Di bullish c’è solo la curva dei contagi

La settimana dell’ultimo dibattito pre-elettorale americano non ha portato il tanto atteso piano di sostegno all’economia USA e neppure grossi segnali di riduzione delle distanze tra i due contendenti.

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La settimana dell’ultimo dibattito pre-elettorale americano non ha portato il tanto atteso piano di sostegno all’economia USA e neppure grossi segnali di riduzione delle distanze tra i due contendenti. A dire il vero si nota un certo recupero da parte di Trump, che pare più efficace nei comizi, dove può fare il mattatore solitario e dire quel che vuole, piuttosto che nei dibattiti televisivi, dove occorre rispettare il galateo e rispondere a domande ed obiezioni. Biden invece continua la sua performance di basso profilo. Per tutta la campagna elettorale non è riuscito dimostrare molto di più di  educazione e pacatezza. Oggettivamente un po’ poco per chi vuole ripetere le gesta del mitico Obama. Nel dibattito televisivo è anche riuscito a farci vedere un paio di gaffe. La prima è guardare l’orologio, segno di nervosismo. La seconda è stata l’affermazione dell’intenzione di spingere sulla transizione energetica dal petrolio alle energie rinnovabili. Sicuramente è un obiettivo giusto ed inevitabile, ma non è tema da cavalcare in campagna elettorale. Ricorda molto l’uscita infelice di Hillary Clinton 4 anni fa, quando promise lo smantellamento dell’industria del carbone, col risultato che tutti i lavoratori interessati votarono per Trump nel timore di perdere il lavoro. Se pensiamo che ora 10 milioni di elettori americani lavorano nel settore petrolifero…

A Trump comunque resta ormai poco tempo per ribaltare i sondaggi sfavorevoli e difficilmente riuscirà il prodigioso recupero finale di 4 anni fa, anche se lui ci crede ancora. Ma ogni giorno che passa senza segnare punti importanti allontana la prospettiva.

A mettere un po’ di ansia ai mercati ha provveduto il Coronavirus, che in settimana ha realizzato nuovi massimi storici di contagio a livello mondiale, grazie soprattutto alla diffusione in Europa e USA.

Nel vecchio continente il nostro paese è purtroppo in pieno dramma e il governo ha smesso di recitare il ritornello del “per fortuna noi siamo migliori di altri”. Da quasi un mese assistiamo al raddoppio settimanale dei contagi. E’ la classica progressione esponenziale, che vede prima esplodere i contagi e qualche giorno dopo impennarsi anche le ospedalizzazioni e poi i morti.

Di questo passo il sistema sanitario va in fretta sotto pressione, come dimostra la situazione del nostro paese, specialmente al centro-sud. La narrazione di una sanità che si stava preparando con scrupolo alla seconda ondata, prevista per l’autunno, si è rivelata purtroppo una favola adatta a coprire le meritate vacanze degli eroi della prima ondata, mentre il resto degli italiani si è ammucchiato sulle spiagge e nelle discoteche, confidando che il virus fosse clinicamente morto, come certificato in tv da alcuni luminari da talk show. Nulla è stato fatto neppure per potenziare il trasporto pubblico, come stiamo constatando ora che il distanziamento sociale impone la diminuzione dell’affollamento su tram, autobus e treni regionali. Per non parlare del tracciamento dei contagiati, delegato ad una App che pochi hanno scaricato e che ha prodotto risultati inconsistenti.

Finite le vacanze e cominciate le scuole con la demenziale pretesa di fare tutte le lezioni in presenza anche alle superiori, anche in Italia i nodi sono venuti tutti al pettine, con qualche settimana di ritardo rispetto a Francia, Spagna e Gran Bretagna solo perché le scuole sono iniziate dopo. E, come laggiù, è partita anche qui la corsa ad inseguimento col virus, fatta di provvedimenti dapprima blandi e poi sempre più restrittivi, man mano che la curva italiana ha cominciato ad assomigliare a quella degli altri, con la minaccia di finire tra poche settimane a ripetere  il lockdown totale che abbiamo vissuto per due mesi la scorsa primavera.

Tutti i governanti d’Europa negano questa intenzione, sapendo che assesterebbe un colpo micidiale all’economia europea e provocherebbe un secondo tuffo recessivo nel quarto trimestre, in grado di congelare i germogli di ripresa portati dal terzo trimestre. 

I mercati per ora si sono fidati. In verità si fidano più dell’arrivo di altri salvagenti monetari da parte delle banche centrali che  della capacità di contenimento del virus da parte dei governi.

Ma intanto non possono ignorare che le restrizioni, magari non totali come a marzo, ma sempre più pervasive, portano in quella direzione e comporteranno almeno un sensibile rallentamento della ripresa ed un allungamento dei tempi per tornare sui livelli produttivi del 2019. 

Tra scivolate e recuperi il comportamento settimanale degli indici azionari europei è stato negativo, anche se non tragico. Eurostoxx50 ha segnato da un venerdì all’altro -1,44% e il Dax tedesco -2%. Negativi anche gli indici americani, ma meno di quelli europei (SP500 -0,5% e Nasdaq100 -1,35%). Hanno mostrato anch’essi una correlazione inversa con la curva dei contagi da virus, in rapida salita ed al massimo storico anche negli States, sebbene Trump continui a parlare di virus in via di estinzione e di America great again.

Situazione speculare si è vista in Brasile e India, entrambi con indici di borsa in buon rialzo, dovuto alla discesa ormai consolidata delle loro curve di contagio e ad un allentamento della crisi sanitaria. Enigmatica invece la Cina, i cui indici azionari, sebbene abbia contagi a zero ed economia in crescita, hanno vissuto anch’essi una settimana negativa, dimostrando che gli investitori cominciano a realizzare che la fase collaborativa di Obama è stata distrutta da Trump e, chiunque sia a vincere le elezioni americane,  la guerra fredda commerciale e tecnologica dovrebbe continuare. 

L’azionario italiano ha chiuso la settimana col segno negativo, ma solo con -0,5% sul FtseMib. Il nostro indice è stato così il meno peggio nel panorama borsistico, grazie al recupero di venerdì, animato dal giudizio sorprendentemente positivo della temuta agenzia di rating  Standard &Poor’s sul nostro debito pubblico. Nonostante il marcato peggioramento del nostro rapporto debito/PIL e la forte recessione, il rating è stato mantenuto invariato a BBB, e l’outlook è addirittura migliorato, da negativo a stabile.

E’ segno che anche le agenzie di rating si piegano alla dittatura delle banche centrali e certificano che il mondo è rovesciato, premiando chi più si indebita, mentre prima lo punivano.

Con il week-end che ha portato solo nuovi contagi e decreti restrittivi, è difficile essere ottimisti per la settimana entrante. E’ assai probabile il test dei minimi di quella precedente (3.415 per SP500, 11.530 per Nasdaq100, 3.135 per Eurostoxx50, 12.345 per il Dax e 18.856 per il nostro FtseMib).

L’eventuale cedimento dovrebbe portare quell’accelerazione ribassista necessaria per andare a concludere sotto i minimi di settembre la correzione d’autunno. Un calo finale che è stato rinviato a lungo, ma che un’Europa in ginocchio davanti al virus rende sempre più probabile.