Caro bollette: 5 aiuti concreti per famiglie e imprese!

Il caro bollette mette in ginocchio sia famiglie che imprese. Il Governo sta cercando nuove soluzioni: dagli stoccaggi comuni di gas, al credito d'imposta.

Inizia a definirsi il piano europeo per una politica comune dell’energia. Un progetto che ha come obiettivo prioritario la conclusione dei rapporti di dipendenza dalle forniture dal gas russo, che per fabbisogno, sia per l’Italia sia per la media dei paesi Ue rappresenta il 40%.

Il primo step sarà rappresentato dalla realizzazione di un sistema di stoccaggi comuni nei quali sarà immagazzinato il gas nel corso dell’estate (che in quel periodo ha prezzi più bassi) da utilizzare per gestire le emergenze (eventi eccezionali) o per gestire eventuali aumenti delle quotazioni sui mercati. 

La Ue aveva iniziato a discuterne dopo i primi rincari del gas, riscontrando posizioni spesso contrastanti, e ben prima che si verificasse l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. I recenti avvenimenti hanno determinato una forte accelerazione del progetto comunitario.

A confermarlo è stato il “Financial Times, il quotidiano economico inglese ha riportato una anticipazione della bozza visionata nella quale si prevede il raddoppio della capacità di stoccaggi in Europa entro la fine di settembre.

Il documento sarà oggetto di esame da parte della Commissione nel corso della prossima settimana e andrà a prevedere anche degli appositi meccanismi di compensazione per gli operatori che parteciperanno al consorzio europeo.

Tra questi, “Il Sole 24 Ore” indica l’italiana Snam, società a controllo pubblico, leader europeo nel settore. La Ue ha intenzione di proporre l’eliminazione dei diritti di passaggio e di prevedere meccanismi di copertura sui prezzi per acquisto di gas da mettere sul mercato. 

Energia: contro il caro bollette stoccaggi comuni nella Ue

Così come per gli approvvigionamenti di gas naturale, anche il progetto degli stoccaggi comuni servirà a chiudere la dipendenza da Gazprom. Attualmente l’azienda russa copre circa un terzo degli stoccaggi di alcuni paesi (Germania, Austria e Olanda).

Inoltre, sarà previsto anche un livello minimo degli stoccaggi, in modo da evitare che i paesi della Ue si ritrovino come accaduto recentemente con i depositi molto ridotti (al 29%) per cui sarebbero a rischio in caso di interruzione delle forniture da Gazprom.

Le scorte sarebbero sufficienti fino alla primavera. L’Italia, invece, è messa meglio perché i suoi stoccaggi al momento sono decisamente superiori (al 39%) come conseguenza dell’inverno mite.

Contro il caro energia, l’Italia chiede più gas dal Qatar

L’iniziativa strategica del premier di diversificare i fornitori energetici, dopo gli accordi per un aumento delle forniture dall’Algeria, prosegue con l’incontro con il Qatar, voluto da Draghi, a cui parteciperanno l’amministratore Delegato dell’Eni Descalzi e il ministro degli esteri Di Maio.

Negoziare l’incremento di gas con il Qatar rientra nella logica di diversificazione dei fornitori e nella possibilità di sganciarsi dalla fornitura russa quanto prima in considerazione del rischio derivante dall’applicazione di sanzioni.

L’Italia, inoltre, pur avendo un discreto margine rispetto agli altri paesi membri sugli stoccaggi, sta intensificando le sue azioni e valutando anche di effettuare investimenti sui rigassificatori nell’ottica di approvvigionarsi di maggiori quantità di gas liquido.

Un’azione energica quella voluta dal premier, al pari di quanto fatto con i vaccini, che cercherà l’ausilio del piano di stoccaggio comune richiesto alla Ue. Una modalità strategica con la quale controllare i prezzi fissando un livello equo per le rinnovabili a livello europeo e un limite al costo del gas.

Nell’ottica di lungo periodo, Draghi chiederà alla Ue un più forte sostegno per la transizione energetica. Si lavorerà sul tema energetico comunitario in un vertice Ue programmato a Versailles per i prossimi giorni.

La Von der Leyen intanto ha confermato che la politica del premier italiano è allineata con quella comunitaria poiché sono stati preannunciati investimenti importanti sulle rinnovabili e una ricerca di maggiore spinta alla diversificazione energetica. 

Caro energia: rialzo del petrolio ed effetti sul carburante

Per quanto riguarda il petrolio, invece, il Brent ha guadagnato più del 20%, spingendosi fino a 120 dollari al barile giovedì, per poi scendere oggi a 114 dollari. 

Le quotazioni, in linea con quelle del gas, hanno avuto oscillazioni rilevanti, esprimendo una volatilità che non era mai stata rilevata nella storia dei futures sul greggio del Mare del Nord.

A questa situazione va aggiunto il tema delle sanzioni comminate alla Russia, vero che questa strategia consente un risparmio, ma l’altra faccia della medaglia è l’inesorabile crollo dell’export di petrolio da parte di Mosca che potrebbe trovarsi nelle condizioni di dover optare per un rallentamento delle estrazioni.

