Cashback di Stato: per quali scopi è stato istituito?

Come tutti sappiamo, il Cashback di Stato è stato sospeso a partire dal 1° luglio 2021, le cause sono molteplici e sono legate sia alla natura stessa dell'iniziativa che alle modalità con cui il governo ha deciso di metterla in atto. Quando sono state individuate tali criticità, sembra che il governo abbia dovuto procedere alla sospensione, per poterla riorganizzare.

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Con grande sorpresa di tutti gli utenti che ne avevano usufruito, poco prima dell’inizio del mese di luglio, l’annunciato (e promesso) Cashback di Stato di cui abbiamo spiegato le caratteristiche in maniera esaustiva le caratteristiche sul nostro portale, è stato sospeso.

Avrebbe dovuto proseguire per tutto il 2021, quindi anche nella seconda metà dell’anno, da giugno a dicembre, dopo che durante la prima metà, da gennaio a giugno, era effettivamente partita l’iniziativa, ma al momento, come tutti saprete, non è più possibile partecipare ottenendo un “piccolo” ritorno sulle spese quotidiane effettuate con la carta.

Se attualmente si accede ad esempio all’app IO, con cui è possibile monitorare i servizi disponibili offerti da diversi enti pubblici (che l’utente ha autorizzato tramite quel canale, tra gli enti pubblici disponibili è presente ovviamente anche il governo) e le informazioni sul cashback, o si accede sul relativo portale, e si consultano le faq, infatti, si può leggere che:

Il Decreto Legge 30 giugno 2021 n. 99 ha stabilito la sospensione del Programma Cashback per il solo periodo che va dall’1 luglio al 31 dicembre 2021. Al momento, il provvedimento prevede che il programma riparta nel semestre che va dall’1 gennaio 2022 al 30 giugno 2022.

A quanto pare quindi il Cashback di Stato sarà nuovamente disponibile a partire da gennaio 2022, ma a cosa è dovuta questa sospensione? E perché si sta comunque valutando di “riattivarlo” successivamente? Non sarebbe stato più semplice continuare con il servizio così com’era stato previsto all’inizio? Vedremo di seguito quali potrebbero essere le motivazioni di questo cambiamento.

Perché è stata decisa la sospensione del Cashback di Stato?

La cosiddetta “cabina di regia” che si è riunita presso Palazzo Chigi a fine giugno, ha deciso questa modifica che è stata resa effettiva dal 1° luglio, di fatto contravvenendo a quanto comunicato in precedenza dal governo e alle promesse fatte agli utenti che avevano aderito al Cashback di Stato.

Sul motivo della sospensione, si sono interrogati in molti, apparentemente il Cahsback di Stato era stato un successo: una larga fetta dei cittadini italiani aveva aderito e grazie a questa iniziativa più persone hanno effettuato dei pagamenti tramite strumenti cashless. Uno degli obiettivi che il governo si era preposto, limitare l’evasione fiscale scoraggiando i pagamenti tramite contanti, era quindi stato raggiunto.

Ma allora perché sembra che l’esecutivo sia tornato sui suoi passi? Sono stati raggiunti tutti gli obiettivi che il governo si era prefissato, o sul Cashback di Stato c’erano ulteriori aspettative che non sono state soddisfatte?

I rimborsi accumulati entro il periodo in cui il Cashback era attivo, verranno riconosciuti entro il 31 agosto, ma successivamente non sarà più possibile partecipare nella seconda metà dell'anno, a differenza di quanto comunicato in precedenza e di quanto reso noto in seguito all'annuncio dell'iniziativa.

Gli obiettivi del Cashback di Stato

Secondo alcuni, oltre all’obiettivo evidente e più volte sottolineato dallo stesso governo italiano, cioè, come già riportato in precedenza, quello di combattere l’evasione fiscale incentivando i pagamenti tramite carta, quindi tracciabili a differenza di quelli con i contanti, e al vantaggio per il consumatore di ottenere un piccolo cashback dalle sue spese, ce n’era un altro.

Quest’ultimo, meno evidente, anche perché mai spiegato in maniera esaustiva dal governo, era quello di introdurre una sorta di “patrimoniale”: tramite la tracciabilità dei pagamenti dovuta al prevedibile aumento dell’utilizzo delle carte, infatti, sarebbe stato possibile ottenere maggiori informazioni sul reddito effettivo dei cittadini che aderivano.

Ciò avrebbe infine permesso di avere un quadro più completo delle somme in entrata e in uscita per ogni cittadino così da poter verificare lo stato delle sue finanze e individuare eventuali incongruenze (ad esempio entrate minori rispetto alle uscite, perché magari la persona su cui veniva individuata questa incongruenza otteneva parte dei suoi guadagni in nero).

Francesco Narmenni, fondatore del blog smetteredilavorare.it, content creator che si pone in maniera estremamente critica verso il sistema economico capitalista e che sostiene che un altro modo di vivere, senza lavorare (o almeno senza i lavori “tradizionali”), sia possibile, spiega bene in questo video, pubblicato sul suo canale Youtube, quali fossero le intenzioni del governo in questo senso, intenzioni che lui aveva intuito circa sette mesi fa:

Un’altra caratteristica del Cashback di Stato, poi, era quella di poter ottenere un’ulteriore somma, detta Super Cashback, per coloro che eseguivano un numero molto alto di transazioni valide (quindi sempre con carta, ovviamente), e si “classificavano” così nei primi 100.000 tra coloro che partecipavano al Cashback (la classifica con la relativa posizione di chi la consulta, è ancora visibile negli strumenti con cui si gestisce il “servizio”, come l’app IO).
La somma prevista per chi rientra nelle prime 100.000 posizioni di questa classifica è di 1.500 euro. E questo pone un ulteriore problema: elargire una somma di questa entità a 100.000 persone, oltre al Cashback da 150 euro massimo, e a quello già da erogare a tutti gli altri partecipanti, costituisce chiaramente un grosso sforzo economico per lo Stato.

