Nuovo Decreto, bollette e bonus: Draghi a caccia di risorse

Bollette: Draghi è alla ricerca delle ultime risorse con le quali andare a finanziare il nuovo decreto per contrastare gli aumenti.

L’esecutivo sta completando le ultime analisi per reperire le risorse necessarie a finanziare il nuovo decreto-legge funzionale a contrastare l’incremento delle bollette dell’energia .  

Il decreto, che dovrebbe andare la prossima settimana in Consiglio dei ministri, ha come prospettiva di realizzare un nuovo veicolo legislativo che conterrà ulteriori provvedimenti con i quali contenere l’incremento di luce e gas sulle utenze di famiglie e imprese. 

Prospetticamente questo nuovo strumento legislativo dovrebbe diventare successivamente un emendamento al Sostegni ter.

L’operazione dei prossimi giorni consentirà alle nuove norme di produrre immediatamente gli effetti. 

I tecnici del Mef stanno continuando a studiare tutte le opzioni che possano generare delle risorse funzionali alle esigenze senza dover fare nuovamente ricorso al deficit (scostamento di bilancio) che anche il premier Mario Draghi, facendo seguito al responsabile del Mef, ha appena negato.

Attualmente le risorse reperite sarebbero di circa 5 miliardi, derivanti dal bilancio, a cui i partiti che compongono la maggioranza chiedono sia aggiunto un ulteriore contributo, con il quale andare proteggere ulteriormente cittadini con redditi bassi e aziende consumatrici di energia. 

Nuovo decreto: le posizioni della politica e dei sindacati

A intestarsi le pressioni sul governo è in particolare la Lega a cui, per una volta, si affianca, con differenti modalità, il segretario del Pd, Enrico Letta. Invece, Antonio Tajani di Forza Italia punta sulla necessità di aumentare la produzione italiana di gas.

A livello locale la politica si sta facendo sentire attraverso i sindaci che ieri, nei loro comuni di competenza, su iniziativa dell’Associazione nazionale comuni italiani, hanno spento per mezz’ora le luci degli edifici simbolo delle loro città allo scopo di sensibilizzare il governo.

Anche le forze sindacali fanno sentire la loro voce a partire dal segretario della Cgil, Maurizio Landini che ha richiesto un intervento forte sulle bollette nel corso dell’assemblea organizzativa di Rimini.

Landini ha poi rilanciato anche sul tema inerente ai contratti, affermando che non è corretto la metologia di  calcolo applicata per incrementi dei salari che  depura dai prezzi quelli dell’energetia, che purtroppo, come si rileva da questo periodo, stanno facendo incrementare i costi per i cittadini. 

Come dovrebbe funzionare il prossimo nuovo decreto?

Il decreto dovrà contenere misure funzionali a gestire l’emergenza che andranno coniugate ad altre di natura più strutturale.

Il pacchetto di misure sarà presentato al Consiglio dei ministri e prevederà interventi strutturali, che andranno ad aggiungersi a quelli emergenziali già attuati precedentemente.

Per quanto riguarda il sostegno in merito agli incrementi dei prezzi dell’energia va sottolineato come il governo, dallo scorso anno, sia già intervenuto per tre volte adottando delle misure che in totale hanno superato gli 11 miliardi, senza però, andare coprire gli incrementi causati dai vorticosa ascesa dei prezzi nel settoe energetico.

Questi interventi hanno permesso soltanto di attenuare gli effetti del forte incremento dei costi energetici, con particolare attenzione nei confronti dei redditi più bassi.

Adesso il governo continuerà a lavorerà coerentemente sul tema andando a proseguire le proprie politiche di sostegno che, per il primo trimestre dell’anno in corso hanno visto stanziati 5,5 miliardi. 

La modalità di intervento è stata realizzata mediante l’azzeramento degli oneri di sistema, che hanno una incidenza relativa sulla bolletta dell’energia elettrica e ancora inferiore per quanto riguarda il gas. In fase di valutazione c’è anche la possibilità di allargamento ulteriormente la platea di famiglie con bassi redditi a cui destinare il bonus in grado di azzerare gli incrementi delle utenze.

Relativamente  alle imprese consumatrici di energia, è al vaglio la possibilità di fonrire l’energia a prezzi calmierati, in attesa che si risesca a realizzare il piano per incrementare l’offerta. 

Sul fronte dei  bonus edilizi l’esecutivo sta lavorando per presentare, d’intesa con i partiti della maggioranza, un emendamento funzionale a correggere le restrizioni imposte dal decreto Sostegni ter.

Il ministro dell’economia Franco ha detto che l’intento del correttivo sarà di far riprendere il mercato ma in modo più sicuro rispetto al passato.

L’opzione piu concreta sembra essere quella che prevede la cessione del credito non più una sola volta ma tre volte che siano però limitate alle banche e agli altri soggetti intermediari controllati dalla Banca d’Italia.

Sempre il responsabile del Mef ha tenuto a sottolineare che al fine di evitare ulteriori truffe, che ad oggi risultano ammontare ad oltre 4 miliardi di euro, sono già stati previsti dei controlli a monte che saranno di competenza  dell’Agenzia delle entrate. Saranno, inoltre, estesi i visti di conformità e l’asseverazione circa la congruità dei costi per tutti i bonus edilizi.