I motivi che hanno portato ad un aumento così elevato del prezzo del carburante sono diversi e non solo connessi ai livelli record raggiunti dal prezzo del petrolio al barile (oggi 114 dollari), ma anche, e soprattutto, sono legati all’effetto delle valute dolaro/euro. 

Per dirla in termini semplici il dollaro (valuta di transazione del greggio) vale di più dell’euro (con paghiamo il petrolio). Dunque l’effetto cambio è sicuramente un’aggravante che nel 2008 non si era andata ad aggiungere al costo della materia prima.

Da non dimenticare l’aggravante del fattore accise sul costo finale del carburante, che rappresenta per l’Italia  una forte penalizzazione rispetto ai prezzi più bassi praticati nel resto dell’Europa ( parliamo di media dei prezi europei). 

Gli aumenti non si limitano alla benzina ma si registrano anche su Gpl e emtano auto.

Crisi energetica: la crescita del prezzo e misure per il metano

L’aggiornamento delle utenze del gas si basa sui prezzi che sono stati rilevati nel mese di febbraio, quando le quotazioni, seppure già molto alte, erano molto più basse di oggi. A partire dai primi giorni di marzo, in concomitanza con l’invasione dell’Ucraina, il prezzo è raddoppiato.

Ad aprile non avremo ancora modo di rilevare quello che è l’attuale andamento del gas, infatti le tariffe dovrebbero conseravare una loro stabilità, soprattutto dopo l’impennata registrata a gennaio. Sarà luglio il mese delle soprese.

Nomisma Energia (società indipendente che fornisce soluzioni in campo energetico e ambientale) ritiene che si possano fare delle stime su quelli che saranno gli effetti sul costo delle bollette a seguito del conflitto Russia -Ucraina, anche se la guerra è ancora in corso. Riguardo l’energia elettrica la stima sui prezzi è di un rincaro di almeno un venticinque per cento.

Intanto, le associazioni di categoria (Federmetano, Assopetroli-Assoenergia e Assogasmetano) hanno accolto positivamente i provvedimenti che sono stati riportati nel decreto Energia a sostegno del settore dell’autotrasporto.

Tra le misure adottate figura anche un credito d’imposta per l’acquisto di gas liquefatto agli autotrasportatori, che è andato ad accogliere parzialmente la proposta delle associazioni.

Caro energia: misure per energivori e gasivori

La stima relativa al secondo trimestre per i consumi di elettricità e gas delle imprese energivore è di circa 7 miliardi. Il conteggio è funzionale alla definizione delle misure che sono previste per andare ad attutire l’impatto dei rincari di luce e gas a carico delle imprese, con un contributo straordinario per le aziende con elevati consumi energetici, meglio noti come energivori.  

Il contributo sarà fornito sotto forma di credito d’imposta da riconoscere per le spese sostenute per l’approvvigionamento di energia e l’esborso sulle forniture di gas. Un provvedimento che sarà oggetto di valutazione della commissione per le Attività produttive della Camera con l’obiettivo di realizzarne a breve una legge. 

Un ragionamento analogo è stato fatto anche per i contributi destinati delle imprese con elevati consumi di gas (gasivori). Per determinare l’esborso complessivo le analisi saranno basate sulla relazione annuale dell’Arera e permetteranno di individuare il consumo e stimare l’importo necessario per assicurare il credito d’imposta per l’anno in corso.

Una proposta interssante che proviene da Nomisma Energia è l’opportunità di prendere in considerazione i prezzi europei amministrati, ovvero prezzi di dimensioni europee e fissazione di tariffe calmierate, che altrimenti potrebbero rappresentare un rischio per le aziende energetiche, le quali rispetto allo shock petrolifero del ’73 oggi sono società di diritto privato, quotate e attive sui mercati.

Crisi energetica: materie prime, rincari così nemmeno negli anni ’70

Crescita dei prezzi a livelli storici e volatilità esasperata stanno caratterizzando l’acquisto del gas (ieri record storico a 208 euro per Megawattora). La guerra in corso e le conseguenti sanzioni nei confronti della Russia stanno condizionando fortemente il mercato.

I principali indici delle materie prime sono ai massimi da 14 anni, con notevoli incrementi nel corso di una sola settimana: una cosa mai accaduta così rapidamente che secondo Bloomberg non si era verificata nemmeno nella fase più acuta dello shock petrolifero dei primi anni ’70.

La preoccupazione maggiore è di arrivare alla c.d. stagflazione, che si verifica quando l’inflazione, già particolarmente alta, a rischio di un’ulteriore impennata, e un’economia con una crescita bassa a causa del costo esorbitante dell’energia per rincari e carenze sulle materie prime.  

Un allarme maggiore sicuramente in Europa, prossima geograficamente all’epicentro del conflitto ma anche commercialmente vicina alla Russia.

Un effetto lo si rileva dalla moneta: l’euro è ai minimi da due anni sul dollaro, che rappresenta la valuta con cui sono quotate la maggior parte delle materie prime. Una condizione questa del cambio che incrementerà ulteriormente i nostri costi di approvvigionamento.

D’altronde, va ricordato, il gas, già rappresentava un serio problema con evidenti aggravi sulle utenze, nella sola ultima settimana ha visto il suo prezzo più che raddoppiare e potrebbe ulteriormente crescere qualora si dovessero fermare le forniture dalla Russia.

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