Fondi pensione: il coronavirus taglia il rendimento

La pandemia si ripercuote in modo collaterale anche sulle rendite dei fondi pensione.

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L’onda lunga dell’emergenza sanitaria si abbatte sui mercati finanziari impattando anche sui rendimenti dei fondi pensione che, nell’ultimo trimestre, hanno subito una importante flessione.

Vediamo insieme di che cosa si tratta e se si può parlare comunque di una resa soddisfacente nel lungo periodo.

Fondi pensione: Covip fa il punto sui rendimenti post Covid-19

Destinare una quota del proprio TFR a un fondo pensione è una scelta che molti italiani hanno fatto in vista di un maggior rendimento rispetto al tradizionale accumulo “lasciato” in azienda.

Con l’emergenza legata alla pandemia da Coronavirus il rendimento di questi fondi, stando all’ultimo rapporto della Covip, l’autorità che si occupa di vigilare in questo ambito, ha subito un importante ridimensionamento nei primi tre mesi dell’anno.

Nel dettaglio, i fondi negoziali hanno perso il 5,2%, i fondi aperti il 7,5% e i Piani individuali di risparmio il 12,1%. La flessione della performance di questi prodotti è frutto della discesa dei titoli di Stato e dei listini azionari arrivati a perdere tra il 20 e il 25%.

Anche le adesioni alle forme pensionistiche complementari cresciute in maniera ridotta con appena 68.000 adesioni  (+0,7%).

Ne escono ridimensionate anche le risorse gestite: 53,7 miliardi (-4.3% rispetto al primo trimestre 2019 per i fondi preesistenti e i Piani individuali vecchi) e 21,6 miliardi e 35 miliardi rispettivamente per i fondi aperti e i piani individuali più recenti (-5,7% e -1,4% rispetto al primo trimestre 2019).

Fondi Pensione: negli ultimi 10 anni il TFR resta comunque indietro

L’orizzonte, precisa la Covip, deve essere inteso in un senso più ampio rispetto all’orizzonte temporale dei primi tre mesi dell’anno.

Negli ultimi 10 anni  infatti il rendimento è stato pari al 3,6% per i negoziali, al 3,8% per i fondi aperti e del 2,6% per i Piani individuali di risparmio.

Il TFR invece è rimasto fermo a una rivalutazione del 2%. Se si aggiungono gli ultimi dati, riportati in precedenza, otteniamo un 3% per i negoziali e fondi aperti mentre per i Piani individuali siamo al 2,5%. Il TFR anche qui non va oltre il 2%.

In definitiva il TFR resta comunque indietro rispetto alla previdenza complementare e, in attesa di un quadro più omogeneo e complessivo, si può essere cautamente ottimisti sulle possibili prospettive future qualora vi fosse una ripresa sostenuta e costante.