Bonus smart working 2021: Importo raddoppiato fino al 31/12

Il bonus smart working 2021 è stato prorogato fino al 31 dicembre 2021, sia per i lavoratori della Pubblica Amministrazione sia per quelli del settore privato. L’importo di questo sostegno al reddito è stato raddoppiato: si passa, infatti, da € 258,00 a € 516,00. Con questo contributo erogato dall’azienda, il dipendente può allestire all’interno della propria casa un spazio adibito allo smart working.

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Nel Decreto Sostegni bis tra le numerose agevolazioni viene confermato il bonus smart working 2021. L’aiuto economico in principio era di € 258,00, ora è stato praticamente raddoppiato arrivando a € 516,00. Può essere speso per l’acquisto di mobili da ufficio, per allestire lo spazio di lavoro presso la propria abitazione. Questa tipologia di lavoro, secondo la normativa, sarà prorogato fino a dicembre 2021.

Con l’estensione di questo bonus i lavoratori, sia della Pubblica Amministrazione sia del settore privato, potranno continuare a usufruire di questo contributo economico per tutto il 2021. Il bonus dovrà essere chiesto espressamente al proprio datore di lavoro, al fine di migliorare le condizioni di lavoro presso la propria abitazione.

Bonus smart working 2021: proroga fino a dicembre 2021

Il lavoro agile, o smart working, ha subito una proroga. Il termine è stato fissato a dicembre 2021. Dato il protrarsi di questa metodologia lavorativa, i lavoratori possono continuare a usufruire di un determinato contributo economico per poter acquistare materiale da utilizzare per lavorare da casa.

Con il Decreto Sostegni bis questo contributo è raddoppiato rispetto al precedente. Il lavoratore può richiedere al datore di lavoro € 516.00 per i cosiddetti fringe benefits

Lo strumento di welfare aziendale consente a chi ne usufruisce di poter acquistare le attrezzature che servono per garantire una maggiore qualità della vita lavorativa.

Fringe benefits: che cosa sono

Questa tipologia di contributo rientra nei cosiddetti fringe benefits, definiti anche benefits. Si tratta di elementi che vengono aggiunti alla retribuzione vera e propria. Questi “benefici” concorrono a formare il reddito del lavoratore dipendente.

L’art. 51, comma 3 del TUIR (Testo Unico sulle Imposte sui Redditi) regolamenta questa tipologia di contributi

Il valore normale dei generi in natura prodotti dall'azienda e ceduti ai dipendenti è determinato in misura pari al prezzo mediamente praticato dalla stessa azienda nelle cessioni al grossista. […]

I fringe benefits non vengono corrisposti in denaro, bensì sotto forma di beni e/o servizi. Sono, quindi, benefici in natura volti a migliorare il tenore di vita del lavoratore. L’uso di questi elementi serve per sostenere delle spese relative al campo lavorativo o, in alternativa, gli garantiscono delle prestazioni che in altro modo non potrebbe permettersi. 

Questi benefit vanno dalla concessione del telefono cellulare all’uso del computer portatile o del tablet, dall’utilizzo di un’abitazione in affitto all’assicurazione e così via. La concessione in uso privato, parziale o totale, di beni costituiscono per il lavoratore un forma retributiva corrisposta in natura. Di norma l’azienda fissa nel contratto individuale del dipendente i questi benefici.

In questo contesto rientra l’aiuto economico derivante dal bonus. In via del tutto eccezionale il datore di lavoro corrisponde del denaro, per fare in modo che il dipendente possa acquistare ciò di cui necessità per lavorare da casa. L’emergenza sanitaria ha portato all’introduzione di questa misura anomala, che di fatto rientra nei fringe benefits.

Bonus smart working 2021: come funziona

Il bonus smart working 2021 è una particolare misura di sostegno al reddito, che nasce come incentivo per chi si è trovato costretto a lavorare da casa a causa della pandemia.

Per contenere la diffusione del Covid 19, infatti, si è dovuti stare a casa evitando di affollare i mezzi pubblici e i luoghi di lavori. In questo scenario i lavoratori hanno dovuto cambiare modo di lavorare, stando a casa. Lo smart working, inoltre, permette anche alle persone in quarantena di poter svolgere la loro mansione, ovviamente nei casi in cui la salute lo permetta. 

Il lavoro agile però implica per il lavoratore delle spese impreviste, le quali spaziano dalle utenze ai costi di connessione a internet. È nato, quindi, il bonus smart working, in accordo tra le aziende e i sindacati dei lavoratori.

Questo incentivo varia in base al contratto di lavoro del dipendente e dalla tipologia dell’azienda. Il dipendente che deve affrontare delle spese, a causa dello smart working, deve informare il proprio datore di lavoro o il sindacato. 

Il sostegno economico verrà corrisposto con un forfettario o con un rimborso parziale delle spese che il dipendente ha dovuto sostenere lavorando a casa.

Bonus smart working 2021: chi può richiederlo

Questo sostegno al reddito può essere richiesto da coloro che lavorano da dipendenti presso aziende che riconoscono i fringe benefit. Se l’azienda riconoscerà questo beneficio, il lavoratore potrà usufruirne allestendo il proprio ufficio in una zona della casa. 

