Conto corrente. Cosa davvero accade a chi va in rosso

In questi giorni si è letto moltissimo delle nuove norme europee sul conto corrente. Blocco dei pagamenti, del conto in rosso, fino ad arrivare alla segnalazione alla Centrale dei Rischi del titolare come cattivo pagatore, a danno del suo futuro accesso a tutte le linee di credito. In realtà, prima di arrivare a questo, ci sono passaggi intermedi che rendono tutto meno drammatico.

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1° gennaio 2021. Da questa data le banche italiane, e quelle europee, si sono adeguate alle nuove regole dell’Autorità Bancaria Europea, l’European Banking Authority (EBA), in materia di requisiti di capitale.

Rispetto a quanto previsto dalle norme in vigore fino al 2020, verranno adottati criteri di valutazione più stringenti al fine di valutare la posizione dei clienti, e per definire quando il titolare del conto corrente non è più in grado di risanare la propria posizione negativa.

In queste settimane si è letto molto al proposito delle nuove regole sui conti corrente in rosso. Ma è davvero sufficiente uno scoperto sul conto di 100 Euro, protratto per tre mesi, per bloccare i pagamenti automatici e segnare definitivamente il titolare come cattivo pagatore?

Le nuove regole sul conto corrente da gennaio 2021

La nuova classificazione di default utilizzata nelle future valutazioni delle posizioni dei correntisti è il risultato di un compromesso negoziale europeo, che per tutte le banche comporta l’introduzione di nuovi criteri di valutazione più severi rispetto ai precedenti.

La nuova definizione di default fa riferimento alle modalità di valutazione che gli enti creditizi e le imprese di investimento, dunque anche le banche, adotteranno a titolo prudenziale nei confronti delle capacità dei correntisti di restituire quanto è stato loro anticipato.

Il regolamento dell’Eba in vigore dal 2021 definisce i parametri secondo i quali uno scoperto su conto corrente deve essere giudicato dalla banca come un credito deteriorato (non-performing-loean, NPL), ovvero come un credito che il cliente non è più in grado di recuperare.

Ma quali sono i criteri per cui un cliente può venire definito in default dalla propria banca?

Le inadempienze in cui il titolare di conto corrente può incorrere, rischiando di venire definito dalla propria banca come ‘cattivo pagatore’, sono due.

La prima è di ordine temporale, e prevede che con oltre 90 giorni consecutivi di arretrato (150 giorni per le pubbliche amministrazioni) nel pagamento di una obbligazione rilevante, la banca è autorizzata a considerare il debitore in default, in quanto viene ritenuto con scarse probabilità di riuscire a estinguere il proprio debito. Questa però non è l’unica condizione necessaria che può condurre alla segnalazione e al blocco dei pagamenti, come abbiamo letto in questi giorni.

È necessario, infatti, che il titolare per almeno 90 giorni abbia il proprio conto corrente scoperto per almeno 100 Euro (500 Euro per le imprese) e contemporaneamente per almeno l’1% del totale dei crediti concessi dalla banca.

I 100 Euro di scoperto, come spesso leggiamo in questi giorni, non sono sufficienti a bloccare il conto.

È necessario il superamento di una ulteriore soglia relativa. Ad es., se nei confronti della banca il titolare del conto corrente ha un debito di 100 mila Euro per un mutuo acceso per l’acquisto di una casa, per essere considerato cattivo pagatore, dovrà avere uno scoperto per 90 giorni consecutivi di almeno 100 Euro, e nel suo caso di almeno 1000 Euro (l’1% di 100 mila Euro).

Quest’ultima condizione ha una ragione pratica che risiede nelle verifiche effettuate a monte dalla banca al momento di concedere il prestito. Se il mutuo di 100 mila Euro è stato concesso, a seguito delle garanzie offerte dal correntista, è verosimile che questi abbia buone probabilità di restituire quanto deve, e pertanto la soglia relativa per lui sarà necessariamente più alta dei 100 Euro.

Raggiunte queste tre condizioni, la banca è autorizzata a dichiarare il cliente in default e a segnalarlo come cattivo pagatore alla Centrale dei Rischi (CR), ovvero all’archivio dei dati sui debiti che privati e imprese hanno nei confronti di istituti di crediti e imprese di investimento.

Cosa comporta la segnalazione alla Centrale dei Rischi

Una segnalazione alla Centrale dei Rischi da parte della banca del cittadino o dell’impresa in default, comporta il blocco dell’accesso al credito, comprese le rateizzazioni e i piccoli finanziamenti.

Il nuovo regolamento Eba prevede, inoltre, che il ‘cattivo pagatore’ non possa compensare il debito con le eventuali linee di credito già in essere con la banca stessa, come avveniva fino al 2020. La sua classificazione di default sarà estesa pertanto all’intera posizione tenuta nei confronti della banca.

È a questo punto allora che scatterebbe il blocco del conto corrente in rosso e l’interruzione dei pagamenti automatici di rid relativi a utenze domestiche, rateizzazioni, ecc, oppure del pagamento degli stipendi per le imprese.

Ma il nuovo regolamento comporterà un meccanismo davvero così automatico e pericoloso?

Le nuove regole Eba sul conto corrente nella pratica

La Banca d’Italia in un comunicato del 28 dicembre 2020, sicuramente per fare chiarezza in merito, riporta sul proprio sito web come

La nuova definizione di default non modifica nella sostanza le segnalazioni alla Centrale dei Rischi, utilizzate dagli intermediari nel processo di valutazione del "merito di credito" della clientela. Riguarda esclusivamente il modo con cui le banche e gli intermediari finanziari devono classificare i clienti a fini prudenziali, ossia ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali minimi obbligatori per le banche e gli intermediari finanziari. 