Nuovo decreto: la gestione dei costi energetici

La ricerca di un assetto definitivo, però, non è semplice. Innanzitutto, c’è il tema risorse: finora i fondi certi ammonterebbero attorno ai 5 miliardi.

Una dotazione che potrebbe permettere, per iniziare, di realizzare la sterilizzazione, anche nel prossimo trimestre, degli oneri di sistema per luce e gas, che è stata finora reiterata nel tempo per ammortizzare l’impatto dell’impennata dei prezzi dell’energia, destinati, secondo un report di S&P Global Ratings, a rimanere elevati in Europa fino al 2023 e non più fino alla primavera come era stato preventivato qualche mese fa.

Ad esse si affiancherebbe poi un secondo blocco di misure più di lungo periodo che andrebbe a recepire le richieste che sono state avanzate a più riprese dalle imprese, energivori in primis, che fanno riferimento al raddoppio della produzione nazionale di gas con l’obiettivo di assicurarne poi la cessione alle aziende utilizzatrici a prezzi calmierati nel lungo periodo.

Due misure che, unite anche a un’altra ipotesi in fase di studio, richiederebbero però una gestazione più lunga oltre che un confronto con la Ue per non incorrere in possibili divieti a causa di collegamenti alla normativa sugli aiuti di Stato.

Questa potrebbe essere una spiegazione della necessità di una manovra in più step.

Tutto questo mentre inizia a prendere forma la misura che prevede l’introduzione di un tetto equo per il prezzo di cessione dell’energia elettrica prodotta da impianti “green” in modo così da poter far emergere eventuali extraprofitti.

AllArera sarà affidato il compito di definire il meccanismo. Un fronte su cui, a quanto si apprende, l’Authority presieduta da Stefano Besseghini avrebbe già iniziato il lavoro, che sarà presentato la settimana prossima in audizione, con l’obiettivo di predisporre, entro la fine del mese, una bozza di documento che sarà successivamente messa a disposizione per la consultazione.

Nuovo decreto: l’intervento sulle bollette

L’ intervento dovrebbe essere in due tempi in modo da poter garantire nell’immediato una nuova boccata d’ossigeno a famiglie e, soprattutto, imprese, per poi, in un secondo momento, effettuare un intervento più strutturale, richiesto da tutte le forze politiche della maggioranza.

Intanto l’Antitrust, in audizione con il capo di gabinetto, ha ribadito l’esigenza, coerentemente a quanto proposto dall’Arera, di spostare gli oneri di sistema ad altre fonti di finanziamento.

Qualora l’esecutivo valutasse di prorogare l’azzeramento degli oneri di sistema sulle utenze, in atto nel primo trimestre, l’intervento, come detto, risulterebbe parziale vista l’incidenza di questi su energia (20%)e gas.

Il governo sta valutando interventi di natura più strutturale che fanno riferimento alle riserve e l’aumento della produzione nazionale in modo da offrire ulteriori forniture a prezzi calmierati. 

Bonus edilizi: l’intervento dell’esecutivo sulla cessione dei crediti 

Nei prossimi giorni l’esecutivo attuerà delle misure funzionale a far riprendere le cessione dei crediti sui bonus edilizi che si è fermata a seguito delle misure restrittive applicate dal decreto Sostegni ter e gli interventi delle procure.

L’ammontare delle frodi risultanti finora è di 4,4 miliardi, che hanno portato a 2,3 miliardi già sequestrati dalla magistratura.

Il governo è orientato a rimodulare il divieto circa la cessione dei crediti di natura fiscale, che nelle ultime settimane ha bloccato il mercato, ammettendo questa operazione per i soggetti che risultano vigilati dalla Banca d’Italia, per le società del settore bancario e finanziario che risultano vigilate.

È una correzione molto attesa e auspicata dalle banche, da intermediari e operatori del settore ma che necessita di altri interventi per poter favorire il sistema. Infatti, le aziende a controllo pubblico come Cassa Depositi e Prestiti, Poste e alcuni realtà bancarie sono in attesa di ricevere delucidazioni in merito a chi dovrà rispondere delle frodi

Su questo ambito i margini di manovra molto limitati, ma il tentativo dell’esecutivo sarà di ridurre l’impatto sui bilanci dei crediti fiscali inesigibili, spesso perché inesistenti. Pertanto, almeno una parte delle perdite resterà a carico delle imprese.

Poi ci sono le prospettive per le operazioni future: un chiarimento andrà necessariamente fatto sulle norme, quelle del decreto antifrodi, in modo da rendere più efficace la rete dei controlli e per stabilire con certezza le responsabilità.

Sul tema si starebbe ragionando anche sulla possibilità di introdurre una manleva pubblica parziale per i cessionari, qualora fatti tutti gli accertamenti dovesse comunque essere rilevata una frode.

Analogamente a quanto previsto nel decreto Liquidità per le banche che alleggerivano le istruttorie per favorire l’accelerazione dell’erogazione dei prestiti garantiti.

Idee ancora da sviluppare che richiedono quindi uno sforzo nella ricalibratura del quadro normativo per i bonus edilizi che potrebbe arrivare nel tempo, sotto forma di emendamento nel percorso parlamentare di conversione del decreto Sostegni ter. 

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