PNRR: nuove opportunitá con i bandi da 56 miliardi!

L'organizzazione che ruota intorno al Pnrr ha fatto partire 149 bandi che ammontano 56 miliardi, di cui 60 risultano ancora aperti e valgono 40 miliardi.

Tutto questo si colloca in un contesto in cui cresce il peso degli obiettivi di natura quantitativa e le riforme rappresentano il tema centrale con la definizione delle nuove regole attese su appalti, delle carriere dei docenti e il ripensamento della sanità territoriale. 

Temi ai quali si andrà ad aggiungere una spending review strutturale che vedrà a maggio il primo Dpcm con gli obiettivi di spesa per il periodo 2023-25 da assegnare ad ogni ministero. 

Una strategia che sarà destinata a rivelarsi determinante in vista della manovra 2023 che arriverà alla vigilia del passaggio elettorale che si annuncia particolarmente ricco di richieste ma povero di risorse nella molto probabile mancanza di opportunità di deficit aggiuntivo.

Questi i dati citati da Il Sole 24 Ore che ricorda che nell’anno in corso, dopo aver raggiunto i 51 obiettivi dello scorso anno (che hanno permesso di ottenere a prima rata dall’Europa di 24 miliardi) sono in agenda ben 100 nuovi obiettivi target.

Pnrr: il ministro Franco fa il punto sui numeri

L’occasione per fare il punto su numeri e dati è stata fornita ieri al ministro dell’Economia Daniele Franco dall’audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.

Una illustrazione doviziosa da parte del ministro con la quale è stata resa evidente la complessità dell’intera architettura del Recovery che andrà a toccare tutti i rami della Pubblica amministrazione, centrale e locale. 

Il ministero dell’Economia ha sull’argomento realizzato, in modo dettagliato, ben 7 documenti che sono stati depositati ieri in Parlamento per contribuire a fare il punto su obiettivi, riforme, bandi e iniziative di supporto per il Pnrr.

Relativamente all’aspetto geografico circa l’assegnazione delle risorse, tema al centro di polemiche in merito all’assetto dei singoli bandi, l’impegno verso il Mezzogiorno vede assegnabili il 45% dei fondi che hanno una destinazione territoriale, che andrebbe a superare quindi con un discreto margine la clausola del 40% che è stata fissata con la finalità di rafforzare gli sforzi di coesione territoriale. Il problema è rappresentato dai possibili rischi dovuti all’inattuazione.

Nel corso del question time Leu aveva invitato il ministro Franco ad allestire in tempi brevi i poteri sostitutivi per gli enti territoriali che risultano in difficoltà.

Il responsabile del Mef tornando sull’argomento ha riconosciuto che sono i tempi di attuazione a rendere particolarmente complessa la sfida del piano. Il problema rilevante è rappresentato dagli Enti locali, il cui ruolo crescerà particolarmente da quest’anno. 

Ma anche dalla Pubblica amministrazione centrale il reclutamento risulta un po’ frenato: finora sono stati assunti 383 dei 500 tecnici previsti anche per effetto delle molte defezioni dei candidati. Su quest’ultimo aspetto il ministro Franco ha detto che bisognerà migliorare per centrare l’obiettivo prefissato.

Allo scopo di provare a contenere i rischi gli investimenti del piano si muovono su una doppia direttrice. 

La prima è rappresentata dai progetti che sono già presenti all’interno della precedente legislazione e sono  stati finanziati con le risorse del Pnrr e del fondo complementare

La seconda è, invece, quella relativa ai progetti nuovi. La prima, vale complessivamente 51 miliardi, rappresenta la fase d’avvio e resta prevalente anche per quest’anno, e lascerà progressivamente spazio alla seconda negli anni successivi.

Pnrr: ecco i principali obiettivi

Tra gli obiettivi più rilevanti per questo primo semestre dell’anno ci sono la spending review e la riforma dell’amministrazione fiscale che sono di competenza del Mef. Relativamente alla revisione della spesa pubblica partirà già nel 2023 e dovrebbe consentire di risparmiare importi che saranno resi disponibili per un nuovo taglio delle tasse

Se l’Italia riuscirà a realizzare i 45 obiettivi del primo semestre potrà richiedere all’Europa la seconda tranche di finanziamenti che ammonta a oltre 24 miliardi che, a sua volta, andrebbe a sommarsi ai 25 già ricevuti lo scorso anno a titolo di anticipo e alla prima tranche sempre da 24 miliardi che dovrebbe arrivare come effetto del conseguimento dei 51 obiettivi che sono stati realizzati lo scorso anno.

Nel caso in cui fossimo in grado di realizzare i 55 obiettivi che risultano previsti per il secondo semestre del 2022 accederemo alla terza rata di 21,8 miliardi. Complessivamente all’Italia sono stati quindi destinati 191,5 miliardi previsti fino al 2026 al raggiungimento degli obiettivi.

I ministeri che avranno maggiori obiettivi da raggiungere nel 2022 sono quello della Transizione ecologica, Infrastrutture e dei trasporti e Salute .

Anche il ministero dell’Innovazione sarà particolarmente impegnato attraverso il coinvolgimento in 5 bandi di gara che riguarderanno la banda larga e ultralarga per un valore complessivo di 6,7 miliardi. 

