Novità IMU 2021: ecco i fortunati che non devono più pagare!

In questo articolo analizzeremo nel dettaglio alcuni degli aspetti più decisivi del documento redatto dal MEF in merito ai Rilievi Imposta Municipale Propria (IMU) 2021.

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Il 20 Settembre 2021 il Ministero delle Economie e Finanze (MEF) ha fornito le nuove delibere IMU 2021 dei vari comuni italiani. Nel documento ufficiale di trentatrè pagine troviamo tutti i dettagli per le abitazioni principali e tutte le principali esenzioni e riduzioni.

L’IMU può essere gestita dai Comuni ma con alcuni limiti e nel rispetto della normativa nazionale. Se il MEF nota, infatti, delle contraddizioni tra normativa statale e gestione del Comune, interviene chiedendo la modifica immediata della delibera in questione.

L’IMU sulla prima casa di lusso, ad esempio, non può prevedere un’aliquota superiore dello 0,6% secondo la normativa nazionale.

Ed una abitazione in comodato d’uso ai familiari, con tutti i requisiti a norma, non prevede l’azzeramento dell’aliquota ma solamente una riduzione d’imposta del 50%.

In questo articolo analizzeremo nel dettaglio alcuni degli aspetti più decisivi del documento redatto dal MEF in merito ai Rilievi Imposta Municipale Propria (IMU).

IMU 2021: aliquota dello 0,6% per la prima casa di lusso

Un limite imposto e definito dal Ministero delle Finanze riguarda l’IMU sulla prima casa di lusso, che non può e non deve prevedere da parte del Comune un’aliquota maggiore del 0,6%.

Infatti, la legge del 27 Dicembre 2019, art.1 comma 748, n 160 impone che ad un abitazione principale e di lusso debba corrispondere un’aliquota ridotta dell’imposta municipale propria (IMU) pari allo 0,5%  e che il Comune può decidere o di ridurre la quota fino allo 0% o di aumentarla fino ad un massimo dello 0,6%, non di più.

L’ente locale aveva disposto inesattamente che le abitazioni delle categorie catastali A/1, A/8 e A/9 dovevano versare un’aliquota municipale propria(IMI) dello 0,75%.

In questo caso il Comune aveva superato l’imposta prevista per legge ed è stato richiamato ad una modifica imminente. Infatti, per tutti quegli immobili adibiti a case principali che rientrano nelle tre categorie catastali di lusso è prevista un’aliquota massima del 0,6% e non oltre.

Il Ministero dell’Economia conferma che rispettare il valore massimo dell’aliquota stabilita dalla legge corrisponde ad uno dei limiti posti dall’autonomia regolamentare degli enti locali in materia tributaria.

IMU 2021: abitazioni di italiani residenti all’estero

Con il documento ufficiale che regola l’imposizione dell’IMU e la quota richiedibile dal Comune secondo legge, è stato evidenziato come un altra incongruenza fosse stata disposta. Si tratta delle prime case di cittadini italiani ma non più residenti in Italia, ma bensì all’estero.

Dall’anno 2000, infatti, secondo l’articolo 1 comma 741 della legge 27 Dicembre 2019 n 160, non è più possibile considerare abitazione principale una proprietà immobiliare posseduta da cittadini italiani non residenti in territorio italiano.

Così come, allo stesso modo, non è considerata abitazione principale un immobile di proprietà di cittadini italiani, residenti all’estero, con iscrizione all’anagrafe Aire (anagrafe italiani residenti all’estero) e già pensionati nel Paese estero di residenza.

A cominciare dall’anno 2021 è stata introdotta, a tal proposito, una normativa in grado di regolare alcuni casi specifici secondo quanto è stabilito dalla legge 30 Dicembre 2020, n 178, articolo 1, comma 48. Tale agevolazione ex lege riguarda l’immobile in territorio italiano non locato o dato in comodato uso, posseduto da soggetti sprovvisti di residenza italiana titolari di pensioni maturate in regime di convenzione internazionale con lo Stato Italiano. Per questa situazione specifica è prevista un imposta IMU dal valore ridotto fino alla metà.

Inoltre, stabilito dalla legge, la tassa sui rifiuti (Tari) nella fattispecie deve subire una riduzione di due terzi.

In poche parole:

l’esenzione prevista per legge del 2011 per tutti i pensionati residenti all’estero ed iscritti all’Aire, che possiedono un’unità immobiliare non locata o data in comodato d’uso, oggi è stata definitivamente abolita e sostituita con l’ingresso della nuova IMU, che sarà imposta con un valore ridotto alla metà, a patto che il proprietario dell’immobile sia titolare di una pensione maturata in regime di convenzione con l’Italia.

IMU 2021: casa concessa a comodato d’uso gratuito

L’esenzione IMU prevista per l’unità immobiliare ceduta a comodato d’uso gratuito tra familiari, non può essere più ritenuta valida e congrua con la normativa. Non è assimilabile ad abitazione principale, con conseguente esenzione IMU, l’unità immobiliare concessa dai genitori ai figli, o viceversa, in comodato d’uso gratuito.

Sul sito ufficiale delle finanze.gov, il 18 Marzo 2020, è stata pubblicata la circolare n1/DF in cui si specifica che il Comune dall’anno 2016 non può più avere facoltà di assimilazione delle abitazioni.

