Nasce la comunità energetica per risparmiare gas: -35% in bolletta per tutti. Requisiti

Nasce la comunità energetica, per combattere il caro energia e soprattutto la dipendenza dal gas, ed è una realtà che merita attenzione. Alla luce delle criticità legate al carovita e al caro bollette, regioni e privati cittadini si stanno organizzando al meglio delle loro possibilità, per abbattere i costi in fattura. Ecco di cosa si tratta, i beneficiari e come funziona il sistema che permette di abbattere i costi dell’energia e dell’approvvigionamento del gas fino al 35%.

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Di necessità virtù, siamo soliti dire, e la comunità energetica, per combattere il caro energia e soprattutto la dipendenza dal gas, è già una realtà che merita attenzione.

Alla luce delle criticità legate al carovita e al caro bollette, regioni e privati cittadini si stanno organizzando al meglio delle loro possibilità, per fronteggiare la situazione ormai precipitevole.

Abbiamo già avuto modo di segnalare il caso della regione Puglia che, dopo il via libera al reddito energetico, ha inoltre aiutato le fasce più povere della popolazione, mettendo a disposizione un contributo economico per il pagamento dell’acqua potabile.

Ancora una volta la Puglia è protagonista, in questo senso, ma la nascita delle comunità energetiche è già una realtà attiva in diverse zone del Paese.

Ecco di cosa si tratta, i beneficiari e come funziona il sistema che permette di abbattere i costi dell’energia e dell’approvvigionamento del gas fino al 35%.

Comunità energetica rinnovabile: cos’è e come funziona

La comunità energetica rinnovabile è una forma innovativa di cooperazione, grazie alla quale persone, case e comuni si mettono in rete, per dividersi l’energia prodotta a livello locale e in maniera rinnovabile.

In pratica, tutti possono partecipare a una comunità energetica, sia PMI che privati cittadini, edifici pubblici e case. 

La conditio sine qua non è che tale produzione di energia non diventi la principale attività commerciale o industriali di coloro che vi partecipano.

Ogni edificio produce energia rinnovabile e pulita, spesso attraverso il fotovoltaico, e la rimette in rete, così da condividerla senza sprechi e quindi abbattere i costi legati al suo consumo.

La CER (comunità energetica rinnovabile) è un soggetto giuridico che non prevede scopi di lucro ma contempla l’opportunità di dotarsi di infrastrutture, in grado di produrre (o meglio trasformare) energia proveniente da fonti di tipo rinnovabile.

Un impatto notevole non solo sulle tasche dei singoli beneficiari, ma anche sul piano economico, politico, sociale e ambientale.

Qui si tratta di rivedere l’intero sistema economico legato alla fornitura di energia per tutti, da sempre votato alla monodipendenza dai combustibili fossili.

Un cambio di paradigma necessario, che sicuramente non potrà realizzarsi nel breve periodo ma che ora si rende indispensabile per la sopravvivenza stessa dei singoli nuclei familiari, del sistema produttivo nazionale e del pianeta in cui viviamo.

Nessuno è così ingenuo da pensare che una green economy sia applicabile al 100% e a 360°C per tutti, ma la risposta agli scettici che ironicamente chiedono: “Ci riscaldiamo con le pale eoliche o i pannelli solari?" è - e deve essere- sì. Non fosse altro per ridurne il consumo scellerato e dimezzare le bollette.

Quante sono le comunità energetiche in Italia

Molti comuni si sono già attivati in tal senso ed altri sono in procinto di seguirne le orme.

Ma quante sono le comunità energetiche già esistenti in Italia

A oggi, le Energy Community sono principalmente in Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lombardia, totalizzando circa 40 realtà in totale, considerando anche le istanze presentate al GSE e le pratiche in fase di attivazione.

A queste però si aggiungono anche più di 3.500 Comuni che fanno uso solo di energia rinnovabile e in cui la produzione elettrica da rinnovabili supera i fabbisogni delle famiglie residenti.

Ad esempio, partiamo da quella che è la prima comunità energetica in Puglia ovvero Biccari, nella provincia di Foggia.

Iniziando con il posizionare pannelli energetici sui tetti delle case popolari, oggi il comune fa da apripista per avviare un progetto innovativo e realizzare una comunità energetica nelle case popolari.

Tutti i cittadini a basso reddito potranno dunque beneficiare di autoproduzione e autoconsumo di energia rinnovabile, a costo zero e in grado di garantire il 35% in meno sulle bollette delle utenze.

Da Biccari ci spostiamo a Gubbio, dove attualmente si trova la turbina più grande d’Italia. In ottica di soluzioni contro la povertà energetica, sono queste le realtà che a oggi sono da prendere ad esempio.

L’impianto produce energia per oltre 1.000 famiglie, rappresentando un quinto dell’energia eolica prodotta in Umbria.

Senza dubbio realtà emblematiche, non solo per l’impatto economico sul tessuto sociale ma anche per la salvaguardia del processo di transizione ecologica già avviato e a cui l’Unione Europea non può né deve sicuramente rinunciare.

Comunità energetica ed energia condivisa: i vantaggi

Come già abbiamo avuto modo di accennare, i punti di forza di progetti di questo genere sono molteplici, in primis quello del risparmio economico. È evidente.

Più l’impianto di produzione è vicino e tanto più l’energia costa meno. Quota energia, oneri di rete e relative imposte si riducono ma non solo. A ciò si aggiunge anche il guadagno che deriva dalla agevolazioni fiscali previste e dagli incentivi presenti sull’energia prodotta.

L’altro aspetto che gli scettici dell’energia pulita non considerano deliberatamente riguarda l’impatto ambientale ridotto, che una scelta green comporta per il pianeta. La riduzione di Co2 che ne deriva ci permette di continuare quel percorso di transizione ecologica che solo scelte folli potrebbero permettere, continuando a utilizzare risorse fossili o addirittura tornare al carbone per soddisfare i bisogni energetici delle famiglie.

I vantaggi che ne derivano sono anche di tipo sociale, culturale e ambientale. La diminuzione della povertà energetica è solo uno degli elementi da considerare, se si pensa a tutto ciò che può derivare dall’applicazione dei principi della sharing economy, tra cui scambi non solo di energia, ma anche di beni e di servizi tra i vari membri della comunità.