I primi studi sugli ETF risalgono addirittura agli Anni Sessanta, ai tempi di John Bogle che lanciò, in un modo sconsiderato per le opinioni dell'epoca, il First Index Investment Trust.
Da allora, gli ETF ne hanno fatta di strada e il First Index Investment Trust, dapprima deriso, è divenuto oggi il primo fondo comune di investimento, con il nome di Vanguard 500 Index Fund.
Se negli Stati Uniti sono diventati popolari già negli Anni Novanta, in Italia bisogna aspettare i primi Anni Duemila perché essi facciano la loro comparsa.
Ora gli ETF sono divenuti popolari tra i risparmiatori e i piccoli investitori, in quanto essi danno l'opportunità di investire in azioni con discreta facilità e relativamente a basso costo.
In quest'articolo, cerchiamo di capire in modo semplice cosa sono davvero gli ETF e il loro funzionamento. Come sempre, quando si parla di investimenti, è necessario procedere con la dovuta cautela e documentarsi al meglio prima di procedere.
Cosa sono e come funzionano gli ETF
Partiamo dal principio. ETF è un acronimo per Exchange Traded Fund e, in parole semplici, sono dei fondi di investimento che sono quotati sui mercati.
Possono essere comprati e venduti sul mercato, esattamente come succede per le azioni. Possono essere comprati anche in banca, senza troppi cavilli.
Anche per quanto riguarda la loro rivendita, l'operazione è davvero semplice. In effetti, sia comprare sia vendere un ETF è davvero semplice, e questo dato senz'altro figura tra i vantaggi del loro acquisto.
Gli ETF consentono di distribuire il proprio investimento su tutte le aziende che sono presenti all'interno del fondo scelto. Gli ETF infatti possono essere raggruppati in base al settore di pertinenza (finanza, salute, media, automotive, ecc), oppure in base al loro impegno nelle cause sociali ed ambientali; esistono ETF basati sulle materie prime (oro, platino, metalli preziosi e materie prime) e, ancora, essi sono raggruppati per fornitore.
Insomma, in base al proprio specifico interesse è possibile investire la propria quota all'interno di un ETF.
Si entra all'interno del mercato prescelto utilizzando un unico strumento.
Anche se all'apparenza possono sembrare la stessa cosa, sussiste invece una differenza abissale tra ETF e fondi comuni di investimento.
Alla base di entrambi, c'è la possibilità di investire direttamente il proprio denaro in obbligazioni o azioni presso un investitore. Dall'altra parte, chi gestisce i fondi si occupa di gestire tutti i risparmi di una pluralità di investitori.
A questo punto, però, troviamo le differenze.
Mentre gli ETF sono a gestione passiva, i fondi comuni di investimento sono a gestione attiva.
Cosa significa?
Gli ETF sono quotati in borsa (il loro funzionamento è come quello delle azioni, come abbiamo visto poco fa). Come dice il nome stesso, essi sono dei fondi indicizzati, ovvero replicano con precisione l'indice di mercato.
Insomma, chi entra in un ETF non gestisce direttamente il proprio investimento perché il fondo segue l'andamento del mercato. Ha lo scopo, dunque, di una gestione del proprio patrimonio passiva, che segue gli indici azionari o obbligazionari.
Chi invece decide di investire in un fondo comune di investimento ha un obiettivo diverso. I gestori del fondo, infatti, non si limitano a seguire gli andamenti dell'indice. L'obiettivo è quello di ottenere un surplus dalla gestione, superando l'indice di riferimento.
In tutto ciò, non vi è garanzia alcuna. Anzi, spesso accade che gli ETF performino meglio.
Nel suo canale YouTube, Matteo Afrasinei dà diversi consigli e suggerimenti su come avere rendite passive, investire in ETF: in questo video parla dei 5 ETF più interessanti da considerare di tenere a vita.
Come si è arrivati agli ETF?
Breve storia degli investimenti in ETF?
Come per tutte le grandi invenzioni, c'è sempre una necessità alla base.
Il bisogno che era alla base degli ETF era quello di liquidità. In effetti, dopo la crisi della borsa verso la fine degli Anni Ottanta, si capì che c'era la necessità di agire in modo diverso.
Nel 1990, a Los Angeles, la Leland-O'Brien-Rubinstein pensò di creare un paniere di differenti azioni che avrebbe poi trattato in borsa come una singola unità. Il fondo venne creato ma non riscosse troppo successo, a causa della momentanea mancanza di interesse.
Nello stesso anno, la Toronto Index Participation Shares decise di proseguire l'idea istituendo l'indice Toronto Stock Exchange 35: l'iniziativa acquistò popolarità e si tornò a parlare di ETF anche negli Stati Uniti.
SPDRs Etf S&P 500 nacque nel 1993 ed è considerato il primo degli ETF moderni. Esso infatti si basava proprio sui concetti che abbiamo descritto sopra: esso seguiva l'andamento dell'indice di riferimento, e aveva commissioni molto basse.
Ciò che però ha portato al successo degli ETF in questi ultimi 30 anni, però, è anche una sorta di crisi nell'andamento dei fondi comuni di investimento.
