Un ciclo economico senza forza

Dopo quasi 4 anni di crisi economica, la congiuntura globale si conferma debole nonostante misure monetarie e fiscali straordinarie. E i mercati sono di nuovo con il fiato corto.

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La crisi economica e finanziaria partita nel 2008 non si è mai risolta nonostante siano state applicate diverse terapie d’urto, monetarie e fiscali, che hanno lasciato in eredità tassi di interesse ai minimi storici, perlomeno tra le obbligazioni considerate a basso rischio, e in particolare ampi deficit dei bilanci pubblici che hanno determinato un pericoloso innalzamento dei debiti sovrani.Queste considerazioni valgono in particolare per i paesi sviluppati ma recentemente i timori sulla debolezza del ciclo mondiale si sono focalizzati anche sui Paesi Emergenti.La dinamica delle importazioni e delle esportazioni in Cina mostrano una dinamica piuttosto debole nel mese di marzo ad indicare come le difficoltà dell’Europa stiano contagiando il gigante asiatico, minacciando quindi un possibile feedback.In particolare dopo il discreto ottimismo suscitato dal LTRO, l’ennesimo steroide, ci si chiede quali prospettive vi sono per la zona euro e le economie mondiali.Nell’EMU nei primi mesi dell’anno si era assistito ad un timido tentativo di stabilizzazione della recessione partita nell’ultimo trimestre del 2011, ma recentemente si sono amplificati i dubbi.Il sistema dei leading indicators (CLIs) calcolati dall’OECD hanno mostrato come nell’area si sta registrando un rafforzamento congiunturale dopo la fase di debolezza partita nel 2011, esattamente in questo periodo.Il segnale proveniente da questi indicatori, ritenuti anticipatori delle svolte cicliche, è alquanto eterogeneo; la situazione è in miglioramento negli USA, in Cina e in Giappone, mentre si assiste ad un aggravamento in Francia e Italia, mentre una possibile stabilizzazione si starebbe concretizzando nel Regno Unito e in Germania.