I problemi rilevati dopo l’attivazione del Cashback di Stato

Un primo problema che avrebbe potuto essere causa della sospensione del Cashback, potrebbe quindi essere stato quello di dover sostenere spese eccessive per le risorse che erano destinate a questo progetto, il governo potrebbe dunque aver deciso di rivedere le somme da destinare al Cashback e la struttura dell’iniziativa stessa.
Tra l’altro non è detto che il Cashback di Stato abbia effettivamente spinto le persone ad utilizzare maggiormente le carte: l’effettivo aumento delle transazioni utili, infatti, potrebbe essere dovuto alla scelta di aggiungere qualche pagamento mensile a quelli già effettuati via carta, per essere sicuri di rientrare nel cashback.
Questa strategia potrebbe però essere stata adottata solo da alcuni, mentre altri utilizzavano la carta già in maniera sufficiente da eseguire le transazioni minime che permettevano di accumulare il numero di operazioni utili per il Cashback. Tanto che non c’è stato un aumento significativo delle transazioni, come riporta il sito Androkonos.com, infatti:
Quasi il 73 per cento delle famiglie già spende tramite le carte più del plafond previsto dal provvedimento. Pertanto, la maggior parte potrebbe ricevere il massimo vantaggio anche senza intensificare l’uso delle carte.
Ci sono stati inoltre dei problemi relativi alla rilevazione della natura delle transazioni e del dettaglio delle stesse, anche questo aspetto, come vedremo meglio in seguito, potrebbe aver spinto il governo a rivedere la struttura del Cashback di Stato e potrebbe aver spinto lo stesso esecutivo a sospenderlo, per attuare le necessarie modifiche.

La rilevazione del dettaglio delle transazioni

Come sappiamo, per poter ottenere il Cashback di Stato, è sufficiente che il governo rilevi il numero di transazioni utili, eseguite con carta, così da poter riconoscere la somma spettante qualora l’utilizzatore raggiungesse un numero di transazioni ritenute sufficienti, a quel punto, avendo aderito al programma, riceverebbe la somma dovuta nei tempi previsti.
Ma se il governo volesse rispettare l’obiettivo relativo alla rilevazione del reale reddito dei cittadini e ottimizzare le capacità di individuare eventuali evasori, basterebbe rilevare il numero di transazioni? No, dovrebbe ottenere i dettagli delle transazioni e avere accesso al dettaglio dei dati bancari dei cittadini.
Benché infatti, in casi particolari, lo stato o gli organi preposti, possano ottenere informazioni dettagliate sui dati economici di un singolo contribuente, ottenere queste informazioni su un’ampia platea, senza motivazioni sufficienti, è difficile se non impossibile. Come spiega il sito Puntinformatico.it:
La Corte dei Conti esprime inoltre perplessità (che sfiora lo sconcerto) relativamente alla carenza di dati utili a livello di politica economica, poiché indisponibili in virtù delle normative di tutela della privacy 
Quest’ultimo aspetto sarebbe quindi un ulteriore importante motivo tra quelli che avrebbero spinto il governo a sospendere il Cashback di Stato per “riorganizzarlo”: oltre alle criticità rilevate in precedenza, l’effettiva impossibilità di poter accedere ai dati necessari per poter ottenere informazioni sull’eventuale evasione fiscale dei soggetti, rende inutile in parte l’iniziativa.

Le criticità relative alla Lotteria degli Scontrini

L’ultima criticità relativa alle iniziative legate al Cashback di Stato, riguarda la Lotteria degli Scontrini. Possibilità connessa all’esplicita richiesta del consumatore all’esercente presso cui si esegue la transazione: l’utente dovrà mostrare un codice, ottenuto dopo aver aderito sull’apposito portale, che permetterà di partecipare alla lotteria inserendo i dati dello scontrino.
A parte le problematiche che alcuni hanno rilevato, legate al fatto che tramite questo provvedimento venga incentivato il gioco d’azzardo, la stessa iniziativa ha visto una scarsa partecipazione, sia per la remota possibilità di vincere, sia perché mentre per il Cashback non sono previste azioni da parte degli esercenti, per la lotteria, l’esercizio commerciale deve aver invece aderito.
Mentre nei supermercati è sempre possibile partecipare alla Lotteria, infatti, presso altri esercizi commerciali, questa possibilità non è scontata, e chi volesse giocare alla lotteria, dovrebbe prima verificare che l'esercente presso cui si rivolge, abbia effettivamente aderito. L’iniziativa pone quindi problematiche di non facile soluzione, che si aggiungono a quelle già riscontrate con le caratteristiche specifiche del Cashback di Stato.
Nel presente articolo non abbiamo tenuto conto volutamente di tutte le teorie complottiste e poco verosimili legate al Cashback di Stato, che per ovvi motivi non hanno spazio in una trattazione seria e legata esclusivamente a problemi reali e dovuti alla valutazione delle effettive implicazioni (evidenti e dimostrabili) dell’iniziativa.