I soldi che l’azienda eroga al dipendente devono essere usati per acquistare prodotti specifici, ovvero scrivanie da lavoro, sedie ergonomiche e illuminazione per lavorare meglio da casa. Non possono essere, quindi, spesi per altre finalità. 

Questa tipologia di bonus esiste da molto tempo, ma pochissime aziende hanno deciso di utilizzare questa possibilità. Con la sua proroga è stato aumentato il fondo, c’è tutto il tempo per organizzarsi. 

Per richiedere il bonus il dipendente deve fare richiesta in modo diretto al proprio datore di lavoro. La domanda deve essere tempestiva, in quanto le aziende devono concordare con le società di welfare aziendale gli arredi ergonomici da inserire nelle proposte acquistabili all’interno dei fringe benefits.

Bonus smart working 2021: la connessione internet la paga il datore di lavoro?

Una volta risolto risolto il problema dell’arredo dell’ufficio presso la propria abitazione, il lavoratore per poter lavorare ha necessità di una connessione internet stabile. Al momento nessuna norma specifica che le spese relative a una buona connessione dati sia a carico del datore di lavoro, quando il dipendente lavora in modalità smart working. Esiste, purtroppo, un vuoto normativo per quanto riguarda questo aspetto del lavoro agile.

In merito alla questione si espressa anche l’Agenzia delle Entrate, con il messaggio 371 del 24 maggio 2021.

I redditi di lavoro dipendente di cui all'articolo 49 del TUIR, sono disciplinati, ai sensi del successivo articolo 51, comma 1, dal principio di onnicomprensività, in applicazione del quale «tutte le somme ed i valori in genere a qualunque titolo percepiti nel periodo d'imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro» costituiscono reddito imponibile per il dipendente. 

L’Agenzia delle Entrate, inoltre, afferma che le risorse erogate per il rimborso della connessione dati non sono da tassare, in quanto sono sostenute in telelavoro (o smart working) e servono al raggiungimento delle informazioni informatiche dell’azienda, le quali sono messe a disposizione del datore di lavoro per poter assolvere alle varie mansioni lavorative del dipendente.

L'Amministrazione Finanziaria con circolare n. 326 del Ministero delle Finanze, del 23 dicembre 1997, in riferimento alla rilevanza fiscale dei rimborsi spese, si è espressa affermando che si possono escludere da imposizioni i rimborsi delle spese che il dipendente effettua per snellezza operativa e che sono a carico del datore di lavoro.

In questo documento, inoltre, si precisa che il rimborso dei costi inerenti ai collegamenti telefonici rientra nelle ipotesi citate nella circolare n. 326 del 1997, riguardante il rimborso delle spese che sono di interesse esclusivo del datore di lavoro e che sono, invece, anticipate dal dipendente. 

Nella Risoluzione 74/E del 2017, l’Amministrazione finanziaria indica, altresì, che 

Laddove, invece, il legislatore non abbia indicato tale criterio forfetario, i costi sostenuti dal dipendente nell’esclusivo interesse del datore di lavoro, devono essere individuati sulla base di elementi oggettivi, documentalmente accertabili, al fine di evitare che il relativo rimborso concorra alla determinazione del reddito di lavoro dipendente. 

Tali spese devono, quindi, essere documentate e non concorrono a formare reddito di lavoro dipendente.

Bonus smart working 2021: come avvengono i permessi

L’Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) precisa, con una nota, che i dipendenti pubblici possono godere di assenze orarie retribuite, nonostante abbiano la reperibilità in determinate fasce orarie.

Il dipendente, che opera secondo modalità di lavoro agile, può fruire di permessi su base oraria, in quanto sono previsti dalla vigente contrattazione collettiva nazionale del lavoro. Può, quindi, sollevarsi dalla reperibilità qualora

[…] la sua esigenza, per natura e caratteristiche, non risulti compatibile con tale obbligo e non possa essere soddisfatta al di fuori del periodo di durata del medesimo, ferme restando le ordinarie disposizioni contrattuali sulle causali, e sulla motivazione e sulla documentazione dei permessi stessi.

Chi lavora in smart working, di conseguenza, ha diritto a prendere dei permessi orari. Questo è quanto emerge dalla nota scritta dall’ente, in cui viene precisa su come devono agire i dipendenti pubblici che operano a distanza. 

Bonus smart working 2021: i permessi previsti dalla legge 104

Parlando di permessi è d’obbligo portare all’attenzione anche la questione relativa ai permessi della Legge 104. Anche questi ultimi possono essere fruiti da coloro che operano in smart working. 

Lo precisa l’Ispettorato del Lavoro, nella nota n. 7152 del 26 aprile 2021. I tre giorni di permesso mensile, definiti dalla Legge n. 104/1992, si possono fruire a ore anche durante la modalità lavorativa di smart working. Il lavoratore può, quindi, utilizzare i tre giorni riconosciuti per legge in modo frazionato, laddove

ritenga, secondo le proprie valutazioni, che le proprie esigenze personali per le quali si fruisce del permesso non siano compatibili con la propria organizzazione in modalità agile. 

Il lavoratore che opera secondo le modalità del lavoro agile non è vincolato da orari definiti, se ritiene necessario di dover fruire dei permessi previsti dalla Legge 104/92, ha tutti i diritti di poterne usufruire.