Decreto contro il caro energia: 3 manovre di aiuto per te!

Nuovo decreto contro il caro energia: tagli alle accise sul carburante, nuovi ammortizzatori per le utenze e aiuti ai settori in crisi.

Mentre il Governo continua a lavorare sulla realizzazione del Pnrr e sull’emergenza, il presidente del Consiglio prova a rassicurare circa gli allarmi a suo giudizio esagerati che sono stati riportati sui giornali. 

La crescita dell’economia dello scorso anno, secondo il premier, ci consentirà di affrontare anche un rallentamento, che Draghi considera temporaneo, dell’economia terminando di quest’anno con un altro buon dato di crescita. Sicuramente la crescita risulterà condizionata dalle sanzioni e dalla guerra.

Draghi, è tra i primi ad evidenziare che il presidente russo vuole produrre effetti per anni. Per cui per il Governo sta lavorando a un nuovo pacchetto di aiuti per gestire ancora gli effetti degli incrementi dell’energia, ma anche per le crescenti difficoltà in cui saranno coinvolti interi settori produttivi per effetto dell’aumento dei prezzi e della reperibilità delle materie prime.

Draghi pensa ad un rafforzamento dei rapporti con il Canada, gli Stati Uniti ma anche con l’Argentina per contribuire a sostituire almeno in parte le importazioni di grano e mais provenienti dalle aree del conflitto. Ma soprattutto bisognerà rivedere tutti gli accordi con Bruxelles a partire dagli aiuti di Stato e il Patto di Stabilità. 

Prima la pandemia e ora l’attuale conflitto impongono di accelerare nel processo di riorganizzazione delle regole

Decreto contro il caro energia: tagli alle accise sui carburanti

Il dossier relativo ai nuovi aiuti all’economia è stato comunicato nei giorni scorsi dal premier alla Camera: tagli alle accise sul carburante, nuovi ammortizzatori per le utenze e aiuti diretti per i settori che risentono maggiormente della crisi.

Ma occorre risolvere due problemi: le coperture necessarie e la definizione delle linee d’azione comunitarie.  Questioni da risolvere in pochi giorni. 

Relativamente ai costi dopo l’ultimo intervento con decreto sul tema dell’energia le risorse oggi disponibili nel bilancio pubblico sono state esaurite. A questo punto si torna a parlare dello scostamento di bilancio, chiesto da tempo già da alcuni partiti della maggioranza.

Ma quella del deficit è una strada tecnicamente complicata soprattutto dopo la decisione Bce di accelerare sull’uscita dagli acquisti pandemici. 

Qualche risorsa aggiuntiva potrà essere liberata con il Def atteso in consiglio dei ministri a fine marzo, al netto della frenata imposta alla crescita da guerra, sanzioni e inflazione. Ritorna quindi la questione degli extraprofitti, su cui si è discusso recentemente anche a Versailles. 

Decreto contro il caro energia:  previsti aiuti alle imprese

Le decisioni che il consiglio dei ministri attuerà nelle prossime settimane circa il tema dell’energia rientrano nel documento elaborato dalla Commissione europea.

Il nuovo quadro regolamentare fornirà un ampio margine di manovra per intervenire a supporto delle imprese colpite dall’incremento dell’energia e andrà ad agire anche a supporto del settore agricolo, in particolare per quelle le aziende che operano nel settore alimentare e dei fertilizzanti.

Gli strumenti che saranno resi disponibili per compensare l’incremento dell’energia sono molteplici e andranno dai prestiti ai trasferimenti diretti alle imprese.  

C’è anche la possibilità, entro marzo 2023, di convertire una forma di supporto in un’altra: ad esempio un prestito che può essere convertito in capitale. La condizione di fondo è che l’insieme di questi sostegni forniti a un’impresa sia all’interno di un ammontare che deve fare riferimento al costo medio dell’energia sostenuto tra novembre 2021 e gennaio 2022.

Il Mise del ministro Giorgetti ha proposto alla presidenza del consiglio e al Tesoro un Fondo ristori specifico, per circa 1 miliardo, un ulteriore miliardo per una linea dedicata del Fondo di garanzia Pmi con una linea dedicata per prestiti alle imprese colpite.

L’unità di crisi voluta dal ministero degli Esteri sta valutando due tipi di misure a supporto delle aziende italiane che risultano particolarmente esposte in Russia, Ucraina e Bielorussia. Innanzitutto, ristori a fondo perduto e un ampliamento del Temporary Framework. I sostegni utilizzerebbero una parte della disponibilità del Fondo per il 2022 pari a oltre 500 milioni.

Inoltre, poi, sarebbe previsto anche un finanziamento per la patrimonializzazione con una quota di fondo perduto fino al 40% a favore delle aziende italiane esportatrici che abbiano un fatturato medio pari ad almeno il 20% del totale legato a operazioni di export verso quei territori.

Decreto contro il caro energia: possibili modifiche al Pnrr

Un capitolo a sé è quello relativo al Pnrr”. Draghi ha ammesso che sarà necessario un intervento ma la competenza sarà dell’Unione europea, che è stata già sentita sulla questione. Probabilmente non sarà al primo posto viste le urgenze del periodo.

Però le imprese al lavoro in campo infrastrutturale si trovano a dover fronteggiare l’incremento dei prezzi di alcune materie prime e un rialzo continuo che dura da un anno, mentre sono operativi già dei cantieri con grandi opere e programmi regionali che fanno riferimento al Pnrr.

