Fondi pensione: come funzionano e cosa sono i nuovi PEPP

Nei prossimi giorni il Governo Draghi dovrà affrontare la riforma dell’attuale sistema pensionistico. Al di là di quelle che saranno le soluzioni adottate è evidente che per gli italiani il ricorso ai fondi pensione che integrano il trattamento erogato dagli enti previdenziali resta oggi l'unica strada percorribile per potersi garantire una vecchiaia serena. Tra le alternative in arrivo anche i PEPP appena regolamentati dall'Unione Europea.

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Nelle ultime settimane tiene banco il dibattito su come il Governo di Mario Draghi affronterà la riforma dell’attuale sistema pensionistico. Al di là di quelle che saranno le scelte è evidente che saranno orientate a garantire una maggiore sostenibilità dei conti pubblici.

Con la riduzione del tasso di natalità che interessa ormai da tempo il nostro paese, l’ingresso in età sempre più avanzata dei giovani nel mondo del lavoro, l’inesorabile invecchiamento della popolazione e un prodotto interno lordo che cresce con un trend troppo lento per garantire una giusta rivalutazione, la previdenza statale non potrà che essere sempre meno generosa in futuro.

Nonostante già a partire dal 1996 la pensione di anzianità non si calcoli più su base retributiva, cioè come media delle ultime retribuzioni, ma su base contributiva, cioè basandosi sul conteggio di tutti i contributi versati lungo tutta la vita lavorativa, le problematiche da sciogliere restano ancora tante.

Ovviamente in questo contesto negli ultimi venti anni per gli italiani è progressivamente cresciuta la tensione e la preoccupazione rispetto all’età della vecchiaia, un periodo che si vorrebbe affrontare con serenità e con i giusti presupposti, tra i quali il mantenimento di un buon tenore di vita: ed è proprio questa prospettiva ad essere venuta meno dal momento che la pensione maturata e riconosciuta dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS) si configura come insufficiente rispetto a questo obiettivo.

Si stima infatti che la differenza tra la prima pensione riscossa e l’ultimo stipendio ricevuto, il cosiddetto tasso di sostituzione, possa arrivare sino al 50 o 80% a seconda dei casi.

In questo contesto si sono diffusi i fondi pensione che hanno l’obiettivo di garantire una rendita integrativa al risparmiatore che alla fine del percorso lavorativo potrà mantenere il tenore di vita fino a quel momento goduto. 

Per i più giovani sottoscrivere un fondo pensione integrativo, soluzione che al momento è una scelta non un obbligo, diventerà probabilmente inevitabile. 

I numeri dei fondi pensione in Italia nel 2020

Sulla base dei dati statistici pubblicati dalla Commissione di Vigilanza sui fondi pensione (COVIP) nel corso del 2020 il livello di adesione alla previdenza integrativa sarebbe aumentato di 236.000 unità, cioè del 2,6% rispetto al 2019 arrivando a 9,353 milioni di aderenti, con una crescita inferiore rispetto ai periodi precedenti l’emergenza sanitaria. 

Il contributo maggiore al trend delle sottoscrizioni viene soprattutto dai fondi destinati ai lavoratori del settore edile e ai dipendenti pubblici

Queste posizioni includono anche quelle di chi aderisce contemporaneamente a più forme per cui si può dire con maggiore precisione che il totale degli iscritti ai fondi pensione in Italia può essere stimato in 8,480 milioni di individui.

Secondo COVIP a dicembre 2020, le risorse destinate alle prestazioni sono state pari a circa 196 miliardi di euro con un incremento di 11 miliardi rispetto all’anno precedente. 

Cos’è un fondo pensione

Nel nostro ordinamento giuridico il fondo pensione è uno strumento di risparmio individuato dal legislatore con l’obiettivo di consentire ai lavoratori l’accesso ad una pensione complementare da affiancare a quella erogata dagli enti previdenziali obbligatori (previdenza di primo pilastro).

Attraverso il fondo pensione il lavoratore risparmia una parte dei propri guadagni derivanti dal suo lavoro per sommare altre prestazioni pensionistiche a quelle erogate dagli enti previdenziali. 

Mentre gli enti previdenziali gestiscono i sistemi pensionistici obbligatori in un quadro normativo di diritto pubblico, i fondi pensione trovano nel diritto privato la fonte di regolamentazione dei rapporti giuridici tra i fondi e che sceglie di sottoscriverli (l’adesione è facoltativa, non obbligatoria). 

Da un punto di vista finanziario i versamenti sono integralmente capitalizzati e il rischio economico ricade su chi decide di sottoscrivere il fondo. Questo significa che le prestazioni integrative non sono un dato certo nel loro ammontare ma dipendono da una serie di fattori tra i quali l’entità dei contributi versati, il tempo per il quale rimarranno vincolati nel fondo, il rendimento che si riuscirà ad ottenere dall'investimento del patrimonio.

Come funziona un fondo pensione

Nel periodo in cui svolge una attività lavorativa retribuita ogni cittadino del nostro paese è tenuto a versare all’ente previdenziale dei contributi che consentiranno in futuro e al verificarsi determinate condizioni, di ottenere il pagamento di una pensione mensile. 

Come abbiamo avuto modo già di specificare, nel corso degli anni l’ammontare di questo assegno si è via via assottigliato con una serie di tagli finalizzati a mantenere in equilibrio un sistema previdenziale in grande sofferenza. 

In altri termini sono state modificate le modalità di calcolo dell’importo mensile della pensione andando via via a decurtarla e questo ha fatto crescere la tensione per il futuro e spinto molti a ricorre ai fondi pensione. 

