Le buone trimestrali tech non bastano più

La debacle dei listini nei primi giorni della settimana ha lasciato un segno difficile da rimarginare.

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La debacle dei listini nei primi giorni della settimana ha lasciato un segno difficile da rimarginare.

Ieri i mercati ci hanno provato, sperando in un aiuto da parte delle trimestrali di 4 dei 5 big tecnologici americani (Apple, Amazon, Facebook e Alphabet-Google).

Gli indici europei non sono però riusciti a trovare molta convinzione, disturbati non solo dal virus, che continua ad impennare le curve dei contagi giornalieri e ora anche quelle dei ricoverati e dei decessi, e manda nuovamente in apprensione le strutture sanitarie di tutta Europa, che si preparano a rivivere le scene che abbiamo visto in marzo ed aprile e che, sinceramente, speravamo di non rivedere mai più. Provoca ora un ghigno colmo di amarezza e dispetto la lettura dei cartelli disegnati in primavera dai bambini, che ancora si vedono esposti qua e là, che rappresentano l’arcobaleno e la scritta “Andrà tutto bene”. 

Al Coronavirus, nelle preoccupazioni dell’opinione pubblica e dei mercati, si aggiunge in Europa una nuova folata di terrorismo islamico, fomentato dal dittatore turco Erdogan. Ieri sono stati cercati ben due attentati in Francia. Ad Avignone l’attentatore è stato fermato in tempo, ma nella Cattedrale di Nizza un altro terrorista è riuscito a fare 3 vittime prima di essere catturato.

Troppo per evitare agli indici di chiudere in ribasso la quarta seduta consecutiva di una settimana che non ha visto rialzi. Eurostoxx50 (-0,12%) ha segnato poco dopo l’apertura di Wall Street il suo minimo di giornata  a 2.920 punti, raggiungendo l’obiettivo ribassista del movimento iniziato il 21 settembre con la rottura del triangolo formato nei mesi estivi. 

Negativi anche il FtseMib (-0,14%), il Cac francese e l’IBEX spagnolo, mentre il Dax tedesco è riuscito a conservare un piccolo segno positivo (+0,32%), che non attenua la negatività accumulata nella prima parte della settimana. Non è bastata nemmeno la promessa della BCE di varare nuovi aiuti nella prossima riunione di Dicembre, anche perché l’entità e la forma non sono stati rivelati.

Un po’ meglio hanno fatto gli indici USA, sostenuti da un dato sul PIL del 3° trimestre superiore alle attese (+33,1% annualizzato, un rialzo record dopo la flessione record del 2° trimestre da -31,4%) e dall’attesa per le trimestrali dei 4 big tecnologici, su cui molti nei giorni scorsi avevano speculato al rialzo, come testimonia la forza relativa che il Nasdaq ha sviluppato questa settimana rispetto al più globale SP500. La seduta americana ha così realizzato un rimbalzo un po’ più significativo, andando a chiudere con +1,19% su SP500 e +1,87% sul Nasdaq100. Si tratta comunque, per entrambi gli indici di movimenti di recupero che si inquadrano nella categoria dei “rimbalzi tecnici” e non in quella delle “inversioni”. In altri termini, non bastano a cambiare l’aspetto del trend di breve in atto.

Quasi un presentimento che dopo la chiusura dei mercati e la comunicazione delle trimestrali sarebbe tornato a soffiare il vento della correzione ribassista.

In verità le trimestrali sono state tutte e 4 migliori delle attese degli analisti. Facebook, Amazon e Alphabet hanno incrementato notevolmente profitti e ricavi, sfruttando l’onda lunga del vantaggio competitivo che il virus ha loro regalato, grazie alla tecno-dipendenza che le nostre vite hanno assunto in tutto il mondo dopo i lockdown. Meno eclatante è stata la performance di Apple, seppure al di sopra delle attese. Gli utili sono calati e i ricavi cresciuti solo leggermente, per colpa delle scarse vendite di iPhone. Su tutti questi colossi incombe poi l’attenzione degli organismi antitrust, che cominciano ad accorgersi del potere enorme nelle mani di un poker di tecno-giganti e pensano a come frenarne il dominio.

Perciò, come si conviene nel perfetto stile dei mercati, che comprano le aspettative e vendono le notizie, l’after hour della borsa USA ha mostrato un significativo arretramento dei future, seguito nella notte anche dai mercati asiatici, che chiudono le loro sedute odierne tutti in evidente ribasso.

Con queste premesse le attese per la giornata odierna non sono certo spettacolari.

L’Europa dovrebbe scivolare in apertura ai minimi di ieri o magari anche sotto, e sperare che Wall Street tenga i nervi saldi e magari, dopo un’apertura debole, riesca ad imbastire il rimbalzo che ieri è sostanzialmente fallito. Certo, con i contagi che in America si avvicinano ai 100.000 al giorno e le incertezze su come Trump prenderà le ormai molto vicine elezioni di martedì prossimo, una chiusura di settimana pesante come la seduta di mercoledì sorprenderebbe solo quelli che si erano lasciati entusiasmare dal rialzo dell’onda (B) della correzione e pensano che i mercati debbono salire sempre.

Come ho scritto ieri mattina, se avessimo visto un rimbalzo chiaro avremmo potuto dichiarare concluso l’impulso ribassista centrale 3 dell’onda (C). Così non è stato e pertanto il film dell’orrore che questa settimana ci ha presentato si allungherà un altro po’. Può darsi che il minimo di oggi lo concluda ed apra finalmente la strada per qualche seduta (poche) al rimbalzo (onda 4 di C) che è fallito ieri. Altrimenti dovremo rinviare le speranze alla prossima settimana.