Buoni fruttiferi postali degli anni 90: quanto valgono oggi

Trovarsi tra le mani un buono fruttifero postale del 1991 da un milione delle vecchie lire. Quanto vale oggi? Passare all'incasso conviene!

Trovarsi tra le mani un buono fruttifero postale del 1991 da un milione delle vecchie lire. Quanto vale oggi? Passare all’incasso conviene! È la domanda che si pongono molti nostri lettori, che nel passato hanno effettuato questo investimento e si chiedono se oggi sia tempo di monetizzare o se convenga aspettare ancora un po’ di tempo.

Prima di rispondere a questa domanda è necessario convertire in euro il milione di lire: abbiamo tra le mani un investimento di 516,46 euro. A questo punto è necessario andare a verificare i tassi di interesse del buono fruttifero postale che ci interessa. Ma entriamo un po’ più nel dettaglio!

Buoni fruttiferi postali: quanto valgono oggi

Nel caso in cui ci trovassimo tra le mani un buono fruttifero postale del 1991 del valore di un milione di lire avremmo, oggi come oggi, un documento che, rapportato in euro, varrebbe 516,46 euro. Per sapere quanto vale oggi il nostro buono dobbiamo verificare i tassi d’interesse. Nel caso in cui fosse della serie Q, questi sarebbero:

  • per i primi cinque anni: 8%;
  • tra il sesto ed il decimo anno: 9%;
  • tra l’undicesimo ed il quindicesimo anno: 10,5%;
  • tra il sedicesimo ed il ventesimo anno: 12%
  • tra il ventunesimo ed il trentesimo anno: 12%.

Questi interessi sono al lordo di una tassazione pari al 12,5%. Poste Italiane procede a decurtare le tasse anno per anno e non una volta solo alla scadenza del buono fruttifero postale. I tassi d’interesse, al netto delle tasse, diventano quindi:

  • per i primi cinque anni: 7%;
  • tra il sesto ed il decimo anno: 7,875%;
  • tra l’undicesimo ed il quindicesimo anno: 9,1875%;
  • tra il sedicesimo ed il ventesimo anno: 10,5%
  • tra il ventunesimo ed il trentesimo anno: 10,5%.

In estrema sintesi questo significa che il nostro buono fruttifero postale dopo cinque valeva 724,35 euro. Dopo dieci anni il suo valore lievitava a 1.058,18 euro, dopo quindici diventava 1.642,19 euro e dopo vent’anni diventava 2.705,42 euro. Dopo vent’anni la capitalizzazione diventa abbastanza semplice, perché a fruttare sono sia gli interessi che il capitale. Sostanzialmente ad oggi un milione di lire (516,46 euro) investito nel 1991 sono diventati: 5.546,11 euro.

Buoni fruttiferi postali, un investimento che ha fatto storia

Per molti investitori i buoni fruttiferi postali sono sinonimo di sicurezza. Hanno accompagnato la storia del risparmio italiano. Poste italiane, all’interno del proprio sito, ha dedicato una sezione allo storico dei loro tassi. È possibile, addirittura, trovare le tabelle che partono dal 1953, in un periodo storico nel quale il tasso nominale di rendimento annuo lordo era pari al 5%. Passano poco più di vent’anni e, andando a guardare cosa succede tra il 1976 ed il 1981, dalla tabella dei tassi d’interesse si scopre che alla fine dei trent’anni i buoni fruttiferi postali rendevano l’11%. In quel periodo gli investitori ricevevano un ulteriore premio: erano esenti dalla ritenuta fiscale ed appartenevano alla serie N. Purtroppo il 31 agosto 1984, questi buoni fruttiferi postali vennero convertiti, a seguito dell’emanazione di alcuni decreti ministeriali, ai tassi d’interesse previsti dal quarto anno in poi dalla serie O. Dal 1° gennaio 1987 venne decisa un’ulteriore conversione e vennero convertiti ai tassi della serie Q.

Nel periodo compreso tra il 1981 ed il 30 giugno 1984 vennero collocati i buoni fruttiferi postali della serie O. Questi rendevano il 16% alla fine del trentesimo anno. Senza dubbio un’ottima cifra, ma non è durato molto. A seguito dell’emanazione di un DM il 13 giugno 1986, sono stati convertiti, a decorrere dal 1° gennaio 1987, ai tassi della serie Q. Questi ultimi erano del 12% e i buoni di questa tipologia vennero collocati sul mercato a partire dal 21 settembre 1986.

Arriva anche la ritenuta fiscale

Dal 1° novembre 1995 al 30 novembre 1996 sono stati emessi i buoni fruttiferi postali della serie R, che avevano un tasso nominale annuo lordo pari all’11,50%. Dal dicembre 1996 arrivò la serie S, famosa perché da allora partì il ribasso dei tassi fino ad arrivare ad oggi. Dal 6 novembre 2020, il rendimento effettivo annuo lordo alla fine del ventesimo anno è dello 0,30%.

La serie Z, che corrispondono ai buoni fruttiferi postali emessi fino al 27 dicembre 2020, ha una durata di trent’anni. A seguire sono arrivati quelli che fanno parte della serie A1, che invece durano vent’anni. Quelli a 30 anni maturavano interessi per bimestri conclusi di anzianità fino al 31 dicembre dell’anno solare in cui scadeva il titolo. I buoni fruttiferi postali a 20 anni smettevano di essere fruttiferi alla scadenza dei venti anni. Da segnalare, inoltre, che quelli a trent’anni permettevano di maturare interessi in regime di capitalizzazione composta nei primi 20 anni e in capitalizzazione semplice dal 21° al 30°. Per i buoni a 20 anni, invece, la capitalizzazione degli interessi è composta per tutta la durata della vita del titolo. Infine Poste Italiane ricorda che a decorrere dal 28 dicembre 2000 i buoni fruttiferi postali rappresentati da documenti cartacei si prescrivono trascorsi dieci anni di infruttuosità.

Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
765FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate