Il mercato non tira il rigore

La chiusura delle contrattazioni di venerdì scorso aveva portato i mercati azionari americani, ed in particolare l’indice SP500, che meglio li rappresenta, nelle condizioni ideali per “andare in buca”, come si dice nel golf e nel biliardo.

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La chiusura delle contrattazioni di venerdì scorso aveva portato i mercati azionari americani, ed in particolare l’indice SP500, che meglio li rappresenta, nelle condizioni ideali per “andare in buca”, come si dice nel golf e nel biliardo.

Era arrivato proprio sulla soglia da oltrepassare per entrare nel cuore della terza ondata rialzista del movimento iniziato a marzo, quando gli investitori decisero che la liquidità delle banche centrali permetteva loro di ignorare le conseguenze del Covid sull’economia USA e mondiale.

Come ho cercato di descrivere ieri, l’onda 3 di un movimento propulsivo rialzista è quella che esprime la massima convinzione del mercato e percorre tratti di strada che sfidano il buon senso, protraendo eccessi di euforia per molto tempo. 

Per dare un’idea della prospettiva direzionale, possiamo ipotizzare che un modello canonico di onda 3 potrebbe portare nell’arco di un trimestre l’indice americano ad un primo obiettivo di area 4.100-4.250 o anche ad una possibile estensione a 4.500-4.700. E, cosa ancor più eclatante e sorprendente, questo grande rialzo dovrebbe avvenire senza importanti correzioni. In America chiamano correzione un movimento contrario di almeno il -10% dal precedente massimo realizzato.

Comprendiamo bene che una tale evenienza sarebbe una sorta di Eden dei rialzisti, paragonabile ad una vacanza al luna park per un bambino per almeno un trimestre.

Ebbene, ieri il mercato aveva la possibilità di entrare in questo sogno. Per farlo bastava fare una seduta di inizio settimana in rialzo di un punto percentuale per scavalcare il muro ed iniziare il decollo. Ma non è avvenuto.

Attenzione: non è neppure avvenuta una ritirata ribassista che avrebbe convinto tutti che il mercato deve ancora ripulirsi con una correzione e rafforzare le sue convinzioni con nuove motivazioni, da ricercare in qualche settimana di purgatorio ribassista.

E’ capitato invece che il mercato è rimasto immobile a riflettere.

Se mi si passa la metafora, è come il goleador che riceve la possibilità di tirare un rigore. L’arbitro ieri ha fischiato l’autorizzazione a tirare. A questo punto tutti si aspettano di vedere un gol oppure un rigore sbagliato. Invece succede l’imprevisto. Il campione tentenna e non calcia.

La prova che il calciatore ieri non ha calciato la vediamo nella barra disegnata ieri da SP500. Una delle più corte dell’anno: solo 18 punti tra il minimo ed il massimo di seduta. Tutta la giornata passata all’interno dell’escursione della seduta precedente. Tecnicamente si chiama “inside bar” ed esprime una situazione di indecisione direzionale. Appunto. Saldo a fine seduta: -0,19%, cioè piccolo passo indietro.

Secondo copione anche le borse europee hanno segnato leggermente il passo, esattamente come Wall Street.

Perciò oggi direi che ci ritroviamo esattamente nella posizione di ieri mattina, ma con un po’ di entusiasmo in meno e con un tarlo in più, che è la classica domanda: perché non tira?

Nel calciare i rigori i calciatori sanno che se aspetti troppo a tirare il carico emotivo che accumuli aumenta le probabilità di fallire.

Che farà SP500 oggi? Salterà con convinzione quota 3.700 oppure arretrerà al di sotto di 3.670, aprendosi la strada ribassista verso 3.594, livello sotto il quale la correzione diventerebbe conclamata? 

E’ la stessa domanda di ieri, lo so.

Ma se il mercato non risponde noi ripetiamo la domanda.