Mercati pronti allo scatto di fine anno

La scorsa settimana, particolarmente corta per causa del calendario, che quest’anno ha riservato solo tre sedute piene alle Borse prima della sosta natalizia, è stata dai due volti. Ha infatti procurato uno spavento ribassista nella prima seduta settimanale di lunedì 21 per colpa della variante inglese del Coronavirus, che ha scosso le certezze dei mercati sulla rapida uscita dalla pandemia.

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La scorsa settimana, particolarmente corta per causa del calendario, che quest’anno ha riservato solo tre sedute piene alle Borse prima della sosta natalizia, è stata dai due volti. Ha infatti procurato uno spavento ribassista nella prima seduta settimanale di lunedì 21 per colpa della variante inglese del Coronavirus, che ha scosso le certezze dei mercati sulla rapida uscita dalla pandemia.

Ma lo spavento è riuscito solo a far arretrare l’indice dell’Eurozona Eurostoxx50 fino ad appoggiarsi alla media mobile a 50 sedute, quella che fu rabbiosamente scavalcata l’ormai lontano 5 novembre e da allora ha accompagnato al rialzo il potente recupero del mercato azionario europeo.

Con tutta l’euforia che novembre ha costruito, è bastato a far tornare il sereno che gli esperti fornissero quelle rassicurazioni che bastano agli euforici:  “al momento non abbiamo elementi per ritenere che la variante inglese possa causare l’inefficacia dei vaccini”. Per chi ha buon senso è una frase che spinge alla cautela. Per l’euforico significa “non è successo nulla”.

Nel frattempo il Congresso USA ha varato in fretta il nuovo paccone (oltre 5.000 pagine! Guai d’ora in poi a chi si lamenta che le leggi da noi sono troppo complicate e prolisse) di aiuti economici a disoccupati e piccole imprese: spesa totale 900 miliardi di dollari più altri 1.400 per il collegato via libera al Governo ad indebitarsi per coprire la legge finanziaria che prevede quella cifra di spesa in deficit. 

Perciò i giorni successivi sono stati dedicati all’immediato recupero ed i mercati si sono presentati al taglio del panettone natalizio praticamente dove avevano concluso la settimana precedente, cancellando lo svarione di lunedì.

In Europa Eurostoxx50 in area 3.540 ed il Dax tedesco quasi a 13.600. In USA SP500 a 3.703 e il Nasdaq100 poco sopra 12.700, a meno di 100 punti dal massimo storico.

La voglia di migliorare subito i massimi storici è stata a stento trattenuta dalla lunga pausa natalizia, che sconsigliava di rimanere totalmente investiti con le borse chiuse praticamente per 4 giorni e dalle bizze di Trump, che ha criticato il Piano bipartisan come indecente e ritardato la firma, lasciando aperta la possibilità del shutdown, cioè della chiusura del governo per mancanza di soldi, che scatterebbe proprio questa sera.

Ma il Natale (o forse le partite di golf nella sua tenuta in Florida) ha rabbonito anche il malmostoso Presidente uscente e proprio ieri è arrivata a denti stretti la firma che sgombra ogni dubbio e consente a 14 milioni di disoccupati di ricevere ancora per 13 settimane il sussidio che sarebbe scaduto senza quel provvedimento bipartisan ed agli uffici pubblici di riaprire regolarmente.

Perciò penso proprio che quel che i mercati si sono trattenuti a stento dal fare la scorsa settimana, cioè l’attacco ai massimi storici (quelli USA) o almeno a quelli post-pandemici (gli indici europei), verrà sbrigato oggi, con l’ennesimo strappo euforico.

Ancora una volta le correzioni si sono rivelate fugaci e brevi. Ancora una volta il ritorno alla media mobile a 50 sedute è stato visto come occasione di acquisto.

Ancora una volta sono stati i regali fiscali e monetari a stimolare l’entusiasmo del mercato.

Non c’è altro da fare che adeguarsi e non farsi troppe domande se tutto questo abbia un senso.

Il nuovo compito dei mercati azionari non è più quello di una volta, cioè misurare la capacità di profitto delle società quotate, e la crescita del sistema economico. L’opera di demolizione dei fondamentali ad opera di governi e banche centrali ha cambiato i connotati alle Borse.

Ora il loro compito è quello di ospitare la liquidità regalata da stati e banche centrali a chi non ne ha bisogno, che così può usarla per speculare al rialzo senza fine. O meglio, fino a quando le banche centrali non suoneranno la campanella della fine del gioco. 

La miseria si accumula per le strade? I debiti dovranno poi essere pagati? I nodi dovranno prima o poi venire al pettine?

Certo. Ma per i mercati questo succederà poi, perché le banche centrali hanno detto in tutte le lingue di non aver fretta di togliere il giocattolo monetario dalle mani degli speculatori. 

Perciò prima occorre fare un’altra cavalcata in groppa al toro. Alle conseguenze penseremo dopo. Il lungo termine non esiste più.