Come riporta la circolare, l’individuazione della casa familiare non può essere valutata da parte del comune in un proprio provvedimento, in quanto viene effettuata con un vero e  proprio provvedimento dal giudice e che si prescinde dalla proprietà in capo ai genitori o ad altri soggetti e i requisiti della residenza e della dimora dell’assegnatario non sono rilevanti ai fini dell’assimilazione.

Rimangono inalterate le agevolazioni previste per le abitazioni principali in comodato d’uso a parenti stetti entro il primo grado, con un imposizione IMU ridotta fino alla metà, (anche nel caso in cui il comodante sia proprietario di un’altra casa abitativa principale nello stesso Comune).

Vengono escluse le unità immobiliare di lusso.

I requisiti del comodante, previsti per avere diritto alla riduzione del 50% dell’IMU, sono essenzialmente tre:

  • Risiedere nello stesso Comune in cui si trova l’immobile concesso in comodato uso gratuito
  • Essere in possesso di un contratto regolamentato secondo legge
  • Risultare proprietario di una sola unità abitativa in territorio italiano

IMU 2021: assegnazione della casa coniugale al genitore affidatario?

Un Comune italiano aveva emanato un’altra disposizione non corretta che assegnava la casa familiare al genitore affidatario dei figli rendendola abitazione principale nei limiti della quota di possesso del coniuge non assegnatario o di suoi parenti fino al secondo grado, riportando quanto segue:

“La casa familiare assegnata al genitore affidatario, di categoria catastale diversa da A/1, A/8 o A/9, è assimilata all’abitazione principale nei limiti della quota di possesso del coniuge non assegnatario o di suoi parenti entro il secondo grado. La nuova disposizione opera solo in presenza di figli sicché l’ex coniuge assegnatario dell’abitazione principale senza figli dal 2020 sarà tenuto al versamento dell’imposta municipale propria (IMU) per la quota del coniuge non affidatario”

Il MEF ha fatto presente che questa disposizione non può essere ritenuta conforme con la normativa e quindi ha disposto la modifica immediata da parte del Comune preso in causa.

Si definisce che: in caso di separazione, con o senza figli maggiorenni o definiti autosufficienti, la casa coniugale non può in ogni caso essere assegnata ad uno dei due coniugi come contributo di mantenimento previsto per legge.

La circolare n1/DF del 18 Marzo 2020, infatti, precisa che nel caso in cui due coniugi senza figli (o con figli che abbiano già raggiunto la maggiore età) dovessero separarsi, la casa coniugale non potrà ritenersi “oggetto di assegnazione ad uno dei due coniugi a titolo di contributo al mantenimento”.

L’abitazione coniugale assegnata ad uno dei due coniugi, con provvedimento disciplinato da una separazione legale, è esclusa dall’imposta dell’IMU tranne se appartenente alle categorie catastali di lusso come A/1 (abitazioni di tipo signorile), A/8 (ville) e A/9 (castelli, palazzi con pregi artistici o storici).

IMU 2021: Immobili appartenuti alle cooperative edilizie con proprietà indivisa.

Alla nona pagina del documento ufficiale dei Rilievi Imposta Municipale Propria (IMU), del 20 Settembre 2021, vengono presi in esame anche le unità immobiliari possedute dalle cooperative edilizie a proprietà indivisa.

Era, infatti, stata fatta circolare un altra disposizione non coerente con la normativa e pertanto ritenuta non corretta ai sensi di legge:

“L’unità immobiliare appartenente alle cooperative edilizie a proprietà indivisa, adibita ad abitazione principale dei soci assegnatari, è assoggettata all’aliquota ordinaria dell’imposta municipale propria (IMU) dello 0,9 per cento e alla detrazione per l’abitazione principale.”

L’immobile appartenente alle cooperative edilizie con titolarità spettante a due o più persone, adibito ad abitazione principale dei soci assegnatari, viene pertanto escluso dall’imposta municipale propria (IMU) se non classificate in categorie catastali di lusso (A/1, A/8 e A/9).

IMU 2021: Salvini contro l’aumento dell’IMU

Salvini il 20 Settembre 2021 a Trieste, durante un comizio con il sindaco uscente e candidato del Centrodestra, Roberto Dipiazza, ha usato parole fortissime e chiare, rivolgendosi al Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, Mario Draghi.

 

Non è pensabile, secondo il politico Matteo Salvini, aumentare la tassa IMU, garantendo alla popolazione una forte opposizione contro il nuovo incremento della tassa sulla casa. Bisogna, secondo la lega, inoltre, tagliare e ridurre le tasse di luce e gas, a partire dall’iva.

Un dovere per lo Stato in questo momento storico, diminuire le spese a carico del cittadino e provvedere con dei sussidi ben definiti e prepotenti.

La riforma del catasto sarà un salasso". ribatte Salvini, che con i dati ufficiali alla mano sui rincari si preoccupa delle conseguenze che avvertiranno tutte le famiglie italiane ed il mercato immobiliare, definendo la manovra voluta da Draghi un colpo mortale per l’economia del Paese, che deve ancora riprendersi dalla crisi causata dalla pandemia Covid-19. Crisi che vede in prima linea moltissime famiglie ma anche moltissime aziende.

Un momento in cui lo stato dovrebbe sostenere e ridurre al minimo tutte le tasse imposte al cittadino, risollevando ed incentivando così l’economia dell’intero Stato italiano.