Molti paesi dell’Eurozona, e in particolare (purtroppo per noi) l’Italia, continuano a essere afflitti da un altissimo, inaccettabile livello di disoccupazione e sottoccupazione.
Il problema potrebbe essere facilmente e rapidamente risolto immettendo potere d’acquisto nel sistema economico. Un ampliamento della spesa pubblica e una riduzione del carico fiscale stimolerebbe la domanda e di conseguenza la produzione e l’occupazione.
E non c’è da temere una risalita dell’inflazione a livelli indesiderati, perché la produzione (quindi l’offerta) salirebbe di pari passo con la domanda, appunto in quanto esiste un potenziale produttivo oggi pesantemente sottoutilizzato.
Tutto questo può essere ottenuto anche mantenendo in essere l’euro e rispettando trattati e regolamenti UE, purché venga adottato il progetto Moneta Fiscale / CCF.
Un’obiezione che viene di tanto in tanto formulata è che le persone e le aziende inattive si trovano nell’attuale situazione perché sono in grado di produrre (per citare un mio interlocutore twitter) “soltanto beni e servizi che nessuno vuole: ecco perché si deve investire in innovazione. Posso avere i soldi ma nessuno mi convincerà a comperare una TV a tubo catodico”.
Per smontare questa obiezione, è sufficiente soffermarsi su quanto è accaduto nel periodo immediatamente precedente e immediatamente successivo al fallimento Lehman Brothers, che è stato il momento chiave della crisi finanziaria mondiale 2008-2009.
Vediamo in particolare i tassi di disoccupazione USA nei mesi sottoindicati: