Per gli oltre 5 milioni di lavoratori autonomi con Partita Iva che lavorano in Italia, richiedere un mutuo per acquistare un immobile, anche se si tratta di una prima casa, non è affatto facile, anzi possiamo serenamente dire che è più difficile di quanto lo sarebbe in qualsiasi altro paese europeo.
Un esempio su tutti? Quando un lavoratore autonomo vuole richiedere un mutuo ad un istituto di credito per comprare un immobile, che possa essere anche la sua prima casa, le difficoltà sono molte, molte di più di quelle che incontrerebbe un lavoratore dipendente a tempo indeterminato o, meglio ancora, un lavoratore del settore pubblico.
Chiedere un mutuo quando si ha una partita Iva, è difficoltoso, ma non è impossibile. Vediamo i dettagli e come fare per ottenere un mutuo anche se siete lavoratori autonomi.
Quali sono le difficoltà che si incontrano quando si richiede un mutuo senza busta paga, avendo una partita Iva?
Quando ci si reca in banca per richiedere un mutuo, anche per acquistare la prima casa, una delle richieste primarie che viene fatta dall'istituto di credito è: quale garanzia reddituale il richiedente può dare all'istituto?
In parole povere, la banca richiede come garanzia una busta paga, possibilmente di un lavoro subordinato a tempo indeterminato, meglio ancora se si tratta di lavoro nel settore pubblico.
Se non si è un lavoratore dipendente e, dunque, non si ha una busta paga, iniziano i problemi e le difficoltà. Perché per chi ha una partita Iva e lavora in maniera autonoma, la richiesta di un mutuo si fa più complicata.
Cosa può fare dunque il lavoratore autonomo che vuole richiedere un mutuo? Rinunciare ad ottenerlo? No, deve solo essere consapevole che ci vorranno più garanzie, rispetto ad un lavoratore dipendente, se si vuole accendere un mutuo per acquistare una casa.
Quali requisiti bisogna avere per poter ricevere un mutuo anche se si è titolari di partita Iva?
Ecco quali sono i requisiti che la banca controlla quando la richiesta di accendere un mutuo arriva da un titolare di partita Iva:
1) L'ingresso di liquidità nella disponibilità del soggetto deve avvenire da un tempo sufficientemente lungo;
2) Che la libera professione o l'attività d'impresa svolta dal richiedente, sia in salute e vada bene;
3) Che il richiedente non abbia debiti pendenti;
4) Che il richiedente sia nella disponibilità di un anticipo sul prezzo di acquisto della casa, pari ad almeno il 20% del valore dell'edificio.
Queste sono le condizioni "essenziali" affinché il titolare di partita Iva possa permettersi di fare richiesta di mutuo ad un istituto di credito. Ma oltre a queste basilari condizioni, ci vorranno delle garanzie, necessarie per avere l'assenso da parte della banca.
Il titolare di partita Iva che richiede un mutuo, deve presentare questi documenti
Ci sono alcuni documenti necessari che il richiedente deve presentare alla banca, quando richiede un mutuo non avendo una busta paga ed essendo titolare di partita Iva. Eccoli elencati:
1) La dichiarazione dei redditi;
2) Estratti conto del proprio conto corrente che proveranno la propria solvibilità;
3) L'iscrizione ad un albo di professionisti, se esiste;
4) Il bilancio dell'anno precedente;
5) I documenti anagrafici necessari.
Quali garanzie la banca richiede al titolare di partita Iva che vuole accendere un mutuo?
Di solito gli istituti di credito richiedono sempre ulteriori garanzie ai titolari di partita Iva che vogliono accendere un mutuo, rispetto ai lavoratori dipendenti.
Per esempio sarebbe un ottimo passo avanti avere un garante che possa avere i requisiti reddituali che mancano al richiedente: ovvero una busta paga a tempo indeterminato, oppure una pensione. Sono ottime garanzie anche il possesso di altri beni mobili o immobili, oppure la stipula di una polizza assicurativa.
Mutuo per titolari di partita Iva: come si svolge il piano di rientro e/o di ammortamento?
Per il piano di ammortamento e di rientro, ogni istituto di credito applicherà il principio secondo il quale la rata non sia superiore ad un terzo delle entrate mensili del richiedente il mutuo.
Si può scegliere dunque un piano di ammortamento con rata mensile, anche se questa non è sempre la soluzione ideale per chi lavora autonomamente e spesso e volentieri non può contare su un'entrata fissa mensile,come il lavoratore dipendente.
Un'altra possibilità è scegliere un piano di ammortamento con una rata trimestrale: questo permette al richiedente di mettere da parte i soldi per il mutuo nell'arco di tre mesi
Oppure l'ultima possibilità è scegliere un piano di rientro con rata semestrale. Questo è sicuramente la soluzione più dispendiosa, ma lascia più tempo al richiedente per trovare la liquidità necessaria a pagare la rata del mutuo.
Le banche si sono adeguate nel concedere i mutui anche a chi è senza busta paga!
Negli ultimi anni i posti cosiddetti "fissi" sono andati man mano scomparendo, e hanno lasciato il posto a tipi di lavori sempre più precari e a lavori autonomi, con attività professionali svolte autonomamente grazie all'apertura di partite Iva.
Gli istituti di credito hanno dovuto adeguarsi a questa nuova situazione socio-economica e così hanno iniziato a cercare soluzioni per concedere mutui anche a coloro che non hanno una busta paga, ma sono possessori di Partita Iva.
Fino a qualche anno fa, un titolare di partita Iva senza busta paga, non poteva nemmeno sperare di ricevere un mutuo per acquistare un appartamento. Senza busta paga non si poteva ricevere un assenso da parte della banca.
Oggi, invece, gli istituti di credito richiedono a chi vuole accendere un mutuo ed è titolare di partita Iva, che ci sia un buon reddito complessivo per un certo numero di anni a garanzia della sua solvibilità.
Spesso accade che i lavoratori autonomi non abbiano entrate fisse mensili, ed è per questo che gli istituti di credito come abbiamo accennato prima, fanno accordi diversi e piani di ammortamento più semplici per questi professionisti, che permettono il pagamento della rata anche trimestralmente o semestralmente, affinché i titolari del mutuo abbiano tutto il tempo per mettere da parte la liquidità necessaria a pagare la rata del mutuo.
Se sei un titolare di partita Iva e vuoi richiedere un mutuo, prepara tutte le garanzie possibili!
La richiesta di accensione di un mutuo da parte di un titolare di partita IVA è ben accetta dalle banche se alcuni anni confermano gli introiti stabili e, soprattutto, se ci sono garanzie.
I redditi verranno accertati dalle ultime due dichiarazioni dei redditi (modelli UNICO) e dagli estratti conto bancari. Ma il professionista può anche rivolgersi al Confidi, il Consorzio di Garanzia Collettiva Fidi che, dopo aver versato una quota di iscrizione, potrà garantire alla banca almeno la metà del mutuo richiesto. Questo potrebbe facilitare di molto l'assenso al mutuo da parte della banca.
Cerca di raccogliere tutte le garanzie che puoi. Se hai un familiare che può farti da garante, per esempio, sarà un ulteriore elemento positivo in più. Oppure se possiedi beni mobili (come azioni o obbligazioni) o altri beni immobili, dichiarali perché potrebbero essere ulteriori garanzie.
Un'altra soluzione per ricevere l'assenso al mutuo da parte della banca è stipulare una polizza assicurativa che possa pagare al posto vostro la rata nel caso in cui voi non ci riusciate. Potete stipularla con qualsiasi compagnia, non obbligatoriamente con la banca alla quale avete richiesto il mutuo.
Inoltre bisogna prestare molta attenzione al loan to value proposto dalla banca. Di solito per i lavoratori dipendenti è quasi certo che la banca conceda un mutuo dell'80% del valore dell'immobile stabilito dalla perizia, nel caso di titolari di partita Iva, un loan to value così alto potrebbe essere più complicato da ricevere, anche se non impossibile.
Tra le varie soluzioni proposte dalla banca, ti suggeriamo di optare sempre per quelle non troppo vincolanti. Scegli un mutuo flessibile, che permette di variare le condizioni di rimborso in corso d'opera, è uno dei modi migliori per accendere un mutuo quando si ha una partita Iva.
I mutui concessi ai titolari di partita Iva durano meno di quelli concessi ai lavoratori dipendenti
Difficilmente le banche concedono ai titolari di partita Iva mutui trentennali o addirittura della durata di 40 anni, come accade a volte per i lavoratori dipendenti. Di solito i mutui concessi per i lavoratori autonomi durano al massimo vent'anni e la rata, come abbiamo già detto, può essere mensile, trimestrale o semestrale.
In questi casi può essere molto utile rivolgersi ad un consulente finanziario esperto che ci aiuterà e identificare l'istituto di credito giusto per il nostro caso e soprattutto ci aiuterà ad avere le condizioni più vantaggiose e un'approvazione più veloce della richiesta di mutuo.
Anche i titolari di Partita Iva possono beneficiare del Fondo Garanzia Prima casa
Se il lavoratore autonomo non ha beni mobili o immobili che possano fungere da garanzia e non ha parenti che possano fargli da garante, ha ancora un'ultima possibilità per ottenere un assenso all'accensione del mutuo: il Fondo di Garanzia Prima Casa.
Sarà così lo Stato a fare da Garante per i mutui finalizzati all’acquisto della prima abitazione, la garanzia dello Stato coprirà l'80% della spesa.
I requisiti principali da rispettare per accedere al Fondo di Garanzia, sono: la casa da acquistare deve essere la prima casa e coloro che ne fanno richiesta deveono avere meno di 36 anni.
Un’altra possibilità, come abbiamo già anticipato, è quella di sottoscrivere una polizza assicurativa che possa rassicurare la banca sulla solvibilità del credito e/o scegliere la formula del mutuo flessibile, una soluzione che permette infatti di variare modalità e i tempi di pagamento anche con il mutuo in corso.
Se le garanzie sono giudicate sufficienti, gli istituti di credito possono accettare anche di concedere un mutuo pari all'80% del valore dell'immobile dopo la perizia. Questo, però, è un importo lordo, da cui bisogna togliere le tasse e le spese, come la parcella notarile.