Il contraente versa ogni mese una cifra pattuita sotto forma di contribuzione integrativa nel fondo che preferisce e all’età pensionabile riceverà da questo una rendita proporzionale ai suoi versamenti che andrà a sommarsi a quanto erogato dall’ente previdenziale in termini pensionistici. 

In partica aderire a un fondo pensione si configura come una forma di risparmio che consentirà una volta andati in pensione di godere di un tenore di vita adeguato. 

I fondi pensione possono essere sottoscritti da qualsiasi cittadino italiano maggiorenne, sono aperti a tutte le categorie: liberi professionisti, lavoratori autonomi, dipendenti pubblici e privati, soci di cooperative per i quali non siano previsti fondi aziendali o di categoria o di settore.

Il denaro versato nei fondi pensione viene investito dai gestori (che possono essere banche, compagnie di assicurazioni, società di intermediazione mobiliare) con l’obiettivo di far fruttare il capitale inziale in modo da coprire i costi di gestione del fondo da un lato e offrire ai sottoscrittori plusvalenze sulle cifre versate dall’altro.  

Quanto versare in un fondo pensione: il gap previdenziale

Per poter decidere quale cifra destinare all’investimento in un fondo pensione è importante partire dalla determinazione di quello che viene definito il gap previdenziale ovvero la differenza tra la retribuzione e la pensione che verrà effettivamente erogata dall’ente previdenziale.

Gli elementi dai quali partire per arrivare al risultato sono la normativa in vigore, l’età, la storia lavorativa e la retribuzione percepita dal lavoratore e bisogna tener conto anche delle ipotesi riguardanti le evoluzioni dello scenario economico.  

Per effettuare queste proiezioni sul sito dell’INPS è disponibile un simulatore di calcolo chiamato “la mia pensione”. I lavoratori iscritti all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale che hanno il proprio profilo con credenziali di accesso possono utilizzare questo calcolatore automatico per definire in proiezione quale potrebbe essere la pensione al termine dell’attività lavorativa. 

Definito il proprio gap previdenziale il passaggio successivo è decidere quale dovrà essere la rendita del proprio fondo pensione che consenta di colmarlo e si dovrà individuare l’importo della retribuzione mensile da destinare al fondo, insieme al TFR destinato dal datore di lavoro. 

Le linee di investimento dei fondi pensione possono essere di tipo azionario, bilanciato, obbligazionario e monetario e ciascun sottoscrittore sceglierà la soluzione più adatta tenendo presenti una serie di fattori tra i quali in particolare il numero di anni di contribuzione che separano dalla pensione.

Le somme accantonate per costruire una integrazione alla pensione verranno erogate quando matureranno i requisiti per la pensione stessa, ci sono però delle eccezioni.

Il capitale investito in un fondo può essere ritirato fino a un massimo del 30% prima del raggiungimento della pensione, quando si verificano determinate condizioni previste all’atto dell’adesione, mentre una volta raggiunta la pensione si potrà chiedere un anticipo del 50% del capitale e continuare a fruire del restante mensilmente come integrazione della pensione. 

Quali sono le tipologie di fondi pensione

Le tipologie di fondi possono essere così raggruppate:

Fondi chiusi o negoziali: sono frutto di accordi tra aziende e sindacati quindi accessibili solo per alcune categorie di lavoratori;

Fondi Aperti: sono messi a disposizione da banche e compagnie di assicurazione, società di gestione del risparmio, società di intermediazione mobiliare, ed accessibili da qualsiasi genere di lavoratore;

Piani individuali pensionistici (PIP): sono sottoscrivibili da chiunque e molto simili alle polizze vita (appartengono infatti al ramo vita), hanno lo scopo di creare nel tempo un capitale attraverso una serie di versamenti mensili. Sono fondi pensioni creati dalle imprese di assicurazione che consentono all’aderente di impostare le proprie condizioni personalizzate.

Fondi pensione e benefici fiscali 

Per i fondi pensione è prevista la deducibilità dei contributi versati dal reddito dichiarato ai fini IRPEF entro il limite annuale di 5.164,57 euro: prima dell’applicazione dell’aliquota i contributi vengono sottratti riducendo l’imponibile fiscale. Ciò si tradurrà in una riduzione delle imposte da versare.

Sia in fase di accumulo che di erogazione gli importi della previdenza complementare sono inoltre esenti da imposte di successione e si può stabilire che agli eredi designati venga liquidato il montante residuo in un’unica soluzione. 

Novità in materia di fondi pensione: i PEPP

L’ultima novità in materia di Fondi Pensione sono i PEPPPan European Personal Pensions, prodotti pensionistici sempre ad adesione volontaria ed individuale che offrono una nuova possibilità di risparmio.

Chi li sottoscrive sa di disporre di una soluzione caratterizzata dalla piena portabilità fra gli stati membri dell’Unione Europea nel caso in cui decidesse di trasferire la propria residenza, condizione sempre più diffusa in un mercato del lavoro caratterizzato da una forte mobilità. 

Questa condizione è resa possibile dall’apertura di sottoconti nazionali per ciascuna posizione individuale. 

Dei PEPP si parlava ormai da diversi anni ma il regolamento comunitario 2021/437 che li disciplina è entrato in vigore solo il 22 marzo scorso. 

I soggetti ai quali i PEPP sono destinati sono sempre coloro che desiderano risparmiare ed integrare la propria pensione siano essi professionisti, lavoratori autonomi, impiegati pubblici o privati o anche disoccupati.

Saranno diverse le tipologie di operatori autorizzate alla distribuzione dei PEPP: compagnie assicurative, banche, fondi pensione professionali, alcune società d’investimento e gestori patrimoniali.