Da primo gennaio entrano dunque in vigore per i titolari di conti correnti regole sicuramente più stringenti che costringeranno gli stessi correntisti a una maggiore attenzione e vigilanza sui propri conti. Secondo gli esperti in materia, la situazione non si andrà a modificare sostanzialmente rispetto al passato, e le banche arriveranno al blocco dei pagamenti automatici soltanto nei casi in cui il titolare mostri un’effettiva impossibilità a saldare il proprio debito. Per clienti che per la prima volta si troveranno con un conto in rosso, la banca difficilmente procederà automaticamente al blocco, ma avvierà un dialogo alla ricerca di un’alternativa.

Alla stessa maniera, gli istituti eviteranno di dichiarare in default un correntista in debito per piccoli importi, e continuano gli analisti, è molto probabile che per ovviare al conto in rosso, prenderà sempre più forza il consiglio di apertura di un fido sul conto.

Con un fido, il titolare di conto corrente ha una somma di denaro, concessa dalla banca a un tasso di mercato, che può utilizzare oltre la propria disponibilità. L’apertura di un fido, o la rinegoziazione di un fido già operativo, consente quindi di evitare il cosiddetto conto corrente in rosso, che oltre a determinare tassi di interesse molto alti, può fare ricadere il cliente all'interno della nuova definizione di default dell’EBA.

E ancora, gli esperti ricordano come nella pratica, raramente un conto corrente rimane scoperto per un periodo di almeno 90 giorni consecutivi. In buona parte dei casi, gli eventuali scoperti mensili vengono ripianati da entrate regolari come stipendi o pensioni, che fanno ripartire il computo dei 90 giorni ogni volta dall’inizio.

Cosa succederà davvero sui conti corrente in rosso

Se queste sono le premesse, non sembra che un conto in rosso conduca inevitabilmente a una segnalazione e al blocco dei pagamenti. La stessa Banca d’Italia, nello stesso documento visto sopra, ricorda come le banche 

possono consentire ai clienti utilizzi del conto che comportino uno sconfinamento oltre la disponibilità presente sul conto ovvero, in caso di affidamento, oltre il limite di fido. 

Gli istituti di credito, dal canto loro, si sono attivati nei confronti dei propri clienti un po’ in ordine sparso, generando forse un po’ di confusione al riguardo. Tutti comunque sono concordi nel lavorare sulle informative rivolte ai clienti. Senza arrivare automaticamente ai provvedimenti previsti dalle nuove regole Eba, alcuni istituti come Intesa San Paolo e Unicredit, tenderanno a consentire gli addebiti dei pagamenti non coperti, anche in base alla conoscenza del cliente e delle sue effettive possibilità di saldare il debito. Contestualmente, il cliente in queste occasioni sarà contattato e sollecitato a risanare la posizione.

BNL, al riguardo ha adottato invece una linea più rigida a riguardo. Come riporta Il Sole 24 ore, i 3 milioni di clienti di BNL, già dal 7 dicembre 2020 non possono più andare in rosso sul conto corrente, con la conseguenza che tutti gli addebiti automatici (bollette, pagamenti, ecc.) sono bloccati se non è presente una sufficiente liquidità sul conto.

Questa forte rigidità della BNL è probabilmente dovuta alla sua appartenenza al gruppo francese BNP Paribas. In Francia, il conto in rosso è una rara consuetudine fra i correntisti, come pure nei paesi anglosassoni, e la normativa nazionale a riguardo, abbastanza severa, è già operativa da anni. BNL, dunque, non ha avuto difficoltà nell’adottare le rigide misure dell’EBA.

In buona parte dei casi sembra allora che il blocco dei pagamenti non sia immediato, ma molto dipenda dalla discrezionalità della banca e dai rapporti esistenti con il cliente stesso e dalle garanzie che questi può offrire nel saldare il proprio debito.

 Cosa fare in caso di rosso sul conto corrente

Anche se la situazione non sembra così tragica come molta stampa di questi giorni la sta dipingendo, il rischio di blocco dei pagamenti o di segnalazione alla Centrale di Rischi, è reale.

La classificazione a cliente ‘in sofferenza’ non è però automatica a seguito di un evento singolo, ma interviene soltanto nel caso in cui gli intermediari rilevino gravi difficoltà, non temporanee, per il titolare a restituire il proprio debito

Il titolare di conto corrente, da ora in avanti, dovrebbe allora maturare un nuovo approccio al proprio conto corrente. La verifica costante del saldo, delle scadenze di pagamento, dei limiti di spesa e della liquidità disponibile, dovrebbe entrare a fare parte della routine settimanale del correntista.

La presenza di più conti correnti non sempre agevola un adeguato controllo della propria situazione finanziaria. Flussi in entrata sbilanciati su un conto, potrebbero lasciare altri rapporti in rosso e a rischio, secondo la nuova regolamentazione EBA.

Per quanto è possibile, soprattutto in questo periodo di crisi sanitaria, un contatto con il proprio gestore o il direttore di filiale, è il primo passo da compiere quando la possibilità di uno scoperto non risanabile in brevissimo tempo si fa concreta. Anticipare, allertando su una situazione critica e concordare un eventuale piano di rientro con la propria banca, può essere la soluzione migliore per evitare tutte le criticità legate a un conto corrente in rosso.