All’incremento dei costi si dovrebber far fronte in prima battuta con fondi nazionali senza però che sia stata fornita alcuna certezza sui tempi. Inoltre, le somme rischiano di essere cospicue visto che le stime pre guerra portavano a importanti incrementi.

Il piano anti crisi del Consiglio europeo contro il caro energia

Il tema dell’energia è stato affrontato negli ultimi giorni dal premier Draghi in diverse occasioni, dal question time in Parlamento al vertice europeo di Versailles che sta confermando che il conflitto in corso in Ucraina ha fortemente accelerato il processo di unione tra i paesi membri della Ue.

Infatti, l’invasione russa ha rafforzato la coesione e la determinazione dei Ventisette che hanno messo da parte le divergenze e, dopo aver riscontrato le rilevanti minacce per i Paesi membri, hanno richiesto alla Commissione europea di mettere a budget, in brevissimo tempo, investimenti da destinare a difesa, indipendenza energetica e al settore alimentare.

Solo in seguito, i governi decideranno come dovranno essere gestiti i nuovi debiti in comune che occorreranno per finanziare gli impegni che il nostro premier Mario Draghi stima di circa 2.000 miliardi di euro.

A Versailles il Consiglio europeo ha proposto anche di aumentare e migliorare gli investimenti nelle capacità di difesa, di stimolare gli investimenti collaborativi tra gli stati membri, di sviluppare sistemi di cyber-security e connettività spaziale, di migliorare la mobilità militare in tutta l’Ue e valutare anche la possibilità di costruire una capacità militare autonoma dell’Ue.

Su quest’ultimo aspetto sono emerse divisioni tra i governi nazionali sia sulla necessità di creare una difesa europea che richiederebbe l’avviamento di una politica industriale comune nella difesa, che superi le rivalità tra i progetti multinazionali e che probabilmente richiederà anni. Quindi il Consiglio europeo è sembrato molto determinato a reagire alla sfida russa, ma ancora in difficoltà nella definizione dei termini della sua risposta. 

La dichiarazione conclusiva dell’incontro ha confermato quindi le indicazioni che il perseguimento degli obiettivi preannunciati: drastica riduzione della dipendenza dal gas russo, rafforzamento del modello economico europeo, e miglioramento delle capacità di difesa.

Nel contempo, hanno deciso di incrementare da 500 milioni a un miliardo di euro il contributo da investire in armi che saranno inviate all’Ucraina. Una tabella di marcia, che considerati gli eventi in corso, per mettere in pratica gli impegni presi richiederà tempi molto stretti.

Entro la fine del mese di marzo, Bruxelles dovrà aver predisporre le soluzioni funzionali a limitare l’impatto dell’incremento del gas sul prezzo dell’elettricità (alcuni paesi hanno richiesto una limitazione dei prezzi sul mercato).

Successivamente, entro la fine di maggio, la Commissione dovrà realizzare un piano con il quale dovrà andare ad azzerare la dipendenza dal gas, carbone e petrolio russi entro cinque anni. La scadenza è posta dalla Ue ma nelle loro dichiarazioni i governi indicheranno di dover raggiungere l’obiettivo il più velocemente possibile.

Sul tema della difesa, i Ventisette paesi hanno chiesto alla Commissione Ue di presentare un’analisi circa gli investimenti per la difesa e proporre delle iniziative che dovranno essere necessarie per rafforzare l’industria e la tecnologica della difesa europea.

Anche questo piano dovrà essere realizzato entro metà maggio, in occasione di un nuovo vertice ancora nel periodo di presidenza francese dell’Unione europea. Politicamente la sovranità europea, in precedenza gravata da dubbi e divisioni oggi vede alcuni Paesi consapevoli del ruolo dell’invasione russa come fonte di preoccupazioni per le realtà dell’est del rischio di poter tornare sotto l’influenza russa.

Inoltre, i Paesi membri vorrebbero realizzare un altro progetto inerente al rafforzamento dell’autonomia anche in campo alimentare e l’approvvigionamento da aree oggetto del conflitto che attualmente sono grandi produttrici di cereali e altri prodotti agricoli.

Infine, in merito all’idea di nuovo debito comune, ci sono state posizioni divergenti di alcuni paesi, e i costi stimati dal premier Draghi per rendere l’Europa più sovrana (1,5-2,0 mila miliardi di euro nei prossimi anni) hanno portato a riflettere anche gli altri.

Macron ha quindi sottolineato come sia importante prima trovare un accordo sugli obiettivi, e successivamente sugli investimenti necessari e le fonti di finanziamenti.

Draghi richiede il contributo dell’Europa a supporto dell’economia 

Mario Draghi intanto ha tenuto a comunicare che non siamo ancora in un’economia di guerra ma che dovremo prepararci ad un nuovo contesto.

Il premier ha ribadito cosi la necessità di una risposta europea per arginare il rallentamento della crescita e far fronte agli effetti dell’invasione russa poiché quasi nessun Paese è in grado di farlo autonomamente con le proprie risorse di bilancio.

Senza entrate nei dettagli Draghi lascia che sia la Commissione europea a incaricarsi della proposta, sottolineando che senza obiettivi comuni su difesa, clima ed energia ci sarebbero dei fallimenti. Occorrerà quindi una politica fiscale ancora espansiva e incentrata sugli investimenti.

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