Pnrr e le incognite: caro energia e guerra in Ucraina 

Su questo impianto pesa però la variabile rappresentata dal caro-energia. Difficilmente quantificabile sul futuro prossimo, come riconosciuto dallo stesso Franco, il quale ha voluto ricordare la procedura di revisione prevista dalle regole Ue nel caso in cui sorgano elementi tali che possano mettere in discussione gli obiettivi del Piano.

Una ipotesi che non è trascurabile soprattutto in considerazione della crisi geopolitica determinata dall’attacco della Russia all’Ucraina.

Le quotazioni del gas hanno subito registrato decisi incrementi arrivando a toccare i 120 euro a megawattora dai 90 del giorno prima.

Il ministro Cingolani aveva recentemente già sottolineato  le cause che avevano determinato i forti incrementi dei prezzi dell’energia (ripresa economica globale dopo emergenza Covid, l’ingresso della Cina sul gas che ha incrementato l’utilizzo) ma la recente crisi ha fatto precipitare la situazione e rischia di comprometterla pesantemente nei mesi prossimi.

Difficile aspettarsi che ritorni a livelli dello scorso anno. Il Governo italiano sta seguendo con grande attenzione l’evolversi della guerra in Ucraina per definire, in coordinamento con le strutture UE, i possibili scenari evolutivi in termini di impatto su volumi e prezzi. Va ricordato infatti che l’Italia importa oggi il 45% dei volumi di gas dalla Russia.

Serviranno misure strutturali e non basteranno quelle temporanee con le quali sono stati attenuati i rincari con misure a beneficio di famiglie e imprese. Il gas, va ricordato, che rappresenta una fonte energetica centrale verso la transizione a emissioni zero.

Motivo per cui sarà necessario sfruttare i giacimenti vicini e quelli già presenti sul territorio nazionale per contribuire al fabbisogno di circa 70 miliardi di metri cubi l’anno.

Risulta ridimensionata definitivamente, invece, l’altra variabile, sul ricalcolo dei fondi a giugno in base all’evoluzione dei dati sull’economia 2020-2021.

La crescita migliore del previsto realizzata lo scorso anno dall’ Italia (Pil +6,5%) dovrebbe portare una riduzione di 200 milioni nella quota italiana, ossia poco più dell’1 per mille dei 193 miliardi che risultano indirizzati verso il nostro paese.

Vediamo piu nello specifico il settore della Sanità per cui sono attesi circa 20 miliardi, che in parte sanno destinati al cambiamento dell’assistenza territoriale.

Il ministero della Salute ha finora rispettato la gli obiettivi pianificati centrando il target relativo al potenziamento dei posti letto in terapia intensiva e semi-intensiva.

Il rischio è che ora si possa verificare un rallentamento verso i target da realizzare entro giugno insieme alle regioni. 

Pnrr: il contratto per blindare 9 miliardi per la Sanità 

E’ stato realizzato un accordo tra il ministero della Salute e le singole Regioni in merito alle possibilità di spesa e i tempi dei fondi che il Pnrr renderà disponibili per andare a rafforzare quelle cure che sono mancate particolarmente nei mesi più duri dell’emergenza pandemica.

L’obiettivo del contratto istituzionale di sviluppo (Cis), ossia un nuovo strumento per la Sanità che sarà oggetto di confronto nel corso della prossima Conferenza Stato Regioni e che sarà utilizzato in modo massivo per assicurarsi, attraverso una serie di strumenti, di poter raggiungere i target e i milestone europei della missione Salute senza sforare i tempi.

Inoltre, il Cis prevede la possibilità per il ministro della Salute di far scattare i poteri sostitutivi in caso di ritardi e inadempienze.

Gli importi che passeranno attraverso questi contratti che ogni Regione dovrà siglare con il ministero della Salute ammontano a circa 9 miliardi dei 15 complessivi del Pnrr per la Sanità.

Sigle che dovranno arrivare già entro la fine del mese di maggio affinché si possano rispettare le tempistiche previste per le scadenze di fine giugno e i piani operativi che dovranno pervenire al ministero guidato da Roberto Speranza già entro la fine del mese.

Attraverso i Cis dovranno passare molti degli attesi investimenti che sono previsti sul territorio (cure esterne alle strutture ospedaliere) quelle che più tragicamente sono risultati carenti nel corso dei due anni di crisi pandemica.

Per ogni Regione è previsto quindi che vada siglato un contratto istituzionale di sviluppo con il quale si disporrà la costruzione di 1.350 Case di Comunità per 2 miliardi di investimento che permetteranno di avvicinare la Sanità ai cittadini.

Lo strumento dei contratti di sviluppo sarà inoltre impiegato anche per quanto riguarda il rafforzamento delle strutture ospedaliere che sono state travolti soprattutto durante nella prima fase della pandemia.

Nel corso della riunione tecnica tenuta con le Regioni si è discusso della bozza di decreto della Salute che prevede lo schema di contratto e di piano operativo con i quali si andranno ad individuare innanzitutto i compiti dell’amministrazione titolare, rappresentata dal ministero della Salute, e dei soggetti attuatori (le Regioni) con i relativi referenti che si relazioneranno con il responsabile unico di contratto (coincide con il responsabile dell’Unità di Missione sul Pnrr).

Fondamentale sarà il ruolo che avrà il Tavolo istituzionale del Cis, un organismo di concertazione che avrà il compito di riunirsi con cadenza semestrale o eventualmente in caso di necessità per poter valutare l’andamento dei progetti e procedere in caso si presentino ostacoli e colli di bottiglia.

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