Nati per andare oltre l'indice di riferimento e, dunque, generare un maggiore introito, in realtà hanno avuto risultati più bassi rispetto alle aspettative. Negli Anni Settanta, in effetti, diversi studi hanno dimostrato che i fondi comuni di investimento performavano in maniera peggiore rispetto al proprio indice di riferimento.
Ecco che si è iniziato a pensare ad una diversa strategia. Anziché agire attivamente sul fondo, lasciare che questo agisse spontaneamente, seguendo l'indice di mercato.
Come mai si tratta di una strategia che spesso può risultare vincente? Lo vediamo nel prossimo paragrafo.
Perché investire in ETF: quali sono i vantaggi
Abbiamo già avuto modo di capire alcuni dei vantaggi di investire in ETF.
Innanzitutto, essi sono semplici. Essendo negoziati in tempo reale con la Borsa, essi possono essere acquistati e venduti come semplici azioni. Anche tramite la propria banca o il proprio broker.
Oltre alla semplicità, gli ETF consentono di investire in trasparenza. Ogni investitore può controllare effettivamente chi componga il proprio portafoglio. E naturalmente può essere edotto sul proprio profilo di rischio. Il prezzo viene aggiornato in tempo reale.
Inoltre, sono molto flessibili. Sono quotati sulla Borsa in tempo reale e dunque ogni investitore può ritagliarsi il proprio spazio in base ai propri obiettivi e al proprio orizzonte temporale. Generalmente non hanno nemmeno limiti minimi di ingresso. Pertanto, spesso è possibile investire in un singolo ETF con una sola azione, o poche: volendo, quindi, è possibile diversificare al massimo il proprio investimento, investendo piccole porzioni di denaro in tanti ETF differenti.
Come anticipato poche righe addietro, gli ETF sono generalmente economici. Essendo dei fondi a gestione passiva, viene meno l'apparato di analisti che servirebbe nella gestione attiva. Spesso non ci sono nemmeno costi fissi di entrata o di uscita. Questo permette ad una fetta più larga di investitori di entrare nel mondo degli investimenti con somme davvero piccole.
Anche il rischio è contenuto. Infatti, quanto presente all'interno degli ETF è di esclusiva proprietà degli investitori. Il proprio patrimonio non verrebbe dunque intaccato nemmeno nell'ipotesi in cui chi si occupa della gestione, promozione o amministrazione del fondo sia insolvente.
Quali sono gli svantaggi di un investimento in ETF?
Anche nel mondo degli ETF ci sono degli svantaggi da tenere in considerazione.
Il primo, naturalmente, deriva proprio dalla loro natura: seguendo gli indici di mercato, non guadagneranno mai di più del mercato in cui il nostro ETF andrà ad investire. D'altro canto, però, non performerà mai meno.
Ci sono rischi diversi anche a seconda del mercato in cui si è scelto di investire, se quello azionario o obbligazionario.
Come quando un'azione viene scambiata, anche nel caso degli ETF vi è infatti una commissione di negoziazione, spesso piuttosto alta che sostanzialmente annulla il guadagno generato dalla transazione.
Quando poi l'ETF in cui si va a investire è piccolo o raro, i volumi di negoziazione sono piccoli e quindi i costi si alzano automaticamente. Spesso infatti è utile considerare ETF con volumi molto grandi, anziché quelli più piccoli.
Molto spesso, poi, vi è un problema di liquidità.
In caso di forte richiesta di riscatto l’assenza “fisica” dei titoli nel portafoglio – perchè prestati a terzi – potrebbe generare problemi di illiquidità, scrive Spazio ETF.
Spesso si tratta di rischi marginali e gli investitori sono tranquilli nell'essere tutelati dalle norme comunitarie.
C'è anche da considerare che non funziona sempre allo stesso modo per tutti i fondi, anzi.
Ecco perché in quest'ultimo paragrafo abbiamo preparato una piccola guida per scegliere gli ETF che facciano al caso nostro.
Come scegliere in che ETF investire: guida semplice
Come fare ad investire in ETF?
Inizialmente, è necessario decidere qual è il nostro obiettivo: quale classe di attività (obbligazioni, azioni, materie prime...), e quale percentuale del proprio portafoglio destinare a ciascuna classe di attività.
La strategia più interessante è quella che implica una diversificazione quanto più ampia possibile.
A quel punto sarà necessario scegliere l'indice. In genere, un ETF buono è quello che meglio rappresenta il mercato. Gli indici che riguardano un ampio mercato sono anche quelli migliori da considerare in termini di diversificazione. Se invece l'indice si concentra di più su un determinato Paese o società, se dunque scende troppo nel dettaglio, sarà anche più rischioso.
Una volta scelto l'indice, ci sarà una serie di domande che sarà necessario porsi per capire se siamo sulla direzione giusta.
Da un lato, le spese, l'età del fondo e la sua dimensioni sono i primi 3 criteri che bisogna considerare sempre prima di effettuare una scelta.
Dall'altro, ci sono dei criteri che sono soggettivi, e vanno in base alle nostre specifiche inclinazioni: ad esempio, la sostenibilità, l'identità dei fornitori dell'ETF, la valuta e la domiciliazione del fondo.
Naturalmente questi sono solo alcuni spunti per iniziare a valutare come procedere con il proprio investimento. La regola è sempre la stessa: informarsi su ogni singolo dettaglio prima di procedere.