fino al 31 dicembre 2021, fa sì che si possa accedere ad un rimborso Irpef per le spese sostenute, senza superare la soglia dei 96.000 euro.

Bonus ristrutturazioni 2021: quali sono i lavori ammessi

Rispetto ai decreti precedenti, con l'ultima legge sono molti i lavori che rientrano nella lista del bonus e a cui spetta la detrazione del 50%. 

Essi sono:

  • lavori di manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro, recupero volto alla conservazione e ristrutturazione edilizia effettuati su parti comuni di edifici residenziali, quindi condomini. Tali interventi sono indicati nel Dpr 380/200, precisamente alle lettere  a), b), c) e d) dell’articolo 3. 
  • lavori di conservazione straordinaria, restauro e recupero conservativo, ristrutturazione edilizia rivolti a edifici individuali, con residenza in qualsiasi categoria catastale, vale a dire anche in quelle rurali e pertinenze. Tali interventi sono inseriti nel Dpr 380/2001 alle lettere b), c) e d) dell’articolo.  

Volendo semplificare la lista, stiamo parlando di lavori come:

  • impianti di ascensori e installazione di scale di sicurezza;
  • creazione e modifiche dei servizi igienici;
  • cambio di infissi esterni e serramenti o persiane con serrande, rientrano in questa categoria anche la sostituzione di materiale o del tipo di infisso;
  • restauro di scale e rampe;
  • lavori volti al risparmio energetico;
  • creare recinzioni nella propria aera privata;
  • realizzazione di scale interne.
  • cambio del gruppo elettronico di emergenza.

Tra questi rientra anche la ristrutturazione delle porte in casa che fino ad oggi non rientrava nella lista dei lavori di manutenzione ordinaria. Secondo quanto ha riportato il Deputato del M5S, Giovanni Currò, nell’interrogazione n. 5-03461 presentata in Commissione Finanze della Camera:

Ad eccezione dell’installazione di porte blindate (riconducibile al diverso presupposto delle opere finalizzate alla prevenzione di illeciti da parte di terzi di cui all’articolo 16-bis, comma 1, lettera f) la sostituzione delle porte interne è inquadrabile fra le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici riconducibili tra gli interventi di manutenzione ordinaria e quindi non agevolabili sulle singole unità immobiliari abitative.

Bonus ristrutturazioni: chi ha diritto a riceverlo?

Anche in questo caso c'è chi avrà diritto a ricevere il bonus ristrutturazioni. Nel 2021 chi potrà usufruire dell'aiuto sarà un contribuente assoggettato all'Irpef o all'Ires, sia residente in Italia sia all'estero.

Inoltre, c'è da chiarire che tale rimborso potrà essere dato sia al proprietario dell'immobile e sia al titolare del diritto di godimento. Quindi i soggetti interessati potranno essere:

  • familiare convivente: coniuge, parenti di secondo e terzo grado.
  • coniuge separato
  • convivente more uxorio. 

In altri termini secondo quanto si legge su Italiantimes, il bonus in questione spetterà 

al proprietario, al nudo proprietario, al titolare di un diritto reale di godimento, locatario, socio di cooperative divise e indivise, imprenditore individuale ma solo per l'immobile non strumentale o merce, soggetto che produce redditi in forma associata che segua le stesse condizioni dell'imprenditore individuale.

In caso di preliminare vendita, il bonus ristrutturazioni spetterà all'acquirente della struttura solo se è entrato in possesso del bene, sta eseguendo i lavori a sue spese, è stato regolarmente registrato il compromesso. 

Bonus ristrutturazioni: come fare domanda?

Per richiedere il bonus ristrutturazioni, il diretto interessato dovrà fare domanda consegnano una serie di documenti da presentare, qualora lo richiedessero, all'Agenzia delle Entrate.

Serviranno la domanda di accatastamento dell'immobile, le ricevute di pagamento dell'Imu, dichiarazione del consenso dei lavori, tutte le concessione e le autorizzazioni e la ricevuta di invio della Comunicazione Enea. 

Inoltre, per richiedere la detrazione del 50% e quindi usufruire del bonus, il richiedente dovrà pagare qualsiasi spesa attraverso il bonifico bancario o postale, calcolare poi l'importo da chiedere per il rimborso che dovrà essere inserito nella dichiarazione dei redditi successiva all'anno in cui è stato affrontato il versamento. 

Se il soggetto che ha preso in carico le spese opta per la cessione di un credito d’imposta, dovrà rispettare tutti gli obblighi previsti dalla norma e poi cedere la detrazione in favore di terzi.Quindi potrà monetizzare la quota prevista per il rimborso.  

Tale opzione è possibile anche per le rate residue delle detrazioni che ancora non sono state utilizzate, in questo caso una volta fatta la cessione, essa non può essere più revocabile. Un'altra possibilità è quella di chiedere lo sconto in fattura all’impresa che realizza i lavori.

La cessione di un credito d'imposta è conveniente se si crede di non avere un reddito sufficientemente utile per recuperare nel corso della dichiarazione l’intera somma della spesa sostenuta; se si vuole utilizzare altri aiuti senza utilizzare i propri fondi ed infine se si ha voglia di riprendere in un'unica imposta, la quota spettante.

Qualora avvenisse un controllo e in quella fase mancassero documenti necessari per il proeseguimento, l'Agenzia delle entrate ha il diritto di recuperare l'importo che corrisponde alla detrazione e che non spetta al beneficiario, visto che non ci sono documenti, la somma aumenta a causa degli interessi di cui all'articolo 20 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, e delle sanzioni di cui all'articolo 13 del decreto legislativo 18 dicembre 997, n. 471.

Per avere le idee ancora più chiare, non ci resta che seguire The notary pills

Ecobonus 110

In questo ultimo anno si è parlato molto di Ecobonus 110%, si tratta di un super aiuto da parte del Governo per avviare delle attività di ristrutturazione per gli edifici. 

E' un'agevolazione prevista dal Decreto rilancio che riguarda tutte le spese effettuate dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022, per determinati lavori come interventi antisismici, installazione di impianti fotovoltaici o delle infrastrutture volti a ricaricare veicoli elettrici negli edifici. 

Con la legge di Bilancio 2021, il bonus è stato prorogato ed inoltre è stata approvata la proposta di ampliare l'aiuto del 110% anche alle seconde case, al terzo settore, alle associazioni e società sportive amatoriali per quanto riguarda gli spogliatoi. Non rientrano nella lista tutti gli edifici più lussuosi come ville e castelli.

All'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza si legge che

Per far fronte ai lunghi tempi di ammortamento delle ristrutturazioni degli edifici, per stimolare il settore edilizio, da anni in grave crisi, e per raggiungere gli obiettivi sfidanti di risparmio energetico e di riduzione delle emissioni al 2030, si intende estendere la misura del Superbonus 110 per cento recentemente introdotta (articolo 119 del Decreto Rilancio) dal 2021 al 2023 (al 30 giugno 2023 per gli interventi effettuati dagli IACP, a condizione almeno il 60 per cento dei lavori siano stati effettuati alla fine del 2022; al 31 dicembre 2022 per gli interventi effettuati dai condomini , a condizione che almeno il 60 per cento dei lavori sia stato effettuato entro il 30 giugno precedente).

Bonus ristrutturazioni: aiuti per alberghi 

Tra i tanti aiuti messi a disposizione dal Governo e previsti dal Decreto bilancio, rientra anche il bonus alberghi. Si tratta di un aiuto ideato per la prima volta nel 2015 che ha subito modifiche nel corso degli anni fino ad oggi.

Esso consiste in un credito d'imposta pari al 65%, il limite massimo di spese ammissibili. Possono richiedere il bonus tutte le strutture come agriturismi, stabilimenti termali, alberghi, campeggi e villaggi turistici. 

Tra i lavori possibili rientrano la ristrutturazione edilizia prevista dall’art. 3, comma 1, lettera b), c), d) del DPR 380/2001; l'abolizione delle barriere architettoniche e l'aumento dell’efficienza energetica, scelta di misure antisismiche e spese riguardo ai mobili e ai componenti di arredo.

Per il momento la proroga del bonus alberghi è prevista fino al 2022 grazie allo stanziamento di 100 milioni di euro previsto dal decreto Sostegni bis

Chi è interessato a richiedere il bonus dovrà rispettare alcune regole. In particolare esiste una condizione che riguarda il beneficiario che non dovrà cedere a terzi i beni messi in oggetto per gli investimenti prima dell’ottavo periodo d’imposta successivo a quello di effettuazione della spesa agevolata.