Investire nel bunker in 3 mosse: nuovo mercato profittevole!

Investire nel bunker in poche e semplice mosse: potrebbe diventare un nuovo mercato profittevole. Un investimento per sé ma anche per i propri risparmi.

Il conflitto tra Russia e Ucraina che ormai da un mese riempie le nostre giornate (e causa atroci sofferenze alle persone coinvolte) ha portato alla luce il bisogno di sicurezza che aleggia in ogni parte del pianeta. Nello specifico, si è andata a rafforzare una tendenza già manifestatasi con il sorgere e il diffondersi della pandemia da Covid 19, ovvero la “voglia di bunker”.

Il quotidiano lastampa.it, nel presentare un articolo dedicato all’argomento, così titola in data 19 marzo:

“Boom di richieste per i bunker in Italia, 500 ordini in pochi giorni. E negli States va il rifugio di lusso: Jacuzzi, sala da biliardo, cinema e giardino Zen”.

Nell’ipotesi di un allargamento del conflitto, come saremmo messi in Italia, nell’immediato? Non bene. L’unico bunker antinucleare si trova nel nord est e più precisamente ad Affi, in provincia di Verona. Lo rivela un articolo pubblicato sul sito initalia.vigilio.it che evidenzia anche come:

“Il bunker era stato costruito per ospitare fino a 1000 persone, Purtroppo, però, vanno rimessi in funzione almeno gli impianti indispensabili, come la chiusura ermetica delle porte antiatomiche e tutto l’impianto di areaione, che permetterebbe la respirazione alle persone per molti giorni”.

Si tratta di una costruzione risalente ad oltre cinquant’anni fa e dismessa dalle sue funzioni basiche solamente una dozzina di anni or sono. Ergo, è l’unica struttura che potrebbe essere riattivata in relativamente poco tempo (non meno di un anno comunque).

Bunker: l’esempio della Svizzera

Un caso a parte, in tal senso, è costituito dalla Svizzera. Come riporta infatti il titolo di un articolo pubblicato sul sito geopop.it:

“Svizzera, i bunker anti-atomici possono ospitare il 100% della popolazione. La Svizzera possiede oltre 360 mila bunker, riuscendo quindi ad ospitare l’intera popolazione in caso di attacchi nucleari”. 

Come mai?

Se alcuni di questi bunker risalgono alla Seconda Guerra Mondiale, la maggior parte di essi è nata a seguito della introduzione di una legge federale con riferimento alla protezione della popolazione e alla protezione civile risalente all’anno 1963.

In particolare, gli articoli 45 e 46 della legge federale di cui sopra, specificano, come riporta il sito minusenergie.com, che:

“Ogni abitante deve disporre di un posto protetto raggiungibile in tempo utile dalla sua abitazione. I proprietari d’immobili sono tenuti a realizzare ed equipaggiare rifugi in tutti i nuovi edifici abitativi”.

Si tratta dunque di un Paese che, se da un lato ha sempre mantenuto una posizione neutrale (e ne ha sempre beneficiato enormemente soprattutto in ambito economico), dall’altro si è voluto preparare, da tempo, dagli eventuali possibili effetti dannosi di un attacco atomico.

Bunker: come sta l’Italia

In Italia ci sono, in diverse parti della Penisola, bunker “eredità” del secondo conflitto bellico mondiale. Ce ne sono nelle principali città italiane, ma ovviamente, tranne quello in provincia di Verona cui s’è fatto riferimento in precedenza, sono completamente inattivi e inutilizzati (per fortuna) da decenni.

Ergo, il nostro Paese non sarebbe pronto, nel caso di un eventuale attacco nucleare a far fronte alla minaccia stessa. Non almeno, considerando bunker apposite costruzioni studiate e attrezzate per sopravvivere giorni se non mesi.

In Italia, si dovrebbe usare un po’ più di fantasia, come, purtroppo, ha dovuto fare la popolazione ucraina. Dove ci sono le metropolitane, ovvero nelle grandi città quali Roma, Milano, Napoli, Torino, etc, ci si potrebbe rifugiare sotto terra, anche se certo, la soluzione non sarebbe delle più comode.

Oppure, come successe nella seconda guerra mondiale, si potrebbero utilizzare le cantine o i garage sotterranei ove presenti.

Chi vuole provvedere alla costruzione di un bunker, di un rifugio sicuro, deve fare da sè, tenendo conto che, ovviamente la soluzione può essere più agevole per chi vive al di fuori dei grossi centri abitati mentre ad esempio, nelle grandi città, ove non già presenti, può essere un grosso problema trovare il modo di costruirne uno.

Bunker: costi e tempi

Costruire un bunker non è un’operazione che si possa fare in pochi giorni. Richiede tempo e soldi, soprattutto considerando la lentezza della burocrazia italiana al fine di ottenere le autorizzazioni previste dalla normativa vigente.

Già, ma quanto potrebbe mai costare la costruzione di un bunker?

In linea di massima i costi vanno da circa 1200 euro (il più economico) a 3000 euro al metro quadro, per una metratura che, di norma, in base alle richieste, va dai 25 mq ai 40 mq. Insomma, si parla quindi di un investimento minimo che parte da una base di 30/40.000 euro a salire.

Ovviamente, nel caso di dimensioni decisamente più ampie, il prezzo può lievitare e diventare pari a quello di una vera e propria villa. Non c’è solo da considerare il costo per la costruzione, però. Vanno considerati ulteriori dettagli quali il sistea d’areazione, le cisterne per l’acqua e la strumentazione per i contatti radio.

Senza scordare l’arredamento, che, pur essendo il più sobrio possibile, ha comunque il suo costo da mettere a preventivo.

Quali invece le tempistiche? Una volta ottenute le dovute autorizzazioni dal Comune di residenza, i tempi per costruire la struttura si aggirano intorno ai due mesi, considerando anche il periodo di maturazione del cemento.

Bunker: perchè può essere un investimento

Il bunker può rappresentare un buon investimento?

Ci possono essere due diversi ordini di risposte alla domanda precedente. La prima, è riferita alla bontà dell’investimento per se stessi e per la propria vita: in tal caso possiamo affermare che si tratta di una operazione estremamente positiva. Ciò che può preservare la nostra vita e quella dei nostri cari lo è di sicuro.

L’altra prospettiva, dal quale osservare la stessa domanda, invece, riguarda l’aspetto economico e finanziario dell’operazione. Nel senso: a quali condizioni è fattibili? Per pochi ma non per tutti? Può essere considerata un investimento anche dal punto di vista finanziario?

Occorre innanzitutto verificare la sostenibilità per le proprie finanze dell’operazione in sè e per sè. Occorre fare quindi una sorta di business plan evidenziando da un lato quali sono tutte le componenti negative (ovvero i costi che si andranno a sostenere) e, dall’altra, i possibili introiti che ne possono derivare.

Dipende innanzitutto se già si dispone di un terreno per la costruzione del bunker o se, a preventivo, va considerato anche l’acquisto dello stesso. Ovviamente, nel secondo caso, i costi lievitano, visto che occorre considerare non solo il semplice acquisto del terreno ma anche tasse e onorari notarili (che non sono pochi).

Le dimensioni sono fondamentali perchè da esse dipendono non solo il costo finale della struttura e relativi arredi, impianti, ma anche i possibili introiti futuri in caso di utilizzo come investimento.

Bunker: i costi e come finanziarli

Se non abbiamo un terreno, dobbiamo quindi metterci alla ricerca dello stesso, verificandone compatibilità, requisiti ed autorizzazioni varie presso gli uffici catastali di pertinenza.

In seconda battuta, dobbiamo considerare la dimensione del bunker che vogliamo costruire: se vogliamo che sia utilizzabile come forma di investimento (e che quindi dia una resa economica), dobbiamo pensare ad una struttura in grado di accogliere più persone oltre alla nostra famiglia. Ovviamente, più la struttura è ampia, più lievitano i costi, come ricordato in precedenza.

Ecco, dopo aver stabilito i due parametri fondamentali, se non si hanno le disponibilità, si può ricorrere ad un finanziamento per portare a termine l’investimento. Un prestito o al limite un mutuo ipotecario, con i tassi bassi che il mercato offre al momento, possono essere una buona soluzione.

Stesso discorso si può fare per l’arredamento e per tutto ciò che concerne gli impianti di areazione, le cisterne d’acqua, etc. Teniamo comunque conto che si tratta di sistemazioni temporanee e che quindi, tutto ciò che è a corredo, dovrebbe avere un impatto minimale sia in termini di costi che di spazio.

Certo, dotarsi di un bagno, di un angolo cottura e di una dispensa, oltrechè di brande per il riposo, è assolutamente necessario. Nulla di inutile deve essere invece considerato.

Bunker: un affitto come rendita?

L’acquisto di un bunker può quindi rivelarsi una opportunità di investimento allo stessa stregua di un appartamento o investimento immobiliare in genere.

Perchè?

Perchè un bunker, prevedendo la possibilità di ospitare un certo numero di persone può essere affittato non solo in periodi di tensioni geo-politiche, ma anche in tempi normali come risposta ai livelli di inquinamento decisamente troppo elevati che siamo costretti a respirare quotidianamente.

Chiaro che il bunker non può essere una soluzione di vita, a meno che non si prendano in considerazione casi estremi. Può però diventare una opportunità se non una necessità per periodi di tempo brevi o al massimo medi.

Ecco perchè è necessario, in sede di pianificazione dell’investimento, capire bene se si vuole costruire una singola unità dalle dimensioni più capienti oppure più unita dalle dimensioni ridotte. Insomma, è all’incirca la stessa scelta che si fa nel momento in cui si mettono sul tavolo le opzioni relative all’acquisto di due o tre monolocali piuttosto che un singolo alloggio dalla metratura superiore.

L’affitto o comunque il denaro che si va ad incassare, corrisponderà a tutti gli effetti ad una rendita da investimento, assimilabile ad una cedola che si percepisce da un qualsiasi titolo obbligazionario, ma dal valore numerico decisamente più consistente.

Bunker: al riparo dal mondo

Al riparo dal mondo: un bunker è questo che permette e, per certi versi regala. Ma, se da un lato può garantire una certa sicurezza, dall’altro, ovviamente, se utilizzato, significa molto probabilmente che è in atto una guerra e, anche per i sopravvissuti, le conseguenze (non solo economiche ma anche psicologiche) sarebbero devastanti.

Quindi, meglio pensare sempre positivo ed augurarsi che la diplomazia, alla fine, riesca ad essere la risposta migliore.

Se però volete sentirvi tranquilli, vi conviene darvi da fare perchè, se le tempistiche sono quelle di diversi mesi (non meno di due per la sola costruzione dopo però aver ottenuto i relativi permessi burocratici), le aziende in grado di portare a compimento l’opera non sono tantissime. Quindi, il rischio è quello di dover aspettare tempi biblici.

E, in tempi di guerra, il tempo è una variabile